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Stare Bene | Indie Tales

Era da tempo che raccontavo a me stesso bugie. Bugie enormi, talmente grandi da sorreggere un’intera vita. La mia esistenza era una menzogna, nessuno sapeva realmente cosa avessi dentro. Chi ero io? A questa domanda forse non so ancora rispondere. Quello che so adesso, però, è che voglio condividere (quasi) tutto ciò che sento. Per filo e per segno, senza trascurare i dettagli. Solo così si esiste, solo mettendosi in gioco di definisce un’esistenza. Sono stufo di sopravvivere, voglio far parte del mondo, fare il girotondo insieme a lui.

Mi reputo da sempre uno spettatore silenzioso di ciò che mi circonda, un’ombra a cui nessuno fa troppo caso, se non quelli che emanano vibrazioni simili alle mie.

Questa voglia di esistere, di prendere parte alla vita intorno a me mi è piombata addosso come una secchiata d’acqua fredda una mattina di un po’ di tempo fa.

La notte prima, anziché dormire, mi rigiravo nel letto e pensavo, pensavo, pensavo. Non a qualcosa in particolare, ricordo solo il velo nero che stendevo sopra a tutto ciò che mi passava per la testa. Come il buio che cala su una città dopo il tramonto.

Tutto era nero: la mia mente, il mio umore, il filtro con cui guardavo le cose.

La mattina mi svegliai con una sensazione strana. Sebbene non avessi praticamente chiuso occhio non avevo sonno. Mi alzai, andai in bagno e mi guardai allo specchio. Ero pallido, spento, dimagrito. Ma come era potuto succedere? Quando avevo cominciato ad assumere davvero le sembianze di quell’ombra che pensavo di essere? Non poteva andare avanti così.

Forse a volte bisogna arrivare a picchi bassissimi del nostro cervello e della nostra anima per prendere la giusta rincorsa. Scendere più che si può senza paura, senza mentire a se stessi. Vedere fin dove si può arrivare. Non so cosa avessi mangiato la sera prima, quale evento abbia scatenato quella voglia di trasformazione. So solo che da quel giorno non sono stato più lo stesso. Mi accorsi del mondo intorno a me, volevo interagire con altri esseri umani. Volevo provare sensazioni di tatto e gusto, godere come un maiale.

In pochi giorni trovai lavoro. Cominciai ad uscire, a vedere gente perché volevo e non solo per non passare troppo tempo con me stesso. La vita era tutta intorno, e sentivo che era mio dovere partecipare, dare il mio contributo.

“Per stare bene ci vuole volontà” mi dice sempre mia nonna. “Che credi, che sia facile?” mi disse una volta quando ero bambino.

“Cosa, nonna?”

“Il mondo là fuori. Star bene, godersela, rilassarsi!”

Sinceramente, a quell’età, mi sembrava tutt’altro che difficile stare bene. Giocavo tutto il giorno. Non me ne stavo tanto lì a pensare al male di vivere.

Quello l’ho incontrato più avanti, verso i 14 anni e da lì in poi, a parte poche fasi, non mi ha mai abbandonato.

Comunque star bene si può, e se non ci si riesce, bisognerebbe vederlo quasi come un dovere morale. Ché se stai bene tu, allora sta bene anche la tua cerchia di persone. E così via. È contagioso, proprio come il sorriso.

Come si fa a star bene? Innanzitutto cominciando a non stare male. A fare un po’ quel che ci va, quando ci va. Senza farci troppe domande. E se i pensieri ti assalgono, tu fregatene. Che l’attimo dopo stai già pensando a qualcos’altro.

Racconto liberamente ispirato al brano STARE BENE di GIROLAMO

 

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