House of Cards, le origini: la serie-tv che ha ispirato l’adattamento di Netflix con Kevin Spacey
Tutto ebbe inizio con House of Cards, romanzo scritto da Michael Dobbs e pubblicato in Gran Bretagna nel 1989. L’opera di Dobbs, consigliere di Margaret Tatcher e capo dello staff del Partito Conservatore dal 1986 al 1987, e più tardi vicepresidente del partito, dal 1994 al 1995, descrive da vicino i giochi di potere e le intricate vicende degli animali politici che occupano le comode poltrone del Parlamento inglese nei primi anni 90.
House of Cards, To Play the King e The Final Cut rappresentano i tre atti di House of Cards Trilogy, una saga di romanzi a sfondo politico che è stata premiata dalla BBC (1990) e da Netflix (2013), con due produzioni televisive di altissimo livello.
Nel 2014, lo stesso Dobbs preoccupato dalle manovre politiche di Matteo Renzi, fan del romanzo, in un’intervista all’International Communication Summit Europe 2014 ammette di aver scritto al premier avvisandolo che il suo romanzo non è un manuale di istruzioni su come ottenere il potere, senza alcuna etica.
L’opera di Micheal Dobbs ha ispirato House of Cards, serie-tv del 2013 prodotta da Netflix che ha messo d’accordo il pubblico e la critica non solo per l’attualità dei temi trattati, ma anche per la bravura di un cast, dove spiccano le interpretazioni dell’immenso Kevin Spacey, e dell’affascinante Robin Wright.
House of Cards by Netflix è quindi l’adattamento più recente dell’opera di Dobbs, che per certi versi è stata snaturata. Due scenari diversi che si sviluppano lungo un tessuto narrativo comune.
Nel 1990, infatti, sulle frequenze della BCC andava in onda House of Cards Trilogy, una saga di tre capitoli ispirata, che ha appassionato il pubblico inglese fino al 1995, anno dell’ultima puntata della terza e ultima stagione della serie.
House of Cards Trilogy offre una visione chiara, esplicita e teatrale della politica d’oltremanica post-Tatcher, quella dei salotti dei Lords e della City dei primi anni ’90.
Francis Urqhuart è il protagonista dell’adattamento della BBC, archetipo del tirannico Francis Underwood, nonché leader dell’ala conservatrice del parlamento inglese. Giunto alla fase finale di una carriera politica dignitosa, combatte con tutte le sue forze contro la stampa e contro ogni forma di lecita opposizione per raggiungere un obiettivo: lasciare il segno nella storia della politica del Regno Unito e delle relazioni internazionali.
Se Francis Underwood vi ha sconvolto per l’esacerbata smania di potere, l’arcano FU è capace di fare molto di più. La stessa fisicità di Ian Richardson interprete di Mr Urquhart, rende ancora più viscido e subdolo il ruolo del personaggio principale: burattinaio crudele, tiranno feroce, amante segreto, guerrafondaio e nemico dei diplomatici. La stampa e i rivali politici cercheranno di interferire con le sue strategie e le sue aspirazioni. Bazzecole per Mr Urquhart, problem solver aristocratico, dalla presenza tentacolare.
A differenza di Underwood, F.Urquhart non fa nulla per nascondere agli occhi degli altri la crudeltà che alberga dentro di sè. Tutti, eccetto uno sparuto gruppo di impavidi, si prostrano ai suoi piedi come affetti da una forma di servilismo indomito.
Nella seconda stagione della trilogia To Play The King (trad. giocarsi il Re), il cast si allarga con un’ospite d’eccezione: il Re d’Inghilterra.
Un monarca illuminato e vicino alle esigenze del popolo, costretto poi a cedere, soggiogato dalle strategie ardite dal Mr Urqhuart, definito dallo stesso Re come uomo senza un briciolo di dignità e integrità morale.
Anche in House of Cards Trilogy, le donne rivestono un ruolo fondamentale per gli sviluppi della trama. Ammaliatrici, autoritarie e servili al tempo stesso; veicolano i flussi di potere nei luoghi e nei momenti che desiderano, non sempre con ottimi risultati.
Elizabeth, moglie di FU, è la versione formale e aristocratica della intraprendente e capace Clair Underwood. A differenza di quest’ultima, però, non ha grandi ambizioni di potere. Il suo unico scopo e quello di far sì che le cose vadano bene al marito così che anche lei possa sguazzare tra le macerie di una nobiltà ovattata, classista, completamente slegata con la società vera.
Elizabeth è una geisha dai capelli cotonati, che ama i party, le serate di gala, la campagna e gli uomini del presidente. Il personaggio interpretato da Diane Fletcher, va tenuto d’occhio fino alla fine della trilogia, momento in cui dimostrerà la sua vera indole. Anche Elizabeth e F.Urquhart hanno instaurato un rapporto di coppia aperto, scevro di limitazioni.
Si possono identificare numerose analogie fra i due adattamenti. Spicca la presenza di Tim Stamper, capogruppo del Governo Urquhart scaltro, sorridente e arguto, contraltare di Doug Stamper, factotum impassibile e glaciale di Underwood.
Un’altra analogia è quella che riguarda la reporter Mattie Storin e Zoe Barnes giornalista che ricopre un ruolo fondamentale della prima stagione della serie prodotta da Netflix. Le due ragazze hanno molto in comune, carriera, dedizione, tenacia e attrazione verso gli uomini di potere.
Vi ricordate di Peter Russo, l’homo novus del team di Underwood che avrebbe scalato le gerarchie della politica americana nel giro di due primarie e poi barbaramente fatto fuori da Francis? Bene, in House of Cards Trilogy c’è un personaggio che lo ricorda molto: Roger O’Neil. Anche lui, verrà epurato dallo stesso Urquhart in quanto incapace di gestire una vite privata rischiosa, ai limiti della legalità.
Se Underwood poteva contare sulla fedeltà e sulla protezione di Meechum, la scorta del presidente; Mr Urquhar ha la spalle protette da Corder, un personaggio che ricoprirà un ruolo di primaria importanza negli atti finali della terza stagione coadiuvato da Mrs Urquhart.
Come detto precedentemente, le donne saranno decisive per le sorti del Presidente. Claire Carlsen, segretaria e braccio destro del presidente nell’ultima stagione, è una di queste, così come lo è Jackie Sharp. Due donne di potere accomunate da una vita sentimentale basata sul conflitto di interesse. La loro sfortuna? Andare a letto con il nemico di un Presidente onnisciente e onnipresente pronto a ricattarle e a danneggiarle in qualsiasi momento.
La trama è pressoché la stessa in entrambi gli adattamenti, tuttavia, gli scenari sono imparagonabili. Non fatevi intimidire dalle ambientazioni demodè e dai dialoghi in politichese, House of Cards Trilogy è molto di più di una serie-tv. L’opera diretta da Paul Seed, è un prodotto televisivo che ci offre una visione a 360° di un’epoca difficile, che ha determinato i presupposti della situazione geopolitica odierna.
Solenne, caravaggesca, appassionante, coinvolgente: House of Cards Trilogy è una mini-serie tv che consiglio vivamente agli amanti del genere political drama e non solo, una commistione calibrata di generi che non vi deluderà.
Salvatore Giannavola
Articolo realizzato per Telefilm Central.org