fanoya

Fanoya | Intervista Indie Italia Mag

A cura di Nicolò Granone

Questa è una storia fatta di musica e oggetti: un vecchio registratore Grunding, una tastiera Casio e un microfono. Siamo agli inizi degli anni duemila quando Giacinto Brienza (voce/chitarra) e Leone Tiso (synth) iniziano a collaborare e nel 2016, con la scrittura di nuovi pezzi, nasce il progetto Fanoya.

Come tutti i nati negli ’80, i Fanoya “romanticizzano” quel decennio magico senza rimanerne schiavi: la loro è una ricerca musicale rivolta al synth-pop più moderno, in cui analogico e digitale si confondono, si mescolano, si intrecciano.

“Ricordi gli accordi” è il loro primo singolo, è la fotografia di una generazione tutta sushi e aperitivo, che lavora in ufficio, ma ha sempre il pensiero di scappare altrove, che sceglie di vivere attraverso convenzioni che poi diventano prigioni. Quelle persone che a conti fatti preferiscono apparire piuttosto che essere, nascondersi nelle bugie e negli amori intensi ma fugaci.

Il protagonista del video e l’attore Haruhiko Yamanouchi, celebre per aver recitato in un film di Wes Anderson (Le avventure acquatiche di Steve Zissou) e Dino Risi (Sono fotogenico), o con attori come Ben Stiller e Hugh Jackman e qui ci colpisce subito per il suo sguardo enigmatico, colmo di rassegnazione e stanchezza. Dopo aver inserito il singolo d’esordio nella nostra playlist Spotify e curiosi di scoprire come sarà il loro primo album gli abbiamo intervistati.

INTERVISTANDO I FANOYA

Perché avete scelto il nome Fanoya?

Avevamo una lista di nomi infinita ma nessuno ci piaceva, poi all’improvviso è saltato fuori questo nome che dalle nostre parti (Puglia) non è altro che un falò che si organizza in onore di una ricorrenza ben precisa. Poi ci piaceva come suonava e alla fine abbiamo battezzato il nome.

Com’è stato lavorare con Hal Yamanouchi, attore famoso per aver collaborato, tra gli altri con Wes Anderson e Dino Risi?

Lavorare con un professionista come Hal è stata un’esperienza mistica e poetica allo stesso tempo sia per noi che per il regista Gaetano Narducci che ha scritto e diretto il video.

Il vostro video ricorda le atmosfere di “Lost In Translation”, è stata una fonte d’ispirazione?

Questo paragone ci lusinga molto e non possiamo negare che quel film è uno dei nostri preferiti inoltre siamo anche molto appassionati della cultura giapponese in tutte le sue forme.

Il sushi è indie o pop?

Il sushi è sicuramente pop, alzi la mano chi fra noi non è mai stato al ristorante giapponese? Poi anche a livello iconico è molto fico non a caso lo abbiamo messo come “thumbnail” del nostro primo singolo che ha realizzato per noi Valerio Bulla.

fanoya indie italia mag

 Di cosa parlerà il vostro primo album dei Fanoya?

Beh crediamo che il disco affronti un po’ i temi della nostra generazione quella dei trentenni, tra aperitivi, social, precarietà lavorative, app. di incontri e amori finiti in cui si cerca di non far prevalere l’amarezza sulla speranza.

Quali sono i vostri primi ricordi legati alla musica?

Sicuramente le prime demo fatte in casa da ragazzini con un mangianastri Grunding e una tastiera Casio, il tutto registrato sulle cassette di un audio corso di tedesco della mamma di Leo a sua insaputa.

Perché c’è nostalgia nei confronti degli anni 80’?

Forse perché la nostalgia tende ad imbellettare i ricordi e questo un po’ ci piace.

I giovani hanno paura del futuro secondo voi? 

Bè un sacco di ragazzi della nostra età si stanno rimboccando le maniche e stanno andando a lavorare all’estero quindi direi che hanno molto coraggio.

Ascolta i Fanoya nella playlist Spotify di Indie Italia Mag

Promuovi la tua musica con Indie Italia Mag! Scrivici su Direct!