“Pa-ra-noi-ca pa-ra-noi-ca. Aspetto un’emozione sempre più indefinibile”. È così che vorrei introdurre l’indie talk di oggi, attraverso una citazione di “Emilia Paranoica” dei CCCP da cui possiamo cogliere uno stato d’animo – quello della paranoia, se non si fosse capito – che da generazionale si è esteso a livello temporale fino a giungere intatto nell’anno figlio delle catastrofi del 2020.
Ian Luis ha saputo generare da questa patologica apprensione una rosa di canzoni, che messe insieme danno il suo ultimo ep dal titolo (ovviamente) “Generale Paranoia”. Ian Luis racconta delle sue esperienze di delusioni e amori finiti che molto spesso sfociano in sentimenti deliranti e contorti.
Ad ogni generazione la sua paranoia: a noi è toccata sicuramente quella social e digitale, apparentemente più facile da sconfiggere se pensiamo che sia totalmente immateriale. Eppure è proprio questa sua inconsistenza fisica che permette alla “paranoia da social” di insinuarsi nelle nostre vene e nella nostra mente. L’artista Ian Luis, tra una domanda e l’altra, ci ha dispensato quelli che sono, secondo lui, delle forme di superamento di questo “dolore” mentale.
Credo che in questo momento più che una paranoia c’è una Psicosi generale, una paura che non ti permette di pensare oltre, che ti fossilizza sul presente, annebbiando il nostro futuro. Spero che arrivi un vento nuovo che possa spazzare via tutte queste preoccupazioni.
Sicuramente questa pandemia è come benzina sul fuoco per le paranoie della gente, bisogna comunque riuscire a convivere con loro, imparare a capirle e ricordarsi che sono solo delle prove che la vita ci mette davanti. Come dice Caparezza “no, non è vero che non sei capace, che non c’è una chiave”.
Spero vivamente che non diventeremo degli automi più che androidi, ma ahimè siamo destinati a incombere in questa follia, la vita per come la conosciamo credo sia cambiata, non dico per sempre ma per l’avvenire dei miei anni sicuramente. L’unica speranza è che qualcuno riesca a tenere un briciolo di luce nascosta tra le proprie mani, ci ritroveremo a lottare per essa in futuro, ne sono certo.
Mi viene da sorridere perché tutte le mie canzoni sono frutto di delusioni, paranoie, sofferenze e dipendenze derivate da una figura femminile.
Credo che la paura sia il motore di tutto, derivata sicuramente da una mia insicurezza. A mio parere solo quando si ha paura di perdere una persona a te vicina la ami veramente, non parlo di ossessione ovviamente, ma credo che l’ansia (quella buona) sia un buon campanello d’allarme che indichi che una persona è entrata a far parte di te.
L’inizio del mio percorso è dovuto proprio alla rottura di una relazione durata molti anni, era come un veleno di cui non potevo fare a meno. È a causa di questa rottura che ho scritto il primo brano del mio EP ‘’Linee di colore’’, scritto lo stesso giorno in cui avvenne tutto. Il tempo che una persona possiede ha un valore troppo prezioso per essere sprecato ed io ho scelto di darlo alla Musica.
La musica per me è come uno scrigno, anzi come un vaso di Pandora, è un grande contenitore di emozioni, se ti tuffi in esso, ti dà il lusso di fuggire dalla realtà. Attenti a non perdersi però, perché se esci al di fuori del suo sentiero, puoi risvegliare sensazioni ed emozioni sopite e nascoste da molto tempo, a volte è un bene, a volte fa male.
Credo che il miglior modo sia prendere la mattina a digiuno una pillola di ‘’me ne fotto’’. A parte questo credo che bisogna concentrarsi solo sul presente, gustarsi ogni singolo secondo della propria vita senza preoccuparsi per ciò che avverrà. Dal periodo più butto della mia vita, dovuto ad una forte paranoia che consisteva nel macinarmi il cervello tra preoccupazioni, ansie per il futuro, paura di non poter realizzare i miei progetti, ho imparato a spegnere l’interruttore, non pensare al futuro, perché molte volte pensare troppo fa male.
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