(PH Bonsai)

WrongOnYou: “Milano parla piano” è la mia nuova voce | Intervista

La prima volta che ho ascoltato il primo singolo in italiano, Mi sbaglio da un pò, mi sono emozionato e ho sorriso. Conoscevo già WrongOnYou, ma dopo anni passati ad ascoltare solo musica italiana, detta così sembra lo spot di una famosa radio, ho un blocco psicologico ad ascoltare canzoni in inglese. Le parole non mi rimangono così tanto sotto pelle  e dopo neanche una settimana mi sono già dimenticato il titolo del brano,  diventando difficilmente poi facilmente recuperabili in futuro.

Marco Zitelli, romano classe 90′ meglio conosciuto come WrongOnYou, si è avvicinato alla musica folk grazie ad artisti internazionali come Bon Iver e Fleet Foxes. Scoperto quasi per caso da un professore universitario ha iniziato a pubblicare autonomamente su SoundCloud per arrivare, proprio in questi giorni ad andare in tour con Mika.

Ph Bonsai

Un lavoro di oltre un anno che ha portato WrongOnYou a scrivere i suoi primi pezzi in Italiano, da solo o collaborando con alcuni dei più affermati autori (A. Raina, Zibba tra gli altri) e produttori italiani (Dardust, Katoo, Antonio Filippelli, Fausto Cogliati) senza perdere la cifra stilistica della sua timbrica e del suo sound tipicamente americano e nordeuropeo.
Un cambio lingua che non lo snatura, ma che anzi lo porta a un livello successivo, introducendo nella voce sonorità elettroniche su testi in italiano.

Sabato sera ho visto il suo concerto allo Spazio 211 di Torino, ed è stato come essere avvolti da un grande abbraccio. Il suo nuovo album, Milano parla piano, ascoltato dal vivo riesce a smuovere ancora di più i sentimenti, regalando emozioni uniche e sincere.

INTERVISTANDO WRONGONYOU

Perché hai scelto questo nome?

Il nome era per avere una sorta di doppio senso, una frase inserita dentro a un nome. WrongOnYou è sbagliato grammaticalmente, sarebbe “wrong about you”. Cambia a seconda di chi lo legge, se lo leggo io guardando te mi sbaglio su di te se no viceversa.

Te l’avranno già fatta in tanti la classica domanda come mai sei passato dall’inglese all’ italiano. Ti volevo chiedere se c’era una vecchia canzone che avresti voluto scrivere ora traducendo il testo?

Ho cambiato un po’ per sfida, un po’ per il gusto di sperimentare e provare cose nuove. Poi mi piaceva quest’idea di fondere un sound straniero con la lingua italiana, mantenendo le metriche mie. Gli argomenti di cui  parlo inevitabilmente si sono ampliati, sfruttando il fatto di avere un vocabolario più ampio. La cosa difficile è stata trovare la voce per cantarla, che cambiando lingua si muove diversamente. All’inizio sapendo l’inglese sfruttavo questa cosa come schermo e quindi dopo che mi sono sciolto sulla scrittura ho buttato giù un muro e da lì è partita la penna.

Le canzoni vecchie le lascerei così come stanno perché forse sono la parte più pura di me, non le contaminerei con le cose nuove.

Mi sbaglio da un po’ può essere visto come un atto di scusa durante una relazione, ma può essere vista anche come un riflessione più intima verso noi stessi. Quanto è importante imparare dagli errori?

È importantissimo. Non essendo chirurghi del cuore o simili ogni tanto ci possiamo permettere di sbagliare. Ogni errore dev’essere un esperienza grande cercando pure di non ripeterli.

La copertina di Milano parla piano infatti rappresenta un foglio come se fosse stato appallottolato e poi disteso, con la parte della faccia cancellata. Non è detto che tutto quello che io penso sia giusto o sbagliato, ma l’importante è mettersi in discussione con noi stessi.

Com’è nato il video di Solo noi due?

Da una passione anni 90′. L’idea dei vertical video è legata al fatto che ormai purtroppo tutti guardando i video sempre più dal cellulare Se l’avessi girato in orizzontale avrebbe perso parte del suo fascino.

Ho fatto un video bellissimo quello di Family Of The Year però dal cellulare non si vede una ceppa perché ha le due bande nere tipo cinema.Il vertical video era un po’ per fare una cosa diversa un po’ perché si sta sviluppando questa tendenza e c’è proprio schermo full e via.

Mi sbaglio da un  po’ mi piace proprio tanto come video. Mi ci sono messo proprio in prima persona a scrivere e studiare i movimenti. Il piano sequenza mi ha sempre affascinato e sono rimasto a bocca aperta guardando quel capolavoro di Birdman.

Solo Noi due invece nasce come gioco già che avevamo il green screen pronto abbiamo voluto collegare i due video.

La tua passione per il cinema si può notare anche dal fatto che hai realizzato non solo la colonna sonora per il film Il premio, ma ne hai girato anche una parte. Ci puoi raccontare un tuo aneddoto?

La cosa più divertente è stata fare il figlio di Gasman, nonché nipote di Proietti. In più tutte le sere facevamo le due/tre di notte, raccontandoci barzellette, brindando e cantando qualche canzone. All’inizio  quando ho visto proietti mi ero nascosto perché per me lui è sempre stato un idolo ed ero emozionato, poi sentendolo parlare ho detto: “Cazzo è il genio di Aladin!” perché lui l’aveva doppiato.

Che rapporto hai con Milano?

Mi trovo bene è molto comoda, poi a livello lavorativo nell’ambito musicale sta tutto là. Case discografiche, artisti e autori ci sono tutte su. Ora l’Italia è sicuramente spaccata in due. Musica a Milano e Cinema a Roma.

Che anno è stato per la musica italiana?

Beh ottimo perché è uscito il disco mio. A parte gli scherzi bene anche se l’anno scorso forse si era spaziato un po’ di più. A volte in radio e su Spotify mi sembra che ci siano tanti copia e incolla. Io ho cercato di mantenere lo stile mio però fatto in italiano in modo da essere più compatibile con il pubblico che sta davanti. In Italia c’è sta moda dei produttori che vanno a periodi. Prima l’anno di X, poi l’anno di Y, e noi sappiamo chi sono, ma non lo dirò mai.

Buono che gruppi con cui ci prendevo la birretta al pub ora fanno i palazzetti da soli.

Ph Bonsai

Qual’è stato il tuo concerto che ti ha emozionato di più?

È difficile questa domanda. Ultimamente mi sto ritrovando in situazioni molto strane, aprendo i concerti di Mika nei palazzetti con chitarra e voce. Il più emozionante è stato all’Auditorium di Roma. Concerto sold-out, io tutto elegante, è stato proprio bello.

Ho sentito di aver completato un cerchio sopratutto dal punto di vista interiore.

ASCOLTA WRONGONYOU NELLA PLAYLIST DI INDIE ITALIA MAG