Tribunale Obhal

I Tribunale Obhal e l’importanza di essere giudici di se stessi

“Essere padroni del proprio io”. In questo breve ma complesso concetto è racchiusa la filosofia del Tribunale Obhal, rock band marchigiana che tramite la loro musica spronano l’ascoltatore a cercare e a seguire la propria voce interiore.

“Obhal” rappresenta proprio quella voce interiore che ci indica la direzione verso il nostro reale essere, scrollandoci di dosso quelle che sono le aspettative ed i giudizi altrui.

tribunale obhal

Così come per il nome scelto per la band, i ragazzi del Tribunale Obhal dimostrano di saper essere un po’ fuori dagli schemi anche e sopratutto grazie alla loro musica. Le loro sonorità, fatte di chitarre distorte, ritmi incalzanti e melodie vocali graffianti risultano decisamente più originali e d’impatto rispetto alla maggior parte delle proposte di musica emergente che attualmente si fanno largo nel nostro Paese.

Da pochissimi giorni i ragazzi del Tribunale Obhal hanno pubblicato un nuovo singolo, “Non riderò”. Il brano anticipa l’uscita del loro secondo disco e proprio a detta della band sarà un album più “particolare”, dove i quattro ragazzi marchigiani hanno cercato di tenere la mente aperta sotto più punti di vista per non fossilizzarsi e riproporre qualcosa di sostanzialmente uguale a quanto già fatto in precedenza. Probabilmente dunque avremo modo di apprezzare una evoluzione in termini sia compositivi che di sound di quello che abbiamo già sentito nel primo disco del Tribunale Obhal.

Il singolo è accompagnato da un video davvero particolare. Possiamo vedere questo “Joker” ballerino che danza tra il centro di Torino e il Parco Dora mettendo in mostra le sue doti ad un mondo per lo più apatico. Fino al colpo di scena finale. Il video è un “sequel” del video di “Taipaa” uno dei singoli del precedente album de Tribunale Obhal.

In attesa del termine dell’emergenza sanitaria per poter tornare a vivere la musica in maniere un po’ più “normale”, abbiamo contattato il Tribunale Obhal per parlare un po’ con loro del singolo appena uscito e dei loro progetti futuri.

INTERVISTANDO IL TRIBUNALE OBHAL

Ciao ragazzi! Il vostro è un progetto attivo da circa 3 anni. Qual è stato il percorso che vi ha condotto al Tribunale Obhal?

Ciao a tutti! Il nostro percorso inizia in realtà nel 2015 con un progetto cover per imparare a conoscerci sotto l’aspetto musicale.

Come persone ci conoscevamo già visto che siamo tutti della stessa zona, le cover ci aiutarono a costruire una buona base per iniziare a comporre i nostri primi brani nel 2016 ma in realtà il nostro obiettivo era quello fin da subito.

Così nel 2017 uscimmo con il nostro primo EP “Tribunale Obhal” con il quale vincemmo il concorso “Giovani X la Musica” organizzato dall’orchestra sinfonica G. Rossini di Pesaro.

Da qui possiamo dire che partì ufficialmente il nostro percorso: aprimmo concerti ad artisti come Bugo e Dunk, cominciammo a girare per l’Italia, nel 2018 uscì il nostro primo disco “Rumore in aula” con il quale arrivò la vittoria del “Tour Music Fest” di Roma e altre aperture di concerti come Octopuss e Punkreas.

tribunale obhal

La seconda curiosità è sul nome. Da dove deriva “Tribunale Obhal”?

Tutto nasce dal fatto che il nostro batterista studiava giurisprudenza e non potevamo non prendere in considerazione un “Tribunale”.

Al giorno d’oggi sembra che tutti hanno il bisogno di dover giudicare qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Questo tende le persone a rinchiudere dentro di loro il proprio “io” facendo emergere in realtà solo quello vogliono gli altri per la paura di non piacere o deludere qualcuno. Ed è qui che interviene “Obhal”. La voce interiore che è dentro ad ognuno di noi e che ogni giorno ci ricorda che solo noi siamo i giudici di noi stessi. “Obhal” è un termine inventato che nasce dalla parola “Labo” (soprannome del nostro cantante Mattia), per mimetizzarlo lo abbiamo girato al contrario e inserito un “H”.

In parole povere questo è il nostro messaggio: “Obhal è la voce interiore che ognuno di noi dovrebbe ascoltare. Tribunale Obhal è essere giudici di se stessi”.

È da poco uscito il vostro nuovo singolo “Non riderò”. Come state vivendo questo momento in relazione al fatto che siamo ancora tutti bloccati a causa dell’emergenza sanitaria?

Sicuramente non è un buon momento. Siamo in una situazione di caos assoluto e purtroppo non sapremo quando finirà, ma una delle poche cose che ci può aiutare adesso è senza alcun dubbio la musica. E’ ovvio che avremmo preferito un periodo migliore per l’uscita di “Non riderò”, eravamo indecisi se attendere o meno. Poi però ci siamo detti che proprio nel male la musica libera il suo vero potere e così abbiamo deciso di contribuire con la nostra di musica.

Siamo stati invitati a far parte di playlist dove l’incasso andrà ad alcuni ospedali d’Italia e di questo ne siamo orgogliosi. E’ chiaro che ci sarebbe piaciuto presentare il brano con dei live ma prima o poi arriverà anche quel momento.

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“Non riderò” anticipa l’uscita del vostro secondo disco. Dobbiamo aspettarci qualche novità rispetto a quanto sentito in “Rumore in aula”?

Certo. Come si può sentire già su “Non riderò” stiamo cercando di evolvere il lavoro fatto su “Rumore in aula”.

“Rumore in aula” è un disco nudo e crudo uscito di pancia mentre il prossimo avrà più particolarità e questo non vuol dire che perderemo la nostra cattiveria, anzi… Vogliamo completarla cercando di lavorare diversamente da come abbiamo lavorato precedentemente.

Siamo dell’idea che non sarebbe produttivo per noi rifare un album identico a “Rumore in aula”. Vogliamo ampliare le nostre menti e continuare a crescere nella composizione e per farlo dobbiamo tenere le orecchie aperte e non cadere nell’errore di fossilizzarci su un solo genere.

Il video di “Non riderò” è davvero particolare. Dove è girato? E di chi è stata l’idea di dargli questo taglio?

E’ stato girato a Torino, la prima parte in centro città e la seconda al Parco Dora; il parco è veramente devastante, non ci eravamo mai stati prima e siamo rimasti colpiti subito dalla sua maestosità e dalla sua aria di strada.

L’idea del video è stata nostra e ci è venuta nel periodo dell’uscita del film “Joker” al cinema. Quando pensammo al titolo della canzone ci venne in automatico abbinarci un pagliaccio ma lo avevamo già utilizzato nel video di “Taipaa” (uno dei singoli del primo album), così decidemmo di fare un sequel e questo è il risultato.  In “Taipaa” il ballerino mostra la sua arte davanti a un uomo affetto da apatia dove alla fine riesce a cambiargli il modo di vedere le cose. Su “Non riderò” il concetto rimane lo stesso: ci prova con una città intera ma senza successo, così si sposta in un parco dove questa volta il risultato sarà quello sperato.

Ci teniamo a ringraziare il ballerino Giovanni Boschini per aver collaborato ancora una volta con noi, è stato davvero pazzesco vederlo all’opera in una location come quella e sarebbe stato un video totalmente diverso senza di lui.

Il vostro sound è decisamente più “rock” rispetto alla maggior parte delle proposte musicali italiane attualmente in circolazione. Credete che questo possa essere per voi un vantaggio (dato che proponete qualcosa di più originale) oppure un ostacolo (dato che al momento il mercato sembra puntare su un altro sound)?

Ogni tanto ci viene fatta questa domanda… E ci piace come domanda! Da un lato ci dispiace che il concetto di musica Rock si sia perso, ma da un lato per noi è sicuramente un vantaggio. Conosciamo benissimo la situazione musicale del nostro Paese dove quasi tutti puntano a definirsi Rockstar senza fare Rock. A volte il termine “Rock” viene anche abbinato ad artisti che di Rock non hanno proprio niente.

Lo riteniamo un vantaggio sia perché siamo rimasti in pochi nel genere e di conseguenza può risultare più originale come dite voi, ma soprattutto per quanto riguarda il discorso live. Il nostro è un genere che va in risalto live e la compattezza e la potenza che hanno i gruppi rock sul palco è difficile da trovare in altri generi.

Quarantena permettendo, avete altri progetti in cantiere per il futuro?

Al momento stiamo lavorando alla composizione del nostro secondo album. Purtroppo questa quarantena ci ha bloccato molto anche se da un lato ci ha permesso di concentrarci sull’uscita di “Non riderò”. Attualmente non potendoci vedere in sala prove ognuno di noi sta raccogliendo idee singolarmente e quando sarà il momento le svilupperemo insieme.

Avremmo anche dei concerti in programma per l’estate ma staremo a vedere cosa succederà. Intanto ci concentriamo sul nuovo disco. Grazie mille per l’intervista. E’ stato un piacere e speriamo di risentirci più avanti, magari per l’uscita del disco. Alla prossima!

Ascolta Tribunale Obhal nella playlist Spotify di Indie Italia Mag

 

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