Avete presente quella sensazione d’entrare in uno di quei piccoli negozietti pieni di cose vintage e innamorarsi ad esempio di un vecchio giradischi. Pensare alle canzoni con cui papà ha fatto innamorare mamma danzando abbracciati davanti al caminetto. Quel sapore di una volta che un pò ci manca.
Nostromo è il nome che ha scelto Nicolò Santarelli, cantautore marchigiano, per lanciare questo progetto musicale.
Dopo che i suoi due singoli, Giradischi e Le canzoni di mia madre l’hanno fatto conoscere, ha fatto uscire Minuetto, un disco nel quale Nostromo, naviga a vista tra un tempo che non c’è più e un futuro che non c’è ancora, sospeso in perfetto equilibrio in un presente denso di ricordi, di necessari silenzi e di attese piene di sentimento.
Il suo sound è sospeso in un atmosfera a tratti nostalgica, riuscendo a dare importanza alle piccole cose, senza risultare mai scontato e banale.
Nostromo ama definirsi scherzosamente un pesce fuor d’acqua, uno che sogna di tornare in un mondo nel quale i sentimenti abbiano un proprio peso e non ci sia nulla di male ad uscire di casa indossando il vecchio cardigan del nonno.
Sono pronto a scommettere che ascoltando Minuetto, a molti di voi verrà voglia di canticchiare le sue canzoni. Tranquilli entrerete in questo suo personale mondo anche ascoltandolo con le vostre cuffie wireless, ma se alla fine avete comprato quel vecchio giradischi… beh avrebbe sicuramente un sapore migliore.
Nostromo è qualcosa che ho dentro, è ciò che mi porta a scrivere. A volte è chi vorrei essere e altre invece è la cosa che detesto di più. Non sono bipolare, ma Nostromo potrebbe essere il mio alter ego.
Minuetto è un disco molto sincero. Penso sia terapeutico ascoltare canzoni di altri e ripercorrere il proprio vissuto. Poi dai, ha un bel titolo, una bella copertina e dei brani carini.
Che poi la figura da tonno è più la figura dello scemo, non quella di merda. E secondo me fa più male la prima che la seconda. Detto ciò, sono un tipo strano e credo che il mio amato subconscio mi aiuti a rimuovere gran parte degli eventi traumatici che abitano la mia vita.
Non è tanto sul discorso della qualità sonora che voglio soffermarmi, più sul discorso della facilità di ascolto. Oggi puoi ascoltare qualunque cosa in ogni momento e questo secondo me annienta quel romanticismo legato all’ascolto del singolo disco, quello che ti compravi con i risparmi e divoravi fino all’osso finché non avresti raccolto altri soldi per il disco dopo. Non ci si innamora più di un artista come una volta, questi sono amori passeggeri, ogni giorno puoi trovarne uno nuovo. Insomma, ci si potrebbe scrivere un libro su sta faccenda, però sicuramente le cose sono cambiate.
Onestamente non ho mai mangiato roba Vegan, nel senso del sono vegano e faccio piatti particolari. Però la verdura mi piace, si. Mangio ogni cosa, non mi faccio problemi.
Mi piace ascoltare Pierangelo Bertoli, Mina, Giorgia, Gino Paoli e tanti altri.
Mi sento fortunato ad avere genitori che hanno ascoltato e ascoltano molta musica, specialmente italiana.
È stato molto stimolante dal punto di vista creativo e non smetterò mai di ringraziarli.
Spero tanta tanta musica, la voglia di certo non manca. Però chi lo sa, vero che siamo padroni di noi stessi ma non tutto si può ottenere. Sicuramente, comunque vada, continuerò a coltivare questa mia passione poi oh, si vedrà.
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