OANA: “Uno, nessuno, centomila” | Intervista
Sembra un nome d’arte, ma non è. OANA, classe 1992, non vuole dirci dov’è nata. È più interessata a svelarci il ruolo dell’arte, della libertà e del sesso nella nostra vita. O delle infinite maschere che coprono sempre (o quasi) i nostri volti. Impossibile evitare di parlare di filosofia con questa ragazza che, pur amando la cultura, ha lasciato gli studi per dedicarsi a ciò che ama di più e per cui prova rispetto reverenziale: la musica. Il suo ultimo singolo si chiama “Dentro e Fuori” e, attraverso doppi sensi neanche troppo velati, porta un forte messaggio di liberazione.
Intervistando OANA
Ciao! Oana è un nome d’arte?
Ciao! Oana è il mio vero nome. Ho provato a cercarmi un nome d’arte, ma Oana ce l’ho stampato in fronte, credo.
Che ruolo ha l’arte nella tua vita?
L’arte è il luogo in cui trovo conforto, in cui smetto di annoiarmi. Attraverso l’arte mi dissocio dalla misera quotidianità di provincia per esplorare nuove sensazioni. Ho fame di sensazioni intense e attraverso l’arte posso provarle.
In “Dentro e Fuori” non mancano doppi sensi legati alla sfera sessuale, che però aiutano a spiegare concetti più profondi. Il sesso può essere una via di liberazione?
Mi avete beccata (ride). Il sesso è uno dei modi per alienarsi dal quotidiano. Non è un optional, serve! Deve essere! Deve continuare a tenerci vivi! Non si tratta della conservazione della specie (su questo fattore avrei anche da ribattere). L’alienazione è un fattore fondamentale, la natura ci ha donato i mezzi, li conteniamo. Mi sembra superfluo puntualizzare che sono contraria all’uso di sostanze sintetiche. Comunque attraverso il sesso e attraverso le arti, possiamo scrollarci di dosso l’oppressione del grigiore quotidiano. È un po’ il mio Credo.
Un brano, potremmo dire, Pirandelliano. Come mai usiamo così tante maschere ancora oggi?
In realtà non credo ci sia una dimensione temporale che delimiti i comportamenti umani. Oggi, prima, in futuro. Alcune cose sono radicate nella natura umana. E sia chiaro, le maschere di cui parlo non sono quelle che noi attribuiamo a noi stessi, ma sono quelle che gli altri ci attribuiscono, fino a confonderci, fino a non capire più chi siamo veramente… uno, nessuno, centomila?
Quali maschere usa Oana nel quotidiano?
Beh, quella della persona leggera alla sera dietro al bancone del bar, quella della figlia quasi perfetta, della maestra di canto, dello stereotipo della ragazza dell’est, della compagna di bevute, della compagna di letto che vuole ascoltare. Posso dire che spesso mi ci ingabbio da sola, guardando le persone già capisco che cosa si aspettano da me e, se mi va, mi ci immedesimo. Con qualcuno però sono stata estremamente sincera. E voglio esserlo anche nella mia musica.
Come riuscire ad essere liberi in un momento particolare come quello che stiamo vivendo?
Ah! La libertà non ha niente a che vedere con i momenti, ma con noi stessi. Non credo che si debba essere liberi sempre, e neanche imporre la nostra libertà agli altri. Si è liberi anche solo per un momento, da soli, davanti agli occhi di una persona o di una folla. Quella sensazione ripagherà tutto il tempo in cui siamo stati costretti ad altro. La libertà è una questione delicata, bisogna fare attenzione ai dosaggi. Potrei parlarne per ore, ma mi fermo qua!
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