Guida alla sopravvivenza: Buon Natale in musica

Di Federica Massaro

È cominciato da un po’ quel periodo dell’anno. Il periodo in cui il mondo si divide in due schieramenti: da un lato abbiamo gli Elfi di Babbo Natale che addobbano casa a metà novembre, che fanno il conto alla rovescia ed il calendario dell’Avvento; dall’altro abbiamo lo schieramento dei Grinch insofferenti, arrabbiati (se va bene) o malinconici.

Il Natale è una delle festività più magiche e, al contempo, più malinconiche dell’anno, in cui è impossibile non essere invasi da una profonda ambivalenza, da una morsa allo stomaco (che sia fame…?) e da un luccichio misterioso negli occhi. Dalla speranza di chi, per quanto il mondo vada a rotoli, non ha il coraggio di smettere di credere.

Quest’anno, le emozioni si amplificano, all’interno delle mura, fisiche e psicologiche in cui – più o meno tutti – siamo rinchiusi. È un periodo che richiede un continuo spirito di adattamento ai cambiamenti, una forte resistenza e tolleranza alla frustrazione. Un periodo pieno di mancanze, di disillusioni, di rapporti virtuali. Del desiderio smodato di stringere un altro corpo.

Natale è spesso sinonimo di famiglia, di contatto con l’infantile, con la scintilla di magia in cui scegliamo ancora di credere. Come si fa a ritrovarla in tempi così bui, quando continuiamo a chiederci se riusciremo a stare con la nostra famiglia, ad abbracciare le persone che amiamo?

La musica, lo giuro, è sempre un’alleata preziosa. Non c’è momento in cui non corra in nostro aiuto, in cui non ci faccia compagnia e ci aiuti a dare forma e spazio ai pensieri ingombranti. A ritrovare quelle parole che non sapevamo nemmeno di cercare, di cui non sapevamo di avere un bisogno disperato.

Ed ecco, allora, una pratica guida-playlist che può tornare utile in questo momento. Che il potere catartico delle note possa darvi la forza ed abbracciarvi.

Quale canzone sentite appartenervi di più?

  1. La vigilia di Natale, Brunori Sas

«Quest’anno a Natale volevo scappare», sulle note di un pianoforte che scava a fondo nel nostro cuore. Riascoltarla adesso, lo ammetto, fa un po’ più male di sempre. Brunori racconta un Natale disilluso, affollato, tra troppe persone. Ve la ricordate la sensazione di sentirsi soli in mezzo alla folla?

«Perché spesso a Natale mi viene il magone», tra le portate infinite del cenone, il chiacchiericcio vuoto, i preparativi per il veglione. La mente vola ad altri tempi, alla luce di un’altra stella, alla luce di un’altra età. Non è quello che si fa puntualmente in questo periodo? Pensare a com’era l’anno precedente, scrivere buoni propositi per l’anno che verrà, ricapitolare quello che è passato. Ecco, riflettiamo su questo: «Ma poi ti fermi un secondo e rimani così: a pensare che il peggio è passato a un passo da qui». Lo so che è difficile pensarlo. Perché sembra che il peggio non sia affatto passato. Eppure, siamo qui, r-esistiamo.

«Quest’anno a Natale volevo morire, poi ho visto l’orario e sono andato a dormire». Mai come quest’anno, non siete soli. Andiamo tutti a dormire, ma ci sono mille modi per sentirsi meno soli.

  1. Happy Christmas John, Thegiornalisti

Già si parte con uno spirito completamente diverso: musica natalizia ed allegria travolgente. Se chiudo gli occhi, riesco quasi a vederlo: un caminetto acceso, luci lampeggianti e colorate che illuminano il buio della casa, cappelli rossi ad ornare i sorrisi degli invitati. Calore, speranza, felicità.

«Ma che ci posso fare se a me piace il Natale». C’è più gusto, è vero. Ritrovarsi e rispecchiarsi nella luce degli occhi dell’altro, lasciarsi trasportare dà un sapore in più a qualsiasi cosa. «Chiudi gli occhi, esprimi un desiderio, ed immagina che sia vero». Ci credi? Mi hanno detto che la chiave affinché si realizzi sia racchiusa in quest’atto di fede.

«E quando sei per strada sorridi alla gente, che non è difficile e lo sai anche tu. Non ho in mente un amore più grande di mia nonna che cucina alla tv». Anche questa, ascoltata oggi, fa un po’ più male. Non possiamo vedere i sorrisi dell’altro, lo so. Però li si evince dagli occhi, un tramite sempre più potente ed evocativo in tempi in cui ci hanno tappato la bocca. E la nonna… eh, la nonna. Fortunato chi può godere della sua presenza. Preserviamola. Proteggiamola. Chi ha detto che la cucina della nonna non sia anche più buona sotto forma Just Eat?

  1. Sospesi, Colapesce

Sospesi racconta il Natale come una pausa dalla frenesia, dalle corse quotidiane che tendono a dividerci, a scandire il tempo sempre diversamente, ad incontrarsi sempre troppo poco. Molto meno di quanto si vorrebbe. In questo caso, il Natale non ha bisogno di nient’altro se non di una coppia, di una bolla magica da coabitare. Concedersi quel tempo spesso rubato per stare insieme. «Staremo sospesi dal 20 al 28 dicembre. Fanculo i parenti, i regali, gli auguri agli assenti. E il lasso di tempo in cui non lavoro mi dedico a te». Finalmente. Posso regalarti il mio tempo. Regalarlo a te, l’unica persona a cui vorrei concederlo continuamente. Perché non conta nient’altro, nient’altro se non chi si ama. Che è il mondo intero, il Natale in persona. Tutto il resto sospeso, almeno per una settimana. Che ci lascino soli almeno in questo tempo, facciamo finta di non esistere.

  1. Resta con me a Natale, Ombre Cinesi

Una preghiera silente, una richiesta taciuta, soffocata. Vicini e lontani, dentro e fuori. Ma dove sei? Non è chiaro. Ti cerco tra le onde del mare d’inverno che portano con sé la malinconia del passato. I ricordi, i rimpianti, l’odore del caffè condiviso.

A chi non è mai capitato? A Natale le mancanze si fanno più forti e si mescolano alla nostalgia, si confondono, fino a non sapere più cos’è che desideriamo veramente.

Nel dubbio, «Resta con me».

  1. Feste comandate, Dimartino

«Lo Stato ha chiuso l’amore in un decreto ministeriale. Fumata nera dentro camera mia». Lo so, penserete sia una canzone datata 2020, ma no. Eppure, calza perfettamente al periodo.

Siamo tutti stanchi, bombardati da notizie nuove e contraddittorie ogni giorno. Guardiamo il susseguirsi dei decreti come gli studenti di Hogwarts guardavano la Umbridge mandare Gazza ad appendere nuovi divieti. Aspettiamo la fine, senza il coraggio di dirci che andrà tutto bene. Aspettiamo.

Caro 2020, grazie per averci insegnato l’arte dell’attesa, della tolleranza alla frustrazione e alla mancanza infinita. Grazie per averci insegnato quanto è importante stare assieme. Quanto sono preziose le mani di chi amiamo, i loro occhi, i loro abbracci.

Quelli restano. E aspettano di ritrovarsi.

«Io tutto questo amore, sono sincero, no, io non l’avevo previsto, non l’avevo previsto. Feste comandate, sguardi senza tempo. Io tutta questa luce, sono sincero, no, no non l’avevo mai vista, non l’avevo mai vista».

  1. Il primo Natale dopo la fine del mondo, Le Larve

«Siamo sopravvissuti alla fine del mondo. Chi l’avrebbe mai detto? Ora io sono a letto, è Natale, quest’anno avrò un vuoto in più da colmare nel petto». Ritorniamo a fare i conti con le mancanze, con le sedie vuote, con le tazze fredde nella credenza che sappiamo non useremo più. Restano lì, finché non decidiamo che è il momento di metterle via. E di capire che, in fondo, «Finalmente respiro un po’. Io me lo merito e tu…boh».

  1. Almeno a Natale, Bianco ft. Nadàr Solo

Trovo estremamente complicato scegliere una parte che possa racchiudere l’essenza di questa canzone. Risuona profondamente nelle corde della mia anima. Credo esprima a pieno l’ambivalenza, i conflitti interiori, la voglia di abbassare il loro volume almeno a Natale. Essere belli almeno a Natale. Vi è mai successo? Di sentirvi dei giocattoli rotti, fuori tempo, eternamente nostalgici e sottotono. Fuori posto. Eppure, a Natale tutto si colora, tutto sembra possibile. E allora forse è il caso di crederci. Che è possibile tornare a casa puntuale, essere bello almeno a Natale, apprezzare, non dire mai che schifo il mangiare. Perché a Natale ci si arriva sempre stanchi, con il carico dei bagagli che la vita ti scarica addosso e che sei costretto a trascinare anche quando sai di non averne più le forze. Eppure non si molla. Non si molla mai.

«Il manuale nella tasca per il comportamento giusto, per non provare troppa invidia e stare sempre al proprio posto. A fare il gioco del silenzio sono sempre molto bravo. E se ti sembro troppo triste, io so che è solo un gioco. Perché essere liberi è anche capire che per non passare la vita a fuggire serve ogni tanto sapere indossare quel vestito buono che ti fa paura».

  1. Mai Natale, Galeffi

Che succede quando il Natale ha avuto sempre un certo sapore ed ora siamo costretti a familiarizzare con un altro? Amaro, agrodolce, semplicemente diverso. «Senza te non è più Natale», eppure il mondo continua a ruotare. È lì a ricordarti che quel giorno continua ad arrivare, continua ad esistere, a colorarsi, anche quando a te sembra grigio. «È Natale solo con te». Ritorna il concetto di famiglia, la solitudine, lo smarrimento. La testa ed il corpo che fluttuano nei ricordi e nella malinconia.

Cos’è Natale per te? Chi è Natale per te?

  1. Natalios, Calcutta

È difficile cantare la solitudine della notte di Natale. Anzi, più che difficile, a me viene da dire che ci vuole coraggio.

Prima che scatti la mezzanotte, la domanda che gira nella testa è «Ma dove sta la vita mia?», quasi come non esistesse, come non avesse consistenza. Alla domanda segue un «Io non voglio andare in giro da solo, è la notte di Natale anche per me». Riuscite a vederla anche voi? Questa strada nebbiosa in cui passeggia un uomo solo. Che vorrebbe essere altrove, con altre persone, tutt’altro che solo. Ricontrolla l’orologio, è scattata mezzanotte. «Ma dove sta la vitamina?», come a rappresentare qualcosa che lo tiri su, che gli dia la forza di cui ha bisogno. «Io quasi quasi vado a casa, tanto a fanculo non ci posso andare. Le tue parole d’ascoltare…». Non è poi così il Natale quando ci si sente soli? Vagare in cerca di qualcosa che non c’è, tornare a casa ed aspettare. Che cosa? Chi lo sa…

  1. Bohémien, Pinguini Tattici Nucleari

Come lo immaginate il Natale in una casa nuova, con una famiglia che finalmente avete scelto e non vi è capitata? Spaventoso! Questa canzone racconta la fatica dell’ambientarsi in uno spazio diverso,

con una persona diversa. La paura di andare veloce a cui segue l’esigenza interiore di andarci piano. Rallentare, respirare e godersi il tempo ed i passi lenti. E il Natale? È magico? «Ho visto i vicini iniziare a mettere le luci di Natale. Invece noi niente, penseranno che sono il Grinch!». Subito dopo, la classica vicina impicciona chiede quand’è che avranno un figlio. Sarà quella la chiave per diventare dei Nonsochi? Nel dubbio, che cringe!

  1. È Natale – Ma io non ci sto dentro, Articolo 31

Questa è un plus ultra per veri nostalgici. Eternamente un grande classico del periodo natalizio, datato in quello che sembra il lontanissimo anno 2000. Vent’anni esatti. Ma quand’è successo? Li ricordate quei tempi? Quando gli Articolo 31 erano i ribelli dello scenario musicale, che cantavano quello che non si poteva dire: l’inganno dei centri commerciali, l’ipocrisia e la favola dell’essere la pecora nera della famiglia, quella che il prete vede uscire dalla grotta-camera alle undici del mattino e chiede immediatamente un esorcista!

Per quanto siate Elfi, lo so che quest’anno, anche per voi, «È Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro!».