Alle tre di notte - Lara

Alle tre di notte, incertezze con lo sguardo al futuro per i LARA | Intervista

Dopo aver pubblicato tre singoli nella seconda metà del 2019, i LARA ripartono con Alle tre di notte, brano che anticipa l’uscita del loro primo album. I LARA, al secolo Ivan Amatucci ed Emidio Vallorani, affrontano le incertezze della vita fuori dagli schemi, facendo quello che si ama per essere felici, andando controcorrente ma rimanendo comunque con moltissimi interrogativi ed un sapore dolce-amaro in bocca.

Alle tre di notte è la canzone da cantare a squarciagola in quelle notti infinite che sanno di libertà e proprio per questo il duo ha scelto un arrangiamento classico, che prende tanto dalle influenze di Alan Sorrenti quanto dal cantautorato italiano più moderno. Abbiamo intervistato i LARA per conoscerli meglio e scoprire le loro ispirazioni, ma anche i progetti futuri ed il rapporto che hanno con la musica.

Alle tre di notte Lara

INTERVISTANDO I LARA

Parlateci della composizione di “Alle tre di notte”: è una di quelle canzoni che “vengono fuori già con le parole”?

Ivan: No, è una di quelle canzoni dove nasce prima il testo, frutto di una riflessione con sé e le proprie ambizioni e aspettative, a lavoro sul furgone di mio padre, tra una consegna e l’altra. Poche sere più in là, di getto, ho dato la musica a quelle parole. In un ritiro creativo di montagna poche settimane più tardi, insieme a Emidio, abbiamo sistemato e chiuso il brano.  Di Emidio è stata l’idea finale di tornare ad un arrangiamento “senza tempo”.

Doversi omologare ad un certo tipo di società è sempre una grande paura per gli artisti: come vivete questa continua “lotta di classe”? 

Ivan: Un vero artista non deve omologarsi, deve certamente avere dei solidi riferimenti e cercare un contatto il più sincero possibile col pubblico, ognuno nel proprio modo, ma sempre preservando un punto di vista originale, una propria idea del mondo che sappia mettere in discussione chi scrive e chi ascolta.

Emidio: Partiamo dalla considerazione che tutto è già stato scritto e sentito, di certo si è condizionati e a volte si rischia di omologarsi a quello che già c’è.

Alle tre di notte anticipa il vostro primo album: cosa vi ha ispirato per la creazione di un disco intero?

Sicuramente è partito tutto da una lunga amicizia umana e musicale – tra noi due, me ed Emidio – che si è voluta mettere in gioco. Tutto parte sempre da una cosa: dal bisogno di comunicare momenti di vita vera. Da qui inconsapevolmente l’ispirazione ha preso strade diverse: dall’ammirazione per i grandi gruppi internazionali (come, tra i tanti, Beatles, U2 e Coldplay) all’amore per la musica italiana (Alan Sorrenti e Lucio Battisti, giusto per citarne un paio), dalla raccolta di alcuni simboli e immagini che ci hanno segnato negli anni, al desiderio di omaggiare, ad esempio, la città della nostra adolescenza. C’è molta nostalgia in questo disco.

LARA - Alle tre di notte

Negli ultimi due anni avete condiviso il palco con grandi nomi della musica italiana: c’è qualcosa che avete “imparato” da loro?

Ivan: Sì, è stato un onore e un piacere conoscere grandi artisti come Ex-Otago, Dardust, Clavdio, Rovere e Dutch Nazari. Abbiamo imparato tanto da loro, su come gestire un progetto musicale o come prepararsi al live. Dal backstage di un concerto abbiamo avuto la fortuna di condividere insieme tante cose: le cene, la concentrazione pre-concerto, l’energia del live, il divertimento e la rilassatezza che vengono dopo.

Emidio: Credo che il palco sia lo specchio dell’anima per un musicista, gli Ex-Otago sono carichi sul palco e pieni di energia positiva nella vita. Altri che possono darti tanto sono i tecnici, le menti nascoste di ogni live: lo vivono da angoli diversi e lo tengono in piedi per tutti. Ho imparato che sul palco tutto passa troppo velocemente, ogni concerto dovrebbe essere ripetuto mille volte per viverlo in pieno.

Alle tre di notte è uno di quei brani da cantare a tutto volume in macchina, ma a voi capita di riascoltare le vostre canzoni cantandole a squarciagola anche fuori dai palchi? 

Capita eccome, anzi, è una vera prova del nove: se continuano a farci cantare e vibrare anche nella nostra solitudine significa che i brani stanno facendo il loro lavoro. Però noi siamo di parte, speriamo abbiano lo stesso effetto su chi ci ascolterà. Ah, ovviamente l’ultimo singolo continuiamo ad ascoltarlo e cantarlo a squarciagola in macchina alle tre di notte.

In questo momento di clausura forzata, che rapporto avete con la musica? Quali sono i vostri ascolti più frequenti?

Ivan: Di musica ne ascolto sempre tanta, ora più che mai. In questo momento sto recuperando gli album dei Genesis. In linea di massima, cerco sempre di seguire la contemporaneità e di riscoprire il passato.

Emidio: Studiando in Conservatorio, passo tutti l’anno immerso da musica di ogni genere. Ora sto ascoltando Jazz, standard e original, quasi sempre brani senza voce. Prediligo dischi o versioni live (così chiudendo gli occhi immagino di essere lì) di artisti come Avishai Cohen, Joshua Redman o di colossi come Miles Davis.

Nell’incertezza odierna riguardo al mondo dell’arte e dello spettacolo, qual è la vostra grande certezza per il futuro?

Ivan: Di certezza nessuna, l’unica speranza, per ora, è che questa situazione critica passi il prima possibile per ritornare a viverci tutti con più voglia e nuove consapevolezze. Non vediamo l’ora di risalire su un palco e di condividere di nuovo adrenalina e musica con sempre più persone. Più staremo a casa e prima torneremo a stare insieme, mi raccomando.

Emidio: Certezze pratiche non ne ho mai avute, l’unica certezza del mio futuro è l’arte. Per quanto si possa calendarizzare la vita, tutto cambia. L’unico punto fermo è che prima o poi dovrò laurearmi.

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