Magmamemoria: lapilli emotivi incandescenti che toccano il cuore | Recensione Album
Di Alessandra Ferrara
Il venerdì comincia ad essere uno dei giorni migliori della settimana, non perché finisce una settimana lavorativa o di lezioni a scuola/università, piuttosto perché allo scoccare della mezzanotte il mondo della musica popola il web con nuove.
C’è chi come Cenerentola scappa via alle 23:59 per attaccarsi a Spotify, chi al mattino dopo è già armato di cuffie sotto il cuscino.
Il venerdì di Magmamemoria, però, le mie cuffiette non erano lì pronte ad aspettarmi. Aprire i social scorrendo post, e stories con le nuove tracce di Levante, l’impossibilità di non poter dedicare 10 minuti di quella giornata all’ascolto dell’aedo al femminile del nostro oggi non mi dava pace!
Il venerdì però si è trasformato in un lunedì, ma di lunedì non aveva proprio niente se non il rosso della copertina dell’album ed un unico pensiero: prendere carta e penna, dar voce alle sensazioni.
MAGMAMEMORIA | Recensione
Prendersi cura dello “stretto necessario”
Cara Claudia, c’è qualcosa che condividiamo, non solo tu ed io, ma tanti/e altri lettori, lettrici: un amore incondizionato per la nostra terra, la Sicilia. Ognuno di noi per svariati motivi ha deciso a malincuore di lasciarla, ma “mi allontano e sono sempre qua”. Sentire la tua voce, accompagnata da quella di Carmen Consoli in Lo stretto necessario è stato davvero come sentirsi a casa dove “le tende spiegate, casa mia sembra una nave”.
L’aria della Sicilia aleggia su tutto l’album. Lo stesso pezzo Magmamemoria (nonché titolo dell’album) utilizza la metafora della lava incandescente per descrivere qualcosa che arde sempre dentro: tanto che “il mio petto brucia ancora, àncora gettata dentro me”. Proprio come un vulcano, l’Etna, in eruzione.
Un altro riferimento retorico è sicuramente in Regno animale: Claudia descrive la sua normalità come un’isola con un ponte sul resto. Il pensiero comune del vivere su un’isola suggerisce all’uomo un modo con cui prova a conoscersi, a riconciliarsi con sé stesso, a vivere in un mondo in cui “per amare non esiste una patente speciale”. Nessun ponte può reggere l’interiorità!
Fotografia di un futuro incerto
Questo è il futuro che sognavi per te? Tipica domanda dalla risposta difficile o inesistente. Con Andrà tutto bene Levante ci regala una cruda e reale fotografia del mondo in cui viviamo. Un mondo in cui “se muore un uomo in mezzo al mare, è solo un immigrato. Si paga pure l’aria, la gente non respira. Mi chiedo ancora quanti sogni devo allo Stato, in questo stato.”
Ma non è finita qui! Claudia rincara subito dopo la dose con Bravi tutti voi: la superficialità, la confusione, l’apparenza hanno offuscato talmente tanto la nostra vista, da restare quasi inermi. “C’è lo dirà il tempo che il grande smarrimento è stato rimanere fermo”: come non darle ragione, apriremo gli occhi solo quando sarà troppo tardi!
Missione distruzione
Il tema dell’amore arriva quasi silente nella quinta traccia. Reali descrive un amore non veramente finito, che vorrebbe spegnersi, ma allo stesso tempo continuare ad ardere: “e sembra sempre sia una corsa ad ostacoli, se ti rincorro e cado senza mai perderti, e non mi stanco ancora. Voglio te.”
Il provare a dimenticare è direttamente proporzionale al pensare sia al passato che al futuro. Levante, con Questa è ultima volta che ti dimentico ci trascina nello spazio: “missione distruzione”!
Nella successiva traccia Se non ti vedo non esisti, il contatto con la realtà e non con idee astratte, portano chi scrive a sentirsi concreto, a chiedersi se “c’è ancora posto lì vicino a te”.
Ancora, il ricordo, la distanza conducono il narratore ad una realtà che quasi non si vuole accettare, nel ritornello de Il giorno prima del giorno dell’inizio non ha mai avuto fine: “che ci faccio col tuo ricordo? Mi ci pulisco il culo. Ne farei a meno, a meno che tu non resti qui”.
Saturno è l’apice della scalata verso il mettere la parola fine ad un sentimento ormai finito. Levante chiude dicendo “Così ti ho ucciso, amore. Ti ho consegnato il tuo dolore. Ed io, mi nutrirò del tuo rancore”.
Tema, quello del rancore che dà il titolo all’omonimo brano Rancore, in cui chi racconta è riuscito a superare la delusione ricevuta, ad andare avanti attraverso questo sentimento. Il rancore viene visto, infatti con accezione positiva, come qualcosa di utile per “saper distinguere l’amore dal rumore”.
La fine di un nuovo inizio
L’album si chiude con due brani tra loro contraddittori. In Antonio c’è la speranza di innamorarsi di nuovo: “esci di casa dispari e ritorni pari, minori di tre” si commenta da sola. Frase potente e perfetta per un nuovo inizio.
Ma la paura della fine è sempre lì dietro l’angolo, Arcano 13 cerca di rispondere a quelle domande a cui una riposta non esiste.Ed è così che anche io voglio lasciare voi lettori per stimolare l’eterna lotta tra cuore e ragione: “come è possibile non pensarti più?”
Levante con il suo ultimo album regala al pubblico un lavoro maturo, pensato, in cui vi è quasi un unico filo conduttore che ti spiazza, colpendoti dritto nell’intimità.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.