Giunta: “Aspirerò sempre all’Arte a prescindere dal genere” | Intervista
Giunta è un cantautore classe ’97 nato a Palermo ma cresciuto musicalmente a Milano; dopo le prime acerbe produzioni nel capoluogo siciliano, grazie anche all’incontro con Ohrwurm e Chaky, Giunta affronta un processo creativo a tutto tondo, che lo porta a spaziare all’interno di sonorità elettroniche di stampo internazionale, fluttuando tra chill-jazz-funk. A completare la produzione artistica di Giunta, testi in italiano ed interventi musicali da lui stesso suonati.
A Luglio 2020 Giunta ha presentato il suo EP autoprodotto “PRIMA VERA”, composto da quattro brani (Tenco, Per Farci Stare Meglio, Game Boy e Sa Di Primavera). Un mini album che tratta i temi dall’amore secondo due diversi punti di vista: il rapporto con l’altro ed il rapporto con se stessi. Abbiamo intervistato il giovane cantautore siciliano per entrare nel suo mondo, tra respiro internazionale e legame con la sua città.
Intervistando Giunta
Ti senti più vicino al chill-jazz-funk internazionale (penso a Chet Faker o alcune produzioni di Flume e Childish Gambino) o alla più recente wave italiana?
Decisamente alla prima! PRIMA VERA nasce dal fatto che sento proprio una necessità di distaccarmi da ciò che è di moda in Italia. Ci sono quelli che mi piacciono in Italia, alcuni sono molto bravi, pochi sono veri e propri innovatori. Ecco, io ho il desiderio di lasciare qualcosa di nuovo e non la vedo come una presunzione, ma come un senso di responsabilità nei confronti del bello contro la piattezza di ingegno che irrora le classifiche. So che probabilmente non mi troverò mai in cima ad esse così facendo, perché all’Italia “La qualità ha rotto il cazzo” (citando Boris che una delle mie serie preferite) ma non mi importa, non è l’obiettivo primario, spero solo di lasciare qualcosa a chi mi ascolta come chi ascolto io lascia qualcosa a me.
Quanto ha influito il trasferimento da Palermo a Milano, parlando della tua produzione musicale? Ed in cosa?
Credo che la cosa migliore che Milano mi abbia dato sia stata la possibilità di conoscere gente esperta con cui collaborare. Ohrwurm e Chaky sono stati fondamentali per il mio processo di maturazione come produttore, loro sono stati la mia ‘stanza dello spirito e del tempo’, hanno accelerato incredibilmente il tutto ed è vero che circondarti di talenti ti aiuta come minimo a migliorare.
Così PRIMA VERA è nato in autonomia ed è stato bellissimo perché è stata la prima volta che ero solo io in quella stanza e ogni tanto ce n’è bisogno. In più Milano mi ha allontanato dal me liceale, dal me più chiuso e limitato e questo mi ha spinto a scoprire cosa davvero mi piace. Devo però sottolineare che c’è tantissimo di Palermo in quello che sono, non so se PRIMA VERA sarebbe mai stato così se non l’avessi registrato nella stanza che è stata quella della mia infanzia, è un amore che non riesco a spiegare ma è senza dubbio un amore.
Nella tua bio dici “Aspettatevi cose diverse fra loro”…quindi dopo Prima Vera arriverà l’Estate di Giunta? Hai già idee per far germogliare i nuovi semi?
Quello che intendo è che a me piacciono cose fin troppo diverse tra loro per dirvi in anticipo a quali generi musicali apparterrà la mia musica. Inoltre io odio le categorizzazioni e quindi a prescindere non voglio farne. Quello che posso garantire a chi mi segue e seguirà è che l’Arte sarà sempre ciò a cui aspirerò, a prescindere dal genere, dal beat, dal suono.
Come nasce la composizione di brani del genere? Amo l’utilizzo dei samples ma quanto suonato c’è nel tuo modo di scrivere?
In realtà c’è molto più suonato di quello che sembra. La gente mi chiede da più di un mese dove abbia preso il sample per l’intro di Tenco, ma è suonato da me, amo i synth. Certo, ci sono anche alcuni sample, ma cerco sempre di suonare quando posso, in modo da consegnare un risultato originale. Però sono anche molto vicino al mondo hip hop del campionare, ma non lascio mai un sample così com’è e cerco sempre di modificarlo a mio piacimento, o meglio, per il bene della traccia. Inoltre ci sono tante chitarre e bassi veri. Per quanto riguarda la composizione, in PRIMA VERA ho voluto che le parti strumentali fossero protagoniste e quindi ho cercato prima di suonare e poi scrivere i testi, in modo che potessi emozionarmi a prescindere da ciò che avessi da dire, che chiunque potesse avere un colloquio intimo con quella che poi è diventata la base.
Non serve sempre cantare, io non sono un ‘cantante’, quasi mi dà fastidio quando mi definiscono come tale e quindi Game Boy non ha molto testo non perché non avessi idee ma perché chi è abbastanza sensibile e ascolta attivamente le “sente le parole”.
In un solo anno, da “Lasagne” a Prima Vera si sente una grande crescita musicale, una svolta ben definita: cosa ti ha spinto alla ricerca di sonorità ben più liquide?
Non mi emozionavo più, avevo bisogno di sentirmi fiero di me stesso. L’inizio del 2020 è stato molto difficile da vivere per me e giuro che il Covid è stato l’ultimo dei problemi, fortunatamente per me e per i miei cari. Anzi, al virus devo il fatto di avermi chiuso in casa. Non ero nel mood per fare nuova musica, ero un po’ apatico, il che è brutto per chi deve creare qualcosa, la mia non era tristezza, magari, era proprio una forma di anedonia. Tutto quel tempo in casa mi ha portato a scrivere e sperimentare, prima per noia poi per necessità.
Ora sto meglio, dopo un EP come questo mi sento positivamente svuotato. Sono fiero, ma non sono ancora soddisfatto: non è un punto d’arrivo, è come il primo canto dell’Inferno, bello ma è solo l’inizio, per arrivare al paradiso bisogna salire, sarà tutta in salita, non sarà facile alzare sempre l’asticella ma ci proverò con tutto me stesso. Ora cerco nuovi stimoli e quando ci saranno ci sarà nuova musica. Il viaggio è appena cominciato.
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