Cuori di Fragola | Indie Tales

L’altro giorno, per la prima volta in vita mia, ho scritto una lettera. Nessun destinatario, solo parole rivolte ad un Tu indefinito. Forse quel Tu sono io, ma non voglio pensare così in profondità, non ora almeno.

Era sera, e dopo una giornata passata a fare mille commissioni in giro per la città con le cuffie nelle orecchie, tornato a casa mi sono seduto alla scrivania anziché buttarmi sul divano. Ho preso la penna e il resto è storia.

Sì, la penna. Già la vita mi costringe a stare davanti a schermi medi, piccoli e grandi per la maggior parte del tempo. Poi oh, di questi tempi, se scrivi una lettera devi farlo per bene.

Da buon romantico, ho esordito con i tipici modi di chi è stato abbandonato dall’amata, mi sono quindi rivolto ad un’ipotetica ex. Andando avanti mi sono chiesto, però, perché la prima cosa che mi viene in mente appena prendo carta e penna è l’amore di coppia? Perché non posso scrivere, che ne so, di vita?

Cos’è la vita? Come me la sto gestendo? Quali dinamiche ci sono tra me e altri esseri umani in generale, non solo quelli con cui ho avuto una relazione amorosa?

E così, non dico di aver scritto un trattato di filosofia, ma quasi.

Ne è emerso che sono uno che mette il cuore in tutto quello che fa. So che sembra una frase scontata, ma “mettere il cuore”, oggi come oggi, non è poi così normale.

È come, dove molti hanno un palloncino pieno d’aria, io avessi una specie di sostanza dolce e rossa. Sì, me la immagino dolce, rossa e polposa. Un cuore di fragola.

Dico quel che penso senza ferire nessuno. Sincero e spensierato per la maggior parte del tempo, ho anch’io momenti in cui mi preoccupo troppo o dico bugie a fin di bene. Insomma, ammetto la mia essenza di umano imperfetto, senza paura di mostrare ciò che mi rende atipico.

Oggi è profondamente atipico tornare a casa di fretta come se avessi lasciato qualcosa fuori da congelatore e mettersi a scrivere un’epistola destinata al signor nessuno. Eppure io sono così, impulsivo, idealista e sostanzialmente puro.

Dove c’è dell’insolito, lì c’è verità. Chi fingerebbe di essere “strano”?

Forse un giorno spedirò questa lettera, o per lo meno la farò leggere a qualcuno che, come me, condivide questa visione della vita.

In caso non si fosse capito, sono molto fiero di ciò che ho scritto, forse perché veniva dal mio cuore di fragola, o forse perché scalpita per uscire da ormai troppo tempo.

Ero come in trans mentre buttavo giù quei concetti che il mio subconscio mi dettava con estrema precisione, ma al contempo ero anche presente e lucido. Sapevo che, in qualche modo, dovevo essere lì in quel momento. “Nel posto giusto al momento giusto”, per così dire.

Tutti dovremmo farlo, tutti dovremmo trovare un canale per far uscire ciò che preme, ciò che pulsa dentro di noi. Da troppo tempo tenevo dentro di me quei pensieri che derivano dalla mia visione della società. Sono stato per molto tempo pessimista, non credevo nel potenziale dell’umanità. Mi sentivo solo, come in una bolla, mi stupivo ogni volta di quanta finzione girasse continuamente intorno a me.

Poi piano piano, ho conosciuto persone in grado di farmi cambiare idea, di darmi quel che basta per sperare in un futuro più vero. La perfezione non esiste, grazie a Dio. E prima ce ne rendiamo conto, e meglio sarà per tutti.

Potrei anche non mostrare mai a nessuno quella lettera di cui vado tanto fiero. È la mia visione e deve rimanere tale, non vorrei mai condizionare il pensiero di nessuno. Spero solo che ognuno, nella propria vita, trovi il coraggio di scriverne una.

Un racconto liberamente ispirato al brano “Cuori di Fragola” dei Lorenz Frame