Le rose e il deserto: Le parole, le immagini | Recensione Album

Chi è il poeta se non colui che dà voce al marasma di pensieri che popolano l’universo? Poche parole – quelle giuste – messe in fila ed ecco che l’immagine di cui avevamo bisogno, e che fino a poco prima era sfocata nella nostra testa, appare magicamente.

Un viaggio che comincia da bambini

I pensieri più grandi e difficili da chiarire sono quelli che ci portiamo dentro da sempre, che cominciano nella primissima infanzia, quando diamo vita al rapporto più importante di tutti: quello con i nostri genitori.

Ed ecco che luoghi, stati d’animo e ricordi creano un vortice che esce talvolta in modo violento e sconclusionato, ma la maggior parte del tempo rimane sepolto dentro di noi.

Prima l’accettazione, poi la comunicazione

L’EP “Io non sono sabbia” di Luca Cassano, classe 1985, in arte Le rose e il deserto, vuole dar voce a quel vortice in modo pacifico, risolto e, seppur con un velo di malinconia, apparentemente spensierato.

C’è sicuramente alle spalle un percorso di accettazione e conoscenza di sé, ma il linguaggio – che fa da padrone – e il sound con cui ci viene presentato il suo flusso di pensieri sono diretti come solo il linguaggio di un bambino può essere.

I brani

Se in “Sabbia” c’è l’audacia di andare oltre i dettami paterni, “Un terzo” è il voler vedere con chiarezza le cose dopo tempi bui, la ritrovata capacità di apprezzare il bello che ci circonda. In “Pirati” appare la madre, donna bellissima che racconta storie di lupi di mare. Una canzone in cui i ricordi d’infanzia più dolci vengono lasciati liberi. “Sensi unici” sono le regole che ad un certo punto ci diamo da soli, quelle leggi che da un lato sono il risultato di ciò che ci è stato imposto, dall’altro quello che negli anni abbiamo capito che ci impedisce di autodistruggerci. Infine, “Passi indietro” è il trarre conclusioni su ciò che è stato finora, la riflessione finale: “Non fidarti degli occhi, ascolta piuttosto la pancia”. 

Il colore delle parole

Una catarsi lunga quattro brani dalla forte impronta cantautorale, in cui il testo che, a tratti molto malinconico, regna sovrano. Un pop leggero dalle influenze elettroniche, suoni limpidi, chiari, che fungono da tela bianca su cui il testo possa creare le proprie macchie di colore, ora pastello, ora nere e blu oltremare. Ma mai colori primari. 

Ascolta Le rose e il deserto nella playlist di Indie Italia Magazine!