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LA CUCINA IN TV: tra soap opera e tegami

Cucina in TV: un fenomeno in continuo aumento, una mania che sta prendendo piede in modo inarrestabile. Abbiamo semplicemente trasferito la soap opera di bassa qualità in mezzo a pentole e tegami. Ma si può parlare di cucina o di spettacolo? Farsi insultare da grandi chef narcisi è il massimo dell’arte culinaria?  Sarebbe bello ed interessante capire cosa c’è dietro a un piatto più che guardare umiliazioni gratuite.

A COSA E’ DOVUTO IL SUCCESSO DELLA CUCINA IN TV?
L’interesse per il cibo è un fenomeno in continuo aumento. Non c’è,in verità, un vero e proprio “capostipite” di questo filone. “Masterchef” ed “Hell’s Kitchen” sono i format più famosi “esportati” da noi. Di prodotti nostrani invece ne abbiamo a bizzeffe: primo su tutti fu “La prova del cuoco”, poi arrivò la Parodi con i bestseller, fino al più recente “Cuochi e fiamme”.

Negli ultimi tempi molte trasmissioni di intrattenimento hanno aperto un piccolo spazio da dedicare ai fornelli. Ma cosa si cela dietro questo improvviso interesse per la materia culinaria? Non solo fiction, come accennavamo precedentemente… L’interesse per l’alimentazione in generale si è intensificato negli ultimi anni : il “nutrirsi correttamente” ha preso una valenza vera, partita dai sostenitori del biologico, poi successivamente dai vegetariani, infine dai vegani. Parole che oggigiorno sembrano comuni ma che fino a meno di una decina d’anno fa suscitavano ilarità nella maggior parte di noi.

Un po’ per moda e un po’ per consapevolezza vera, moltissime persone si sono convertite alla dottrina del “mente sana in corpo sano”. Peccato però che anche qui le cose si facciano più complicate del previsto.  Molti hanno capito la situazione e ne hanno annusato l’odore del guadagno, facendo diventare questa “nuova consapevolezza” un business. Facendo un esempio : se dieci, quindici anni fa volevi far soldi aprivi un negozio di telefonini. Adesso apri un supermarket vegano, biologico, biodegradabile, bio tutto. Non c’è bar dove non compaia la scritta “cappuccino vegano con latte di soia” piuttosto che “brioche per celiaci”. A cambiare dunque è stata, in primis, la terminologia.

Succo del discorso?

Ognuno di noi ha bisogno di mangiare per vivere. Una corretta alimentazione è alla base della nostra vita, ci permette di star bene, di vivere un’esistenza piena e ci preserva (nella maggior parte dei casi) in salute. Tuttavia, ci sono battaglie giuste che possono diventare sbagliate. Messaggi che vengono manipolati per interesse più che per altri motivi.
Quello che sto cercando di dirvi è di non pensare necessariamente che ciò che non è a chilometro zero è uno schifo (certo, magari comprare verdure dal Vietnam non è l’ideale) , così come tutto ciò che è marcato biologico è buono, soprattutto in questi tempi dove moltissimi prodotti sono etichettati come tali.

Bisogna saper distinguere i vari tipi di filiere produttive, selezionare i prodotti basandosi sulla propria conoscenza e non sul “sentito dire” di qualche cuoco bontempone alla tv.
Fidatevi solo di voi stessi, insomma, cercando di rispettare il vostro corpo e l’ambiente, in primis e cercando il meglio che potete permettervi. Credetemi, non avete bisogno di guru che vi indichino la strada e nemmeno di mode passeggere da sbandierare ai quattro venti.
Basterebbe una sana consapevolezza del prodotto che si consuma. Come avrete capito: io a Cracco preferisco la casalinga di Voghera. Perché, in mezzo alla brodaglia televisiva condita con abbondante arroganza ( e a volte ignoranza ) alimentare, si rischia di finire annegati.

Di Leonardo Scapin

Salvatore Giannavola

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