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Cartago: “Volevamo distruggere qualcosa di bello” | Intervista

“Volevo distruggere qualcosa di bello”.

In questa frase tratta da “Fight Club”, capolavoro letterario di Chuck Palahniuk, è racchiusa l’essenza di questo interessante duo elettro-pop.

Cartago infatti deriva da Cartagine, l’antica città fenicia che cadde al massimo del suo splendore.

Se questo concetto di “distruzione della bellezza” viene rapportato ad un progetto artistico (che la bellezza invece la crea) possiamo intuire quanta originalità e ricercatezza si trovi dietro questa band dal sound elettronico-sperimentale.

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Il 25 novembre scorso i Cartago hanno pubblicato il loro primo singolo: “Inerzia“.

Nel brano, dal sound cupo ma dinamico ed avvolgente, ritroviamo flebili tracce del più moderno cantautorato grazie al testo e alle linee vocali.

Il singolo è accompagnato da un video-clip che nel perfetto spirito di questo duo sperimentale ci fa viaggiare, attraverso gli occhi di una giovane ragazza, tra realtà e sogno. Tra una modernità che ci deprime e un richiamo alla natura tanto inconscia quanto potente.

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Questa dicotomia è proprio la chiave per comprendere “Inerzia”. Il confine tra sogno e realtà, man mano che si procede nella visione del video-clip, diventa sempre più sottile, fino a fondersi completamente per diventare “due facce della stessa medaglia”.

Aspettando i prossimi singoli, che andranno a comporre il primo E.P. dei Cartago ed in attesa di qualche data live, abbiamo intervistato questo interessante duo per scoprire qualcosa di più su di loro e la loro musica.

INTERVISTANDO I CARTAGO

Ciao ragazzi. Come nasce il progetto Cartago?

Ciao! Beh, come tutte le cose belle anche il nostro progetto è nato per caso. Diciamo che il progetto non è stato ideato a tavolino ma è un frutto spontaneo venuto fuori dalla collaborazione fra noi due.

Abbiamo suonato insieme per anni in diversi contesti e ad un certo punto ci siamo chiesti: “Oh ma perché non facciamo finalmente qualcosa di nostro?”. Così nascono i Cartago.

La seconda curiosità è sul nome. Perché Cartago?

Potremmo inventarci molte storie sul modo in cui abbiamo scelto questo nome ma in realtà è uscito fuori in una sera e ci è semplicemente piaciuto il suo suono.

Naturalmente “Cartago” deriva da Cartagine e, partendo da una frase del libro Fight Club “Volevo distruggere qualcosa di bello”, ci siamo subito collegati a questa città antica distrutta nel suo massimo splendore. A livello concettuale ci è sembrato interessante scegliere un nome che si riferisce ad una bellezza distrutta e che genera quasi un ossimoro dal momento che la nostra intenzione è quella di creare.

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“Inerzia” è il vostro primo singolo pubblicato meno di un mese fa. Che riscontro avete avuto in queste primissime settimane?

Il riscontro è stato molto positivo e inaspettato essendo il nostro un progetto auto-prodotto e, di conseguenza auto-promosso. Per cui è stato bello partire da zero e vedere che ad ogni modo siamo riusciti a raggiungere molte persone rispetto alle aspettative e che si sono affezionate al nostro singolo di esordio e hanno deciso di seguirci per continuare a scoprirci.

Ad oggi, a poco più di un mese dall’uscita del nostro singolo, l’attenzione verso il brano continua a crescere e questa cosa ci rende molto felici. Speriamo di poter coinvolgere con la nostra musica sempre più persone in futuro.

Che lavoro di ricerca sonora c’è stato per raggiungere la varietà di suoni che ritroviamo in “Inerzia”?

Come la nostra nascita anche il nostro suono è frutto del caso: tutto è nato in maniera spontanea. Infatti, dopo la nascita di questo nuovo progetto ci è parsa naturale l’intenzione di lanciare la nostra ricerca sonora verso il mondo dell’elettronica, un mondo sconfinato in cui possiamo dare sfogo a tutta la nostra immaginazione.

E’ intrinseca al progetto, infatti, l’estrema necessità di sperimentare, di creare qualcosa che non si era mai vista e sentita e l’elettronica è la soluzione più immediata che può permetterti tutto ciò. La nostra prima fase è stata quella di liberarci del superfluo, tornare ad un livello primordiale lavorando solo sull’aspetto ritmico della nostra musica e integrando solo pochi e semplici suoni elettronici.

Successivamente, quasi senza accorgercene, abbiamo iniziato a “sporcare” il nostro suono con tutte le contaminazioni assorbite attraverso i nostri ascolti individuali e le nostre esperienze musicali passate. Infatti, nonostante le nostre produzioni siano quasi completamente elettroniche, noi sentiamo che al loro interno ci siano anche piccole componenti rock e punk.

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Chi si è occupato del video-clip di “Inerzia”? E da dove nasce proprio l’idea del video in sé?

Come abbiamo detto in precedenza, Cartago è un progetto auto-prodotto a 360 gradi: sia a livello musicale che grafico e visivo. Oltre ad essere musicisti, ci divertiamo nella costruzione della nostra immagine prestando molta cura anche alle grafiche che accompagnano la nostra musica in maniera che rappresentino nel miglior modo possibile ogni sfumatura di quest’ultima.

Insomma, vorremmo che il progetto Cartago sia un’esperienza che non coinvolga più sensi possibile. Ecco perché anche i videoclip per noi sono molto importanti e per esprimere al meglio la visione che avevamo di Inerzia nella nostra mente abbiamo dovuto vestire i panni di registi e sceneggiatori. Inerzia è una canzone che parla dell’apatia purtroppo molto diffusa nella nostra generazione, di quella mancanza di stimoli che ci porta a non reagire davanti agli avvenimenti, ad essere sballottati senza opporre resistenza, ad essere quasi spettatori delle nostre stesse vite.

Abbiamo cercato di rappresentare tutto questo attraverso lo scorcio della quotidianità di una ragazza (interpretata dalla nostra fantastica Ilenia Antonizzi) che attraversa la propria giornata, appunto, con inerzia. Il tutto marcato da un profondo iper-realismo a cui si contrappone la tinta surreale di una seconda linea narrativa che introduce una sorta di alter-ego che invece rappresenta l’esatto opposto: un’esplosione di emozioni trascritte da un montaggio estremamente serrato come per indurre nello spettatore un’esperienza sensoriale aumentata che viene bruscamente interrotta, a tratti, dall’intersecarsi delle due storie.

La distinzione tra surreale e reale più ci si immerge nel video più diventa flebile, al punto che le due cose diventano due facce interconnesse della stessa medaglia e da qui la chiave per capire Inerzia”. Un ringraziamento doveroso va al nostro cameraman Simone Pannullo che ha avuto la pazienza (e l’atleticità) di realizzare le nostre riprese impossibili.

Il mercato musicale italiano in questo momento sembra saturo di proposte. Quale credete possa essere la marcia in più della vostra musica che possa permettervi di “imporvi”?

Questa è una bella domanda.

Naturalmente non conosciamo il segreto del successo ma alla fine l’unica cosa che vogliamo fare è creare la nostra musica cercando di essere il più originali possibile nel farlo. Essere distinguibili secondo noi potrebbe essere una chiave che in futuro potrebbe farci emergere in un ambiente sempre più confuso e saturo com’è appunto il mondo della musica.

Adesso vi diciamo pure una super banalità assoluta, così tanto per contraddirci sul nostro essere diversi: alla fine l’importante è essere sé stessi.

No scherziamo, è avere i soldi per prodursi.

Cartago

Cosa c’è nel prossimo futuro dei Cartago? Altri singoli? Un EP?

Dopo l’uscita di “Inerzia” i prossimi step saranno quelli di far uscire il nostro prossimo brano (anzi in anteprima vi spoileriamo anche il titolo che sarà “Liquido”) e concludere la realizzazione del nostro EP. Al suo interno ci saranno i brani riportati in precedenza ed un altro paio di cose carine.

Diciamo che è un modo di racchiudere lo sbocciare di questo progetto in un unico oggetto come primo tassello di una serie.

Quando avremo modo di vedervi suonare dal vivo?

Ci stiamo organizzando per un mini tour che nei prossimi mesi ci porterà a suonare in varie città italiane. Questo ci eccita particolarmente perché suonare live continua ad essere la nostra principale passione. Soprattutto quando si suona la propria musica. Le date saranno disponibili di volta in volta sui nostri social! Quindi seguiteci che noi non siamo bravi a far sapere le cose alla gente.

Ringraziamo Indie Italia Mag per aver avuto la pazienza di intervistare gente problematica come noi. Un forte bacio!

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