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FILTERMAT: È tempo di sognare

Equilibrio, armonia, profondità sono le parole chiave nel processo creativo dello stile musicale di FILTERMAT.
Scrive canzoni con una loro identità senza  però legarsi a un genere specifico, cercando di dare un esperienza di ascolto piacevole con l’obiettivo di catturare e coinvolgere l’orecchio da inizio a fine traccia.

TIMELESS, il primo singolo, fresco d’uscita, è un viaggio interiore, un percorso per curare l’anima. La scrittura di questo pezzo coincide con un periodo ricco di armonia e piacere ritrovate dopo tanto tempo, nella sua stanza o nelle piccole cose, come le passeggiate lontano dal lavoro, dall’ansia, dalla solita routine.

“A 30 anni non potevo più fingere, accontentarmi o rimandare a domani. E dopo la fatica iniziale nel capire questo momento, ho iniziato a scrivere tanto, comporre dei suoni, capire che la musica poteva calmarmi e rigenerarmi, così sono arrivato a rivedere gli anni e a conoscere a fondo me stesso. Ho fatto un collage temporale tirando fuori dei lati di me stesso che nascondevo ovvero sensibilità, calma, coraggio”.

INTERVISTANDO FILTERMAT

Ci puoi raccontare com’è nato questo progetto chiamato FILTERMAT?

Innanzitutto grazie per l’intervista, mi fa molto piacere rispondervi. Il progetto nasce dal forte desiderio e bisogno di creare qualcosa di nuovo e personale, in fondo è quello che ho sempre voluto fin da piccolo, avere un’identità come artista e musicista con delle composizioni inedite.
Scrivo canzoni con una loro anima senza però legarsi a un genere specifico, cercando di dare un’esperienza di ascolto piacevole con l’obiettivo di catturare e coinvolgere l’orecchio da inizio a fine traccia.
Unisco riff-arpeggi di chitarra (da sempre il mio strumento principale) a testi cantati in inglese su pattern di synth e drum machine di chiara influenza elettronica, prendendo la musica nella sua totalità: ritmo, espressione, messaggio.

Che significa il nome?

È un’associazione alla mia figura di artista e alla mia musica.
Volevo un nome d’arte con un’unica parola che nessun altro al mondo avesse. FIL riprende il mio nome (Filippo) , MAT il mio cognome (Matteini), TER crea “Filter” che è una parola letta spesso nei primi approcci alla musica elettronica con synth e drum machine.

Da lì ho unito le cose, proprio come se fosse un filtro, ed è venuto fuori Filtermat. Suona bene, si legge bene, funziona. Ho chiesto un po’ di pareri in giro ed è piaciuto.

Quali sono le tue influenze?

È una domanda che mi piace a metà. In primis ti direi quello che ho dentro: esperienze, emozioni, osservazioni. Cerco sempre di elaborare uno stile personale nel processo creativo delle tracce. Spesso parto dalla chitarra
e finché  non scatta qualcosa tipo “Hey, questo riff lo sento mio”, non vado avanti.
È innegabile però che come tutti ci siano sempre degli artisti di riferimento. Per la chitarra e lo spirito da “songwriter” ti dico Nombe, Tom Misch, Simon Neil e John Mayer, per la parte ritmica ed elettronica ti dico Odesza, Tame Impala, Tycho, Touch Sensitive e George Fitzgerald.

Perché hai scelto di cantare in inglese?

Quando ho iniziato a suonare ero molto sulla scia indie-alternative rock e ho avuto una band dove suonavo cantavo in inglese fino all’età di 25 anni. In generale ho sempre preferito musica in inglese rispetto a quella italiana. Nonostante oggi ci siano artisti italiani che stimo e rispetto, prima ancora di iniziare questo progetto ho voluto ascoltare tanta musica, come se volessi “allenare” l’orecchio, ho provato anche a cantare in italiano ma ho capito che non ce la faccio a sentirlo mio, a livello di ascolto poi mi stufa dopo poco.
In futuro chissà, ma credo che rimarrò fedele alle mie origini e alla mia attuale proposta.

“Look at the sunset and dream on.” Dove hai visto il tramonto più bello?

In Toscana dove vivo io è pieno di posti dove vedere un bel tramonto. Probabilmente però sto ancora aspettando quello memorabile, mi manca ancora il viaggio più importante, ho girato veramente poco il mondo proprio perché ho dovuto dedicare tanto tempo al mio progetto.

Qual è la tua perdita di tempo preferita?

Girare in macchina tra le vie della mia zona senza una destinazione precisa, soprattutto dopo cena o dopo pranzo, quando non c’è traffico. Mi fa riflettere, mi ispira o mi evoca ricordi.Oppure lo faccio per risentire le mie tracce e valutare i bpm. A volte però è proprio perché non so che fare.

Il pezzo si conclude cosi: “Can you believe?” Tu hai un sogno?

Certamente. Ne ho diversi e neanche troppo grandi, ma in questi casi meglio non dire altro.
Ovviamente sono tutti legati alla musica.

Essere felici è davvero difficile?

La “felicità” è una parola usata e strabusata che a me piace poco e a cui non credo. Tutto finisce e la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.

Per me il segreto per vivere bene è proprio questo, prendere la vita per quello che è, con i suoi lati positivi e negativi. Conoscere e amare se stessi è il primo passo per stare bene. In più credo che non esista filosofia migliore dell’equilibrio: vivere al ritmo giusto, spingere quando c’è da spingere, rilassarsi quando c’è da rilassarsi, in generale capire il momento che stiamo vivendo.

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