Vostok | Intervista Indie Italia Mag
A cura di Marco Loop
La base di Vostok sorge nel cuore dell’altopiano antartico in una zona in cui la calotta glaciale raggiunge circa i quattromila metri di spessore all’interno del territorio antartico australiano. Uno dei posti più freddi al mondo insomma.
Nonostante questo, la musica che propongono i quattro ragazzi toscani, che hanno scelto proprio “Vostok” come nome del loro progetto, non è affatto fredda.
Anzi, l’ultima uscita dei Vostok è un esplosione di emotività incastonata in un sound aggressivo e potente fatto di chitarre elettriche e voci che urlano la propria urgenza comunicativa.
Ed è proprio l’urgenza di comunicare il proprio stato d’animo, affinchè gli si possa dare un senso, che ha generato l’ultimo lavoro dei ragazzi originari della provincia di Livorno.
Il titolo dell’ultimo disco è simbolico proprio in questo senso: “Smania”.
E la smania di urlare al mondo tutto ciò che si ha dentro è il leitmotiv che lega insieme l’intero disco che affronta tematiche significative come l’amore, la rabbia, la noia della vita in provincia, la malinconia dei ricordi. Utilizzando personaggi come gli ex calciatori Boban e Baresi, i fratelli Vanzina e Boldi e De Sica per evocare immagini di vita quotidiana che appartengono un po’ a tutti quelli nati e cresciuti tra gli anni ’80 e ’90.
I Vostok sono quindi tornati dopo circa quattro anni e un profondo rinnovamento nella formazione e nel sound con un disco che suscita sicuramente interesse ed attenzione.
Il disco (prodotto da Manita Dischi/La Clinica Dischi) merita di essere ascoltato anche perché, in un periodo in cui la musica italiana propone quasi esclusivamente canzoni nostalgiche, (e a volte banali) fatte di synth anni’80 e chitarrine basiche, si sentiva tremendamente il bisogno di qualcuno che urlasse la propria voglia di non arrendersi.
E sono proprio i quattro ragazzi di Cecina, che hanno risposto ad alcune domande, a darci una fotografia del loro ultimo lavoro e dei loro progetti futuri.
INTERVISTANDO I VOSTOK
Ciao Ragazzi. Come primissima cosa avrei una curiosità sul nome. Perchè Vostok?
Vostok era fino a poco tempo fa il posto più freddo della terra. Una base in Antartide dove venivano registrate temperature folli. Il freddo come condizione eterea, immobile però fondamentalmente instabile perché destinata al mutamento. Poi ci piaceva molto come suonava il nome, molto granitico.
Questo è il vostro secondo disco e rispetto alla prima uscita ci sono stati profondi cambiamenti nella band. Come e da dove è ripartito il progetto Vostok?
In realtà non si è mai fermato. Non abbiamo mai smesso di comporre canzoni da quando abbiamo cambiato formazione. I pezzi di “Smania” sono frutto di tre anni di lavoro, tra pause più o meno lunghe e periodi più intensi, anche durante il tour di Vostok S.T.
Quelle che sono cambiate sono le influenze, non per scelta ma per gusto personale e curiosità.
Siete tutti toscani, la vostra regione negli ultimi anni ha visto nascere band ed artisti che stanno lasciando un segno importante nella scena musicale. Quanto la vostra terra di origine è presente ed è di ispirazione nella vostra musica?
Sicuramente la Toscana ha un mood difficilmente spiegabile a chi non la vive ogni giorno. Un misto tra profano, goliardia e cinismo. Sicuramente una delle prime regioni d’Italia, insieme all’Emilia, di controcultura di provincia, che ha visto nascere band che hanno fatto la storia dell’underground italiano. Nello specifico Livorno è una città incredibile, anche le persone comuni sono artisti, nella vita e nel pensiero. Il retaggio culturale che ci ha dato il posto in cui viviamo è fondamentale, se fossimo nati da un’altra parte non avremmo fatto musica in questo modo.
Quali sono i vostri artisti di riferimento, cosa ascoltate tra di voi?
Difficile fare un elenco completo. Possiamo dire che gli artisti di riferimento per “Smania” sono stati i Gazebo Penguins, F.A.S.K, Ministri, gli Auden, Majakovich, FBYC, Fugazi, gli Alabama Shakes, Black Keys. Gli artisti di riferimento di sempre sono gli Interpol, Nirvana, Foo Fighters, Led Zeppelin, Radiohead, Queen of the Stone Age, gli Oasis, i Verdena e tutto il cantautorato italiano anni 70.
Durante le varie fasi della produzione di “Smania” vi siete avvalsi di qualche collaborazione?
Vere e proprie collaborazioni no. Hanno partecipato al disco, in fase di registrazione Matteo Ferrini al violino e Daniele Rossi alla Viola. Oltre ovviamente al lavoro fatto insieme ad Andrea Sollo Sologni sempre in studio.
In “Smania” emerge chiaramente, sia dal sound che dai testi, una emergenza espressiva ed emotiva davvero forte. Cosa vorreste trasmettere a chi ascolta per la prima volta il vostro disco?
Rabbia, noia, amore, gioia, dolore, ilarità. Roba da poco, dai.
Il video di “ridatemi novembre” è davvero di impatto. Da dove nasce l’idea e chi lo ha curato?
Il video è nato da un’idea di Valerio Casanova che ha curato sia la regia che il montaggio. L’idea nasce, dopo vari cambi di rotta, dal concetto che per salvare davvero la vita a qualcuno, per aiutarlo, devi lasciargli la possibilità di riflettere e di trovare da solo la soluzione, cercando solo di stargli vicino. Questo provoca frustrazione, impotenza e ansia e spesso deteriora anche il rapporto, ma se si tiene davvero ad una persona è l’unica soluzione. Una reference dal punto di vista registico è stata la scena di “Radiofreccia” della crisi di astinenza da eroina di Freccia.
Quando avremo modo di vedervi live? È previsto un tour promozionale del disco?
Stiamo lavorando insieme alla nostra Agenzia di Booking Orchidea Concerti. A breve news.
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