Senza di te | Indie Tales
In vita mia avrò chiesto ad almeno cento persone quale fosse la loro idea di amore. Come se questo potesse aiutarmi ad avvicinarmi alla verità assoluta, o quantomeno a non incappare più in certi errori. Ma gli errori non esistono. O meglio, sono occasioni di crescita, modi per imparare a non fare più del male a noi stessi e agli altri.
Sono uno che apprende molto in fretta, tutto sommato mi ritengo un tipo sveglio. Eppure in campi come rapporti umani, amore e “affetti” in generale non imparo mai. Non passo mai al livello successivo, ma solo alla ragazza successiva.
Una tra le risposte più interessanti che ho ricevuto me l’ha data zia Carmen, una di quelle zie alla lontana, che non vedi neanche una volta l’anno. Lo scorso Natale è venuta a trovare i miei genitori, così tra una tombola e un pacco da scartare ho preso coraggio e gliel’ho chiesto: “Zia, ma per te l’amore cos’è?”
“È la felicità dell’altra persona, a prescindere da te”.
Boom. Un colpo al cuore.
Proprio in quel periodo frequentavo una ragazza che, a dirla tutta, ancora non ho dimenticato. Con lei sarei potuto passare facilmente al livello successivo, ma forse il bambino viziato che è in me non ne voleva sapere.
Se quello che sostiene zia Carmen è vero, allora è davvero una cosa per pochi. In un mondo in cui siamo tutti presi dal nostro ego e convinti di essere il centro dell’universo, volere la felicità di qualcuno senza necessariamente farne parte è davvero un miracolo.
L’amore è un miracolo. Ecco cosa risponderei io se qualcuno mi ponesse quella domanda.
Non faccio mai il suo nome da quando abbiamo smesso di frequentarci, e non lo farò neanche adesso. Che ha il nome di un fiore, però, posso dirlo. Del più bello dei fiori, per dirla tutta. I fiori hanno sempre avuto una certa importanza nella nostra relazione. Ci siamo conosciuti grazie ad un bellissimo mazzo di fiori abbandonato su un marciapiede, e così mi sembrò un’idea originale presentarmi ad ogni appuntamento con un fiore da regalarle. Perlomeno lei sembrava apprezzarlo molto.
Non sono noto per essere una persona leggera e spensierata (lo si può intuire dal tipo di domande che pongo a parenti lontani e semi-sconosciuti), ma con lei mi sentivo così, soavemente delicato. Proprio come un fiore.
I problemi iniziavano quando non stavamo fisicamente insieme, e questo capitava spesso visto che per lavoro doveva spostarsi continuamente. Sentirla felice lontana da me mi faceva diventare matto. Non sopportavo di avere una persona realizzata e che amasse prima di tutto se stessa al mio fianco? A quanto pare, no.
Quante liti, quanti scontri inutili per questo motivo.
“Sei geloso?” Mi chiedeva ogni volta. La verità è che no, non ero affatto geloso. O meglio, non più di qualsiasi ragazzo innamorato. Ero terrorizzato dal fatto di non essere sempre la causa del suo benessere. Maledetto ego.
E lì per lì neanche mi rendevo conto di quanto potessi risultare pesante ad una persona come lei, serena e realizzata. Una di quelle persone in grado di compiere quel miracolo di cui pochi sono capaci.
Ma anche le belle persone di stancano prima o poi, e così è stato. Mi ha lasciato, sfinita dalle mie continue lamentele. E dopo mesi di lacrime e cuscini impregnati, ho capito che c’era qualcosa che non andava in me.
Le parole di zia Carmen mi risuonavano in testa come campanelli impazziti, ma il cuore era in pace. Così un giorno presi il telefono e chiamai quel fiore che avevo lasciato cadere sul marciapiede. Ci vediamo tra un’ora, vi tengo aggiornati.