Cacletto

Tra Kusturica ed i Clash ecco “Super Zapping”: il nuovo disco dei Calcetto

Il lock-down che abbiamo vissuto la passata primavera ha fatto sì che moltissime band, cantautori e artisti (o presunti tali), focalizzassero le loro energie nella creazione di nuova musica. Nei periodi successivi dunque abbiamo avuto modo di ascoltare moltissimi brani composti e registrati durante la quarantena.

Di molte di queste canzoni avremmo fatto volentieri a meno, fortunatamente però, tra le moltissime novità di questi ultimi mesi c’è anche tanta musica interessante.

Tra le novità che più hanno attirato la nostra attenzione, considerando le produzioni avvenute durante la quarantena, troviamo senza ombra di dubbio il nuovo lavoro dei Calcetto.

Calcetto

La band di Mark Zonda e soci ci aveva già fatto una ottima impressione con il loro precedente e.p. “Punk vs Mod” pubblicato alcuni mesi fa ed ora, favoriti anche dal periodo di lock-down, i Calcetto sono tornati con un nuovo interessante disco dal titolo “Super zapping”.

Il titolo del disco, uscito il 25 settembre, è davvero rappresentativo. Infatti, come davanti ad una tv quando si fa zapping che si salta da un canale ad un altro, così i Calcetto nelle sette tracce presenti nel loro nuovo lavoro, giocano senza soluzione di continuità tra vari sound e contaminazioni. Gioco che ritroviamo anche nei testi e negli argomenti trattati nei brani. “Sette canzoni che parlano di amore, ribellione, speranze attese e disattese.” Queste le parole con cui Mark Zonda descrive il nuovo disco.

CALCETTO

Si va dalle sonorità pop di “Title track” fino all’influenza elettronica di “Dolly Bell” passando per brani come “Grace” capaci di fondere varie contaminazioni e stili. I Calcetto dunque si confermano una realtà davvero interessante con una identità precisa ed una personalità forte.

Abbiamo contattato direttamente la band Calcetto per fare quattro chiacchiere con loro a proposito di questo nuovo ed interessante capitolo del loro percorso artistico.

INTERVISTANDO I CALCETTO

Ciao Ragazzi. E’ un piacere ritrovarvi. Il 25 esce il vostro nuovo album. Come state vivendo questo periodo?

Il piacere è tutto nostro. Qui tutto bene. Stiamo godendo di questi ultime belle giornate che ci sta regalando settembre in attesa che N.A.S.A. e compagnia bella ci svelino se Venere ospita qualche tipo di forma di vita batterica tra le sue nubi infuocate. Questo 2020 è stato davvero un anno bizzarro.

Calcetto

Nelle 7 tracce di “Super Zapping” passate a parlare dall’amore ai Clash a Kusturica. Volete raccontarci qualche retroscena sulla genesi delle canzoni e sulla scelta degli argomenti da trattare?

Le canzoni sono nate durante gli ultimi giorni di isolamento domestico dettato dal corona virus, in trepidante attesa di poter finalmente correre in libertà verso lo studio di registrazione per registrare le voci. L’esilio forzato ha guidato la creazione dei brani verso soluzioni più creative e artificiose rispetto alla classica forma di registrazione da rock-band, puntando su un coloratissimo amalgama creativo più vicino a patchwork musicali e retro-avanguardia in voga nei primi anni 2000, quando lo-fi ed indie-rock si fondevano con city-pop e soul.

Da un certo punto di vista l’album è stato molto simile al mio primo album “Feel The Black”, del 2002, a nome Mark Zonda. Una grande influenza è stata la riscoperta del genere hip-hop/lo-fi grazie alla popolarità riscossa dai “reclusi digitali” della hip-hop/lo-fi radio di Chilled Cow, celebrata persino da YouTuber di spicco come Gio Pizzi e Roman NFKRZ.

Anche Elvis Costello ha seguito questa strada lasciandosi trascinare dall'”Helsinki Sound“, fatto di beat elettronici e spezzoni di soundtrack cinematografici. Questo di musica mi ha portato a una riflessione. Cosa rendere questi collage musicali così speciali? Molto più di un semplice beat. Alla base c’è la rievocazione di qualche elemento nostalgico in grado di trasportarci istantaneamente a sensazioni piacevole del passato, ai confini del conscio. Da qui è parso chiaro quale sarebbe stato il percorso che avrebbe guidato l’album: una celebrazione della nostalgia, lato dolce e salato.

“Title Track” è il brano più collegato alla scena musicale italiana indie dei nostri giorni: sentivo ancora una volta l’esigenza di presentarmi direttamente all’ascoltatore presentandomi, anche per stabilire una connessione emotiva con lui. Per la mia generazione, viaggiare attraverso la musica nel mondo dell’adolescenza e i suoi dintorni corrisponde a farsi un giro di giostra in quel grande luna-park colorato che sono stati gli anni ‘80 e ‘90. Da qui la rievocazione degli ascolti radiofonici nel brano “Grace”, il riallacciarmi ai “Clash” nel brano omonimo e la successiva celebrazione dei club e della varie muse rock. Kusturica invece è stata una piacevole scoperta emersa dalla rete durante la quarantena.

Mi sono divorato l’intera filmografia, recuperando con colpevole ritardo miti e suggestioni del regista di Sarajevo. Il brano “Dolly Bell” è un viaggio musicale all’interno dei topos delle sue produzioni. Non è un caso se nell’album trovate campioni di cori e strumenti balcanici e asiatici tra una canzone e l’altra.

Calcetto

In cosa pensate di essere cambiati (o evoluti) rispetto al vostro primo E.P. Punk vs Mod?

L’album “Super Zapping” ha avuto una genesi molto più veloce rispetto a “Punk Vs Mod”, ed è sostanzialmente nato in casa in modo più istintivo e sperimentale. L’approccio vacilla fra l’indie-pop e l’house, quasi come se Cornelius avesse deciso di decostruire Burt Bacharach e  Brian Wilson. Dato che l’album è nato tra piadina e Sangiovese al posto che tra sushi e sake si potrebbe quasi parlare di Romagna-Kei!

Avete dichiarato che il titolo di questo lavoro doveva essere un altro. Cosa vi ha convinto invece a chiamarlo “Super Zapping”? e Perché?

Quando ho iniziato a scrivere i pezzi per il nuovo album li avevo archiviati in una cartella chiamata “Super Lo-Fi”. All’inizio avevo in mente un progetto completamente diverso, a metà strada tra Daniel Johnston e Beat Happening. Avevo anche iniziato a registrare brani noise e distorti come “Vita da Stronza” e “Radio Rock”, poi cestinati.

A farmi cambiare idea è stata appunto la già citata lo-fi radio e soprattutto la ricerca di beat delle drum-machine vintage che potete sentire nell’album Il fatto è che, vergognosamente, ho comprato solo da poco un lettore di vinili e sono rimasto letteralmente stregato dal suono che hanno le batterie elettroniche su quel supporto.

Una volta finito l’album mi sono chiesto: è ancora rappresentativo il nome che ho scelto per questo lavoro? Una buona parte della componente lo-fi non era più così evidente come nel progetto iniziale. Ho ricercato quindi un nome che identificasse istantaneamente il periodo che mi ero ritrovato a cantare, con un certo grado di suggestione. Zapping è uno slang ormai datato nato con la commercializzazione del telecomando. Permette di passare velocemente da un argomento all’altro. Attinge a un serbatoio collettivo che è stato il principale riferimento mediatico per una generazione alimentata a cartoni animati e programmi musicali direttamente dal tubo catodico di una tv.

L’aggettivo Super fa apparire il titolo quasi il nome di grido per un videogioco arcade o per il Commodore 64, oppure un game show pomeridiano della Rai. Super Zapping è rimasto.

Calcetto

Tra “Punk vs Mod” e “Super Zapping” si possono trovare molte analogie tra i due lavori. Si può dire che “Super Zapping” è un ideale prosecuzione del discorso iniziato con “Punk vs Mod”?

Probabilmente il legame principale tra i due album è legato al mio modo di scrivere i testi dei brani, che ritengo ormai orientato verso un tipo di poetica abbastanza riconoscibile. Se da un certo punto di vista il focus si è spostato da un’ottica più introspettiva a uno sguardo più allargato su un’intera generazione, sono rimasti invariati citazionismo e ricorso a un tipo di scrittura cosmopolita.

I brani di Punk Vs Mod sono inoltre quasi sempre stati i testi a dettare i percorsi melodici delle canzoni, mentre in Super Zapping il processo è stato esattamente l’opposto.

L’emergenza sanitaria che stiamo ancora vivendo ha portato profondi cambiamenti nel mondo della musica. Come avete vissuto come band il periodo di quarantena? E come vi state organizzando per il futuro in vista di eventuali live?

L’emergenza sanitaria ha comportato una destrutturazione e digitalizzazione di gran parte del processo creativo, influendo a livello genetico a marcare il D.N.A. dell’intero album. Non abbiamo nessun live all’orizzonte.

Data la complessità di arrangiamenti e innesti musicali sarebbe interessante portare in scena una riscrittura totale degli arrangiamenti, visto che non ho mai trovato particolarmente stimolante assistere a live parchi di sudore e batterie fumanti. Una revisione completamente acustica dei brani potrebbe essere parimenti interessante.

State lavorando a qualche video-clip per qualche traccia del nuovo disco?

Effettivamente sì!

Quasi sicuramente appariranno lyric-video dei brani più interessanti, mentre dovrete attendere un po’ per la visione di “Clash”, a cui vogliamo dedicare un’attenzione particolare coinvolgendo il regista ravennate Matteo Bevilacqua, già autore del video della “Girandola Del Sud”.

Avete collaborato con qualcuno in particolare nelle varie fasi di produzione del disco?

Il video vede il validissimo contributo della cantante Valentina Donati, che è riuscita a donare a molti brani armonia e profondità. Duettare su Clash è stato molto divertente. Effettivamente è un brano pieno di carica ed energia che continua ad emozionarmi ad ogni ascolto.

Progetti futuri? Ci saranno degli eventi per promuovere il disco?

Nessun progetto in vista. Pensavamo di proiettare il video di Clash direttamente sulla Luna per lasciare tutti a bocca aperta, ma sembra che Damon Albarn e i Gorillaz ci abbiano già rubato il posto!

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