I Watt sono una band composta da Luca Corbani (1999), Luca Vitariello (1999), e dai fratelli Rampoldi, Matteo (2000) e Greta, giovanissima cantante del 2004.
Quando ho letto le loro date di nascita mi sono stupito per due cose: la prima è che nonostante la loro età possono contare già numerosi successi come aver oltre 100mila stream su più video caricati su YouTube essere definiti una rivelazione da Radio Deejay e aver già suonato a San Siro. Mentre l’altra considerazione è che mi hanno fatto sentire vecchio, ricordandomi però quanto andavano di moda i musical su Disney Channel negli anni 2000.
Il 29 Aprile è uscita Na Na Na (la Testa), brano leggero che sembra preannunciare l’arrivo dei tormentoni estivi, come a voler dire che ogni tanto è importante lasciare da parte i pensieri negativi e ballare senza pensarci su.
Con questa nuova canzone i Watt sprigionano tutta la loro energia, dimostrando di aver già una buona dose di personalità. Ascoltarla quindi può essere un modo per tenersi in allenamento, nella speranza che si possa fare una grande festa il prima possibile.
Un giorno, quando eravamo ancora un trio senza nome, mentre aspettavamo la metro stavamo elencando nomi assolutamente a caso, fino a quando, guardando le rotaie, abbiamo pensato ai Watt, unità di misura della potenza, che era la parola chiave dei nostri show e della nostra musica. Da lì in poi abbiamo deciso che non sarebbe stato solo un nome, ma un obiettivo: concentrare tutta la nostra carica e potenza nella musica.
Un giorno Vita, il nostro produttore e chitarrista, ha tirato fuori un provino musicale che sembrava stranissimo ma molto accattivante. Non c’erano ancora le parole, ma un’orribile linea vocale cantata da lui che faceva solo”na na na”. Il nome del file di quel provino era la Testa, non perché avesse un senso, ma quando ti ritrovi centinaia di provini sul computer la scelta dei nomi è casuale. La cosa divertente è che quel “na na na” è rimasto, a simboleggiare la stessa spensieratezza di quando si canta sotto la doccia e la Testa è stato il cardine per parlare di come a chi ti stressa con inutili problemi vorresti dire solo “fuori dalla mia testa”.
Sicuro non è facile da comprendere, è la generazione della tecnologia e dei social che hanno cambiato gli standard di socialità tanto da diventare indispensabili. Siamo sicuri, però, che questa situazione di lockdown ci abbia fatto riscoprire l’importanza del rapporto umano.
Abbiamo scritto questa canzone quando eravamo tutti adolescenti, 5 anni fa. Allora, per noi, rivendicava il diritto dei ragazzi di scegliere la propria via seguendo le proprie passioni, senza imposizioni dei genitori. Ripensandoci era anche un consiglio per poter vivere tutti al meglio.
Bene! La forza delle persone sta anche nell’adattamento. Tempo di ambientarci ed eravamo già davanti al computer. Matteo, Luca e Vita frequentano scuole di musica che fortunatamente sono riuscite ad adattarsi. Anche a Greta, che va ancora al liceo, non è andata male.
Noi adoriamo Don’t Start Now di Dua Lipa, anche se è uscita lo scorso novembre in questi mesi ha preso decisamente il volo. Il suo miscuglio tra vecchio e nuovo con elementi anni ‘80 e melodie moderne la rende stupenda e speciale.
Greta l’ha dedicata a un ragazzo che era molto importante per lei e che l’ha ispirata nella scrittura del testo. Il ballo è una metafora della vita.
Moltissime volte, soprattuto quando abbiamo aperto il concerto di Van De Sfroos a San Siro. Avete presente quando ci si sveglia appena dopo aver sognato e per un attimo distinguere la realtà dalla finzione è difficile? Ecco per noi è più o meno andata così, ricordiamo quel giorno come se fosse un bellissimo sogno… che è diventato realtà. Fatichiamo ancora a crederci, ma soprattutto sentiamo ancora l’urlo della folla che ci ha folgorati.
Ci immaginiamo con 10 anni in più… e magari sul palco di San Siro, ma come headliners.
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