Alessandro Cocco

Alessandro Coco: Bisogna avere il coraggio di raccontare certe storie | Intervista

Alessandro Coco nasce come chitarrista anche se è sempre rimasto affascinato da quegli artisti che con la loro musica sapevano raccontare delle storie così, dopo essersi preso il suo tempo, ha deciso di mettersi in proprio e buttarsi anche lui in questo mondo di note e parole.

“InAttesa”, il suo primo brano, racconta una di quelle storie difficili che spesso si cerca di evitare per non cadere nel banale o nello sdolcinato.

Alessandro Coco, con empatia ci parla di Sara, una giovane ragazza che ha dovuto imparare a combattere contro un mostro che stava crescendo dentro di lei. La sua scelta è stata quella di non rimanere in attesa senza fare nulla, ma di lottare ogni giorno con grinta e fantasia, senza mai darsi sconfitta.

INTERVISTANDO ALESSANDRO COCO

Perché sei diventato un cantautore?

Fin da piccolo sono stato attratto dall’arte, intesa sia come grafica che letteraria, ricordo che uno dei primi autori che mi cambiò qualcosa dentro fu Pablo Neruda, incontrando lui e le sue poesie nacque il mio amore per le parole, proprio con le sue metafore. 

La musica è arrivata poco dopo, quando la prima volta mi misi una chitarra sulle ginocchia (come fosse una slide), sporca e ritrovata in cantina: a me bastò percuotere le corde per capire che sarebbe stata un’unione duratura. Ad un certo punto le parole e la musica si sono incontrate: per me è stato naturale fare i primi esperimenti come cantautore, ma non gli diedi troppo peso, a quel tempo pensavo fosse più giusto diventare un chitarrista completo, forte, e così mi dedicai ad uno studio profondo della strumento, e anche della voce, e iniziai una carriera da musicista di cover. Ogni volta che scendevo dal palco, nonostante i successi collezionati, sentivo sempre dentro di me come un piccolo vuoto, con il tempo ho capito di “doverlo” colmare, con un progetto mio. Da qui è nata l’idea del disco: “Piccoli Lupi”.

Quali sono le cose per cui vale la pena aspettare?

Vale la pena aspettare per tutte le scelte che sappiamo dentro di noi, in fondo, essere quelle giuste. Il problema è che spesso non siamo abbastanza attenti, oppure semplicemente non siamo disposti ad ascoltarci con attenzione. Sono un orfano e la mia vita non è stata affatto semplice, anzi…mi sono trovato più volte sul punto di mollare tutto, ma le soddisfazioni più grandi, sia personali, che lavorative, sono arrivate dopo un percorso che è costato fatica e pazienza, tuttavia che ho attraversato con un’ istintiva consapevolezza che “l’attesa” mi avrebbe dato ragione: attenzione perché non parlo di un’attesa passiva, nella vita occorre lottare per prendersi ciò che si merita, non ce lo regala nessuno!

Che cos’è “il bastardo che è in me”?

Ho voluto chiamarlo così il male di Sara: un bastardo. Perché solo un bastardo può presentarsi, nel fiore della tua vita, dei tuoi anni migliori, e minacciarti con tanto impeto.

La sua malattia l’ha stravolta, ma non l’ha vinta: “InAttesa” celebra la grande e immensa forza di Sara, che grazie ai suoi numerosi talenti, alla sua arte, ogni giorno si impone e lotta, e tiene a bada il bastardo….che è destinato a perdere, sopraffatto dalla bellezza della sua anima.

Ci sono storie difficili da raccontare?

Ci sono storie molte storie difficili che nessuno vuole raccontare: soffrire viene sempre vista come una cosa negativa, scomoda, e per molti aspetti, lo è.

Ma tutto ciò che rinasce dal dolore, assume una bellezza e una profondità che sarebbe impossibile replicare se non ci si fosse passati, dal dolore.

Credo che anche una storia difficile, per questo preciso motivo, merita la stessa attenzione e considerazione, di qualsiasi altra storia.

La fantasia è una dote innata dell’uomo?

È una caratteristica che appartiene a tutti noi, fin da piccoli, è il motore che alimenta i nostri sogni, è ciò che ci permette di evadere, di volare in altri posti, e in altri momenti, è la molla della nostra curiosità, ci permette di vedere “oltre”: senza fantasia non ci sarebbe Arte.

La vita, il giudizio, la società in cui viviamo, ci portano a pensare che essere fantasiosi sia da “stravaganti”, da sognatori, non è previsto un posto nella società del business per chi lavora troppo di fantasia… io mi voglio opporre a questo pensiero, essere fantasiosi e creativi, non preclude il fatto di essere dei grandi professionisti, in ambito musicale, e cantautorale ci sono svariati esempi. Ecco se posso esprimere un desiderio, vorrei che anche i non addetti ai lavori, in Italia, avessero più riguardo per il nostro lavoro, la fantasia, l’arte, permettono all’uomo di nutrire il proprio spirito, la propria anima, questo ci serve, anzi è necessario per una società che si preoccupa di mantenere il proprio benessere e la propria integrità.

Che rapporto hai con il futuro?

Mi sforzo di non pensarci troppo. Dopo i miei lutti, di mamma e di papà, ho dovuto imparare a non restare fermo nel passato troppo a lungo, e a non viaggiare troppo spesso nel futuro: mi interessa molto il presente. Quello che abbiamo, per poco o molto che sia, è un dono, dobbiamo goderne in ogni attimo e non sprecarne nemmeno una goccia…

Ovviamente ciò non toglie che tutti i miei sforzi, sono orientati verso un futuro migliore, verso la ricerca della mia personale felicità: vivere di musica.

Oggi mi trovo diviso tra due vite, un po’ alla “sliding doors”: consulente informatico (da poco part-time) e cantautore / producer, mi piacerebbe dedicarmi alla musica full-time e di farne un vero e proprio mestiere che non richieda ulteriori “arrotondamenti”, dal punto di vista economico.

Questo brano anticipa “Piccoli Lupi” che sarà il tuo primo disco. Ci puoi svelare qualche particolare in più?

Per il momento purtroppo no, ma farò di tutto per accorciare l’attesa.

ASCOLTA ALESSANDRO COCCO NELLA PLAYLIST DI INDIE ITALIA MAG