Antonio Scafuri: “Non può piovere per sempre”
“Quanto ho camminato e poi mi sono perso e.. non può piovere per sempre.”
Questo è uno dei passaggi forse più significativi di “Ridere”, primo singolo di Antonio Scafuri, cantautore classe 1991 che con questo brano fa il suo esordio nella scena cantautoriale italiana.
Si definisce assuefatto di musica ed è fin da bambino, anche grazie alla famiglia circondato da stimoli musicali. In età più adulta poi, incontrando altre persone con cui condividere questa passione, il suo percorso diviene più strutturato fino ad arrivare al 13 maggio scorso con la pubblicazione di “Ridere”.
Il brano è una canzone dal testo malinconico ma che, a detta di Antonio Scafuri, vorrebbe essere un urlo di speranza. Un “memento” che permetta all’ascoltatore di tenere ben presente che prima o poi tutto si sistema e le cose vanno nel verso giusto. Per l’appunto “non può piovere per sempre”. Prendendo dunque in prestito le parole di Eric Draven (protagonista del film cult “Il corvo”) Antonio Scafuri vuole mostrarci come, un po’ di luce in fondo al tunnel ci sia sempre. Anche quando ancora non riusciamo a vederla.
“Ridere” ha un arrangiamento fresco, tipico del nostro nuovo Itpop con che sembra studiato per esaltare le capacità vocali dello stesso Antonio Scafuri e sembra essere una ottima premessa per i suoi futuri lavori.
“Ridere” è accompagnata da un video-clip, tanto semplice quanto efficace. Nel video infatti seguiamo la quotidianità di un giovane ragazzo in cui, come nella vita di tutti, ritroviamo momenti più felici e sereni e momenti più complicati e di difficile gestione emotiva.
In attesa di ascoltare altri brani abbiamo contattato direttamente Antonio Scafuri per conoscerlo meglio e fare quattro chiacchiere con lui.
INTERVISTANDO ANTONIO SCAFURI
Ciao Antonio. Qual è il tuo background da musicista?
Non credo di potermi definire un vero e proprio artista, né di possedere un background degno di nota. Molto semplicemente sin da piccolo sono stato accompagnato dalla musica, il pianoforte e la voce di mia sorella: una costante, insieme ai vinili di mia madre… i più bei ricordi.
Crescendo poi ho incontrato persone, divenuti amici e poi veri e propri fratelli che come me, assuefatti dalla musica, hanno capito di non poterne fare a meno.
Da poco è uscito il tuo primo singolo “ridere”. Vuoi raccontarci qualcosa sulla genesi del tuo primo brano?
Come tutto ciò che scrivo, questo brano è nato un po’ per caso, ennesimo viaggio in macchina con un amico e il suo tormentone a scandire i km macinati: “Antò, non può piovere per sempre”.
Una flebile speranza alla quale aggrapparsi, niente di più, la speranza che prima o poi tutto si aggiusti, che tutto andrà per il verso giusto.
“Ridere” è un brano decisamente malinconico. Quanto di quello che scrivi è tua esperienza diretta e quanto è frutto di ciò che invece osservi nella realtà quotidiana che ti circonda?
Ovviamente ed inevitabilmente c’è qualcosa di mio dentro, qualcosa che mi appartiene, che ho vissuto, che ho visto.
“Ridere” è accompagnata da un video-clip in cui mostri proprio la quotidianità di cui sopra (la partita di calcetto, le risate sul letto ecc. ecc.) di chi è stata l’idea e chi se ne è occupato?
L’idea del video allo stesso modo, nasce dalla collaborazione con Michel Liguori e tutto il suo validissimo team, in seguito ai nostri vari e sconclusionati incontri nei quali, ovviamente, sono stati sempre presenti quelli che oso definire le mie spalle forti, i miei amici. Abbiamo deciso di dare forma a quelle parole.
Da qui poi la scelta di coinvolgere Alessio Gallo e Asia Vincenti, protagonisti del video, che prima di essere due professionisti sono stati due scoperte fantastiche, ragazzi speciali che hanno fatto loro questo progetto ed entusiasti ne hanno preso parte.
Hai collaborato con qualcuno in particolare per la realizzazione di “Ridere”?
Nella realizzazione sono stati per me fondamentali Sandro Amato (chitarrista) e Francesco Rastiello (aka Kami, producer), con me sin da subito, passo dopo passo, pronti a costruire qualcosa di nostro.
Le chitarre, i fraseggi, un sound particolarissimo dettato dal cuore, studiato, ricercato ma per niente ”scolastico”.
Allo stesso modo gli altri elementi del beat e l’arrangiamento sono frutto di intere giornate passate insieme, cucitimi addosso, rispettando a pieno il mio modo di fare e vedere la musica.
Il team di cui insieme a loro faccio parte, “Inside”, rappresenta tanto, molto per me. Opera da 10 anni nel mondo dell’entertainment con successo sia in Italia che in Europa.
La vision del progetto si basa sullo stesso sogno vissuto da amici con un sottofondo musicale che non cessa mai di suonare, ed è per questo che ho scelto loro, i miei amici di sempre, per condividere questo percorso.
Come hai vissuto dal punto di vista artistico la quarantena prima e la “fase 2” ora?
La quarantena è stato un periodo buio perché di punto in bianco ho visto cessare i nostri eventi, la nostra routine, il nostro stare perennemente insieme. Forse l’unico lato positivo, la possibilità di lavorare molto su se stessi, studiarsi a fondo e forse riscoprirsi.
Progetti per il prossimo futuro?
Riguardo i progetti per il prossimo futuro, sono in cantiere vari brani e idee su come raccoglierli e proporli. Sicuramente lo scopo è quello di continuare a divertirci, farlo nell’unico modo che conosciamo, e cioè con la musica al nostro fianco, cercando di esprimerci al meglio.
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