Sikania

Sikania: Come evolversi per migliorarsi

Lasciare la vecchia strada per la nuova si sa, è sempre un salto nel buio. Sopratutto se la strada conosciuta ha portato il tuo singolo d’esordio ad un discreto successo nemmeno troppo tempo fa.

Eppure i Sikania, band siciliana attiva dal 2015, hanno deciso di mettere in atto un netto cambiamento nella loro proposta musicale.

Accantonate le sonorità ska, reggae e latin che hanno caratterizzato il loro primo singolo “Siciliano medio” pubblicato nel maggio del 2019, i Sikania con l’uscita di “Storie” virano in maniera decisa verso un sound che partendo dal pop lascia spazio a contaminazioni funk e, a tratti, dance.

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L’obiettivo di questa “metamorfosi sonora” è ovviamente quella di migliorarsi e sviluppare al meglio le potenzialità di ogni componente della band tenendo conto delle influenze musicali che ognuno si porta dentro. In questo senso il nome della band è assolutamente significativo: Sikania deriva dai “Sicani”, antica popolazione che occupò il territorio dove ora vivono i componenti della band. Alla presunta provenienza di questo popolo i Sikania associano le diverse contaminazioni e predisposizioni musicali di ognuno di loro. Le quali trovano il loro pieno significato proprio quando collaborano in un progetto comune.

Il 13 febbraio scorso i Sikania hanno dunque pubblicato “Storie” primo singolo estratto dall’album in uscita ad aprile ed intitolato “Grazie”.

Il singolo introduce questo cambiamento di sound che avremo modo di apprezzare una volta che verrà rilasciato l’intero disco. Intanto possiamo apprezzare il magnifico arrangiamento di “Storie” dove, tra il pianoforte che richiama le sonorità di “Rock the Casbah” e la sezione di fiati che impreziosisce e caratterizza il singolo, viene fuori il grandissimo talento di questi sette ragazzi siciliani.

Sikania

Questo primo singolo dunque sembra essere un succulento antipasto prima dell’uscita del disco. Se i Sikania sapranno rispettare le ottime premesse di “Storie”, il loro primo album sarà davvero da ascoltare con attenzione.

Abbiamo contattato i Sikania per fare quattro chiacchiere con loro, conoscerli meglio e sapere qualcosa sui loro progetti futuri.

INTERVISTANDO I SIKANIA

Ciao Ragazzi. Siete una band attiva da qualche anno ormai. In cosa vi sentite cambiati e maturati rispetto agli esordi?

Ciao! Ogni tanto ci piace volgere indietro lo sguardo, osservare le orme lasciate e considerarle sulla base delle nuove consapevolezze maturate col tempo e a partire dalle diverse circostanze che si sono presentate durante il nostro percorso. Ci piace imparare dagli errori e cogliere gli ulteriori stimoli di un atteggiamento e di un modo di operare che si rivelano vincenti.

Sicuramente avvertiamo in noi enormi progressi sotto tanti punti di vista. Siamo molto cresciuti umanamente, artisticamente e professionalmente. Tutto questo, a parità dell’efficace impatto col pubblico e della nostra vitalità travolgente, ha fatto crescere anche le nostre ambizioni.

Ci sentiamo più carichi che mai e non vogliamo precluderci nulla. Per questo motivo ci siamo concessi musicalmente un notevole cambiamento stilistico. Abbiamo accantonato le vecchie sonorità ska, latin e reggae per lasciare spazio a qualcosa di molto vicino ai generi pop, funk e dance. Ugualmente energico ma molto più fresco rispetto a ciò che proponevamo.

Alcune delle migliori soddisfazioni finora sono senza dubbio il riscontro positivo e il supporto sempre maggiore da parte del nostro pubblico di fronte a questo cambiamento determinante.

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La seconda curiosità è sul nome. Da dove deriva “Sikania”?

Il nostro nome proviene dal greco e indica quella porzione di Sicilia, più o meno compresa tra i fiumi Salso e Platani, che racchiude la nostra area geografica di appartenenza.

Questo territorio era abitato anticamente dai Sicani. Un popolo con ogni probabilità non autoctono che lo occupò e vi si stabilì. Alla presunta provenienza di questo popolo associamo le diverse contaminazioni musicali di ognuno di noi, che trovano la loro ragion d’essere nel nostro progetto comune.

Siete una band di sette persone. Quanto è difficile conciliare le idee di tutti?

Sicuramente non è tra le cose più facili al mondo, ma è meno difficile di quanto si possa pensare. Magari è un’eccezione che riguarda il nostro caso, ma in genere sono poco frequenti le situazioni in cui emergono diverse direzioni di pensiero. In questi rari casi ci apriamo volentieri al confronto tra di noi, seppur a volte con qualche piccola difficoltà e troviamo un punto di incontro. O scopriamo che vi era già una comune direzione da seguire.

Crediamo che uno dei nostri punti di forza in questo senso sia il naturale modo di assecondarsi e dare sinergicamente un contributo ciascuno secondo le proprie attitudini e potenzialità.

L’intesa musicale e quella umana devono essere direttamente proporzionali. Tra di noi ci aiutiamo, studiamo assieme per perfezionarci e crescere. Dibattiamo costruttivamente, ricerchiamo, ci ispiriamo a vicenda uniti dagli obbiettivi in comune.

Il vostro ultimo singolo, “Storie” ha un sound un po’ diverso da “Siciliano medio”. Che lavoro avete fatto per arrivare a queste nuove sonorità?

Subito dopo la scorsa estate ci siamo resi conto che “Siciliano medio”, seppur sia diventato un tormentone e nonostante la featuring con Peppe Qbeta, ha delimitato fin troppo quello che poteva essere il nostro possibile raggio d’azione.

Avevamo già preso in considerazione alcuni fattori, come ad esempio la lingua del testo, che appunto era in siciliano. Poi ci siamo accorti che anche il genere ci frenava poiché, per quanto vicino al pop, risentiva pur sempre di echi ska, aspetto che magari si rivela efficace durante un live ma magari non è il massimo se proiettato in un’ottica più discografica. A partire da questi accorgimenti ci siamo messi alla ricerca di nuove idee per proporci in maniera diversa e valorizzare al meglio il nostro potenziale.

Così, dopo una serie di ragionate evoluzioni abbiamo lanciato “Storie”, brano che raccoglie sinteticamente gli aspetti innovativi, dai contenuti tematici ai generi, sparsi nel nostro primo album “Grazie”. La scelta del singolo è stata pensata per meglio preparare il pubblico alla nostra metamorfosi, e, alla luce dei feedback ottenuti finora, possiamo dire di essere soddisfatti di questo primo grande impatto.

Il vostro primo album in studio “Grazie” uscirà ad aprile. Volete raccontarci la “storia” di questo disco? Da dove nasce e quando/come avete capito di essere soddisfatti e di averlo finito?

Come avrete già potuto notare, siamo ottimisti e abbiamo tanta voglia di travolgere un pubblico sempre più numeroso col nostro potenziale. Da tutto questo nasce la nostra nuova veste, che presentiamo con questo nostro primo album. Oltre ad essere mossi da stimoli personali, dobbiamo riconoscere che questo nostro lavoro ha un intrinseco legame con il pubblico al quale vogliamo proporci.

Per gli spunti di cambiamento che si stanno rivelando determinanti dobbiamo anche ringraziare il nostro pubblico. “Grazie”, oltre ad essere il titolo dell’album è anche il titolo di uno dei brani presenti (del quale uscirà anche il video ufficiale), ma in questo caso il significato assume una connotazione diversa, concentrata più sull’introspezione psicologica individuale, mossa da tematiche amorose.

Questa direzione contenutistica, che connota anche tutti gli altri testi dell’album, vuole concentrarsi sull’individuo per consentirgli di riflettersi meglio nella collettività, partendo appunto dalla tematica dell’amore piuttosto che dalle denunce sociali che proponevamo in passato.

Ci sentivamo già soddisfatti quando avevamo raggiunto questa coesione di significati e l’innovazione stilistica di cui abbiamo già parlato, ma è risaputo che gli artisti non smettono mai di prendere in considerazione diverse soluzioni, specialmente con l’avvicinarsi della pubblicazione, e così ultimamente ci siamo concessi un piccolo labor limae a livello più che altro musicale e in termini di strutture, e stiamo ancora facendo un lavoro certosino per quanto riguarda la scelta dell’ordine dei brani.

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Ci sono state collaborazioni particolari durante la composizione e/o registrazione del disco?

L’album è stato registrato presso “Roccascina Audioproduzioni” a Catania.

Per quanto riguarda i testi abbiamo collaborato con Cristina Russo e Maurizio Musumeci, mentre abbiamo condiviso le varie idee di arrangiamento con Marco Di Dio.

Da dove nasce l’idea di dare questo taglio al video di “Storie”? Chi se ne è occupato?

Su consiglio di Marco Di Dio, ci siamo affidati alla creatività del video-maker Graziano Piazza e al suo team, anche per il video del brano che dà il nome all’album, che uscirà ad aprile in concomitanza del disco stesso.

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Siete una band originaria del sud. Quanto è difficile cercare di portare avanti un progetto culturale in territori dove le occasioni talvolta latitano un po’?

Attualmente sappiamo giostrarci molto bene, sicuramente molto meglio rispetto a prima, ma muovere i primi passi in Sicilia non è stato certo facile. Anche se dobbiamo ammettere che già con “Siciliano medio” (malgrado il testo in dialetto) abbiamo riscosso un notevole successo anche fuori dall’isola grazie al contest “Musica contro le mafie”, in occasione del quale ci siamo aggiudicati il quarto posto in classifica e il premio speciale ACEP/UNEMIA. Pertanto, nonostante le eventuali difficoltà legate al nostro territorio che sicuramente non dipenderanno da noi, siamo molto fiduciosi anche riguardo “Storie”, “Grazie” e i progetti futuri ai quali già stiamo lavorando.

Siamo ragazzi che credono profondamente nel loro operato, che non smettono mai di perfezionarsi neanche dopo esperienze significative varie e titoli, e ci contraddistingue un fantastico spirito di iniziativa e collaborazione tra di noi.

Avremo modo di vedervi live prossimamente?

Abbiamo già in programma vari eventi di presentazione dell’album.

Vi invitiamo pertanto a seguirci sui nostri canali e sui social per rimanere aggiornati riguardo le date che renderemo presto note.

Oltre a tutto questo, si prospetta molto altro che non vogliamo svelarvi adesso.

Siamo contenti che abbiate voluto dar voce ai Sikania con questa intervista e salutandovi cogliamo l’occasione per dire a voi, a quanti già ci sostengono e ai lettori che ci stanno scoprendo il nostro più sentito “GRAZIE” dal profondo del cuore e rinnoviamo l’invito ad ascoltarci e seguirci per scoprire tutto quello che abbiamo ancora da dirvi.

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