Le mille identità di Angelo Iannelli | Intervista

Definire con un unico appellativo Angelo Iannelli è davvero impossibile! Convivono in lui contemporaneamente diverse identità che lo rendono, però, un artista a 360°.

Iannelli ha fatto della scrittura il suo minimo comune denominatore: è infatti autore di testi per il teatro, di cui è anche protagonista, come “Dalla notte del mito all’Eneide nei luoghi e nei tempi di Virgilio” e del saggio scientifico “L’Io diviso. Dai medici-filosofi alla letteratura, al teatro e al cinema del Novecento” (edito dalla casa editrice Aracne).

La sua penna si presta anche al mondo della musica. Nel 2017 esce il singolo Conserva i sogni, seguito poi negli anni successivi da Milena e Il bambino di Aleppo. 

Nel 2020 pubblica invece i brani Comico dell’arte, GPB e il recente DAG, Disturbo d’ansia generalizzata, la cui musica è stata scritta insieme al musicista Riccardo Corso.

INTERVISTANDO ANGELO IANNELLI

Cantautore, scrittore, attore, professore: a quale personalità di senti più legato? Raccontaci chi sei.

Sono tutte attività e passioni che rispecchiano una personalità unica. O almeno lo spero! La domanda mi suggerisce un’ idea per la mia prossima canzone: cosa ne pensate di DDI, “Disturbo dissociativo dell’identità”?

Non è facile dire a quale attività sia più legato: sono un cantautore, scrittore, attore e professore, semplicemente perché scrivo, canto, recito ed insegno. In base ai miei stati d’animo, non facili da gestire, in un certo momento uno di questi prevale sull’ altro. La scrittura è il mio braccio destro. Se mi dovessero chiedere quale sia stato il mio approccio con il mondo della musica, risponderei che è stato molto soft e graduale. Sono uno scrittore, un autore in generale, prestato alla musica per qualche tempo.

Il tuo primo album dal titolo Il cannocchiale è uno stimolo ad andare oltre i filtri, le apparenze per apprezzare un mondo che non puoi fermare?

È un’interpretazione corretta: con Il cannocchiale ho voluto indagare e ricordare, soprattutto a me stesso, attraverso allegorie e simbolismi, i minuscoli “puntini in volo” che tutti noi siamo in questo enorme universo che non riusciamo a cambiare.

Hai mai provato a riflettere sull’arte non con gli occhi da artista quale sei? Ti sei sentito un Comico dell’arte?

Lo faccio sempre. Il mio ruolo non è semplice perchè sta a metà tra la parte del giudice e quella del giudicato.

Mi sento ogni giorno un Comico dell’arte. “Quando [il mondo] parla bene di me / [al massimo] sono un pronome”, insomma sono “lui”, sono “quello là”. Stop, niente di più. In fondo tutti noi artisti (o presunti tali) siamo dei comici dell’arte: il sottoproletariato della stessa commedia dell’arte di cui siamo protagonisti.

In GPB hai provato a riflettere sulla gente: cosa pensi della società in cui viviamo?

“Cosa hai fatto domani?” o “Cosa farai ieri?”. Penso che alla fine tutti ce ne freghiamo un po’ di tutto e di tutti, ma poi non esitiamo a mirare un bersaglio lontano ed investire il ruolo di “capitano”. Ma, forse, dei capitani sbagliati.

Ormai mi sento un nichilista, ma non ancora un “nichilista gaio”, come suggerisce qualche filosofo. Forse è presto!

L’uso degli acronimi è un po’ una costante nei titoli dei tuoi pezzi, anche DAG il tuo ultimo singolo è un esempio. Da cosa nasce la scelta di un linguaggio “abbreviato”?

Credo che l’acronimo sia quasi sempre più eufonico. DAG è più dolce e mette molta meno ansia di Disturbo d’ansia generalizzata, così come GPB rispetto a Gente perbene. Mi piace giocare con le parole, cercare di renderle un po’ meno banali.

Quale è per te un Disturbo d’ansia generalizzata di cui soffriamo un po’ tutti?

La paura del giudizio degli altri e soprattutto l’ansia dell’infelicità del domani, che diventa, spesso, l’infelicità dell’oggi.

Il video di DAG ti vede contemporaneamente attore protagonista e cantautore: è in parte la rappresentazione del tuo io fuori dai riflettori?

Proprio così: un video spento di un ragazzo spento in una città spenta e desolata. Finalmente un Comico dell’arte in una Roma che da diversi anni è sempre più morta.

Hai tagliato davvero i capelli a settembre?

Nel video sono a volte lunghi e altre volte corti. Volevo spiazzare un po’ con queste immagini in Super8 che vanno quasi in contrasto con le parole del brano. Come vi sembrano ora?

 

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