Tutto passa, la notte è la morte del giorno, ma anche il preambolo del domani. Molto spesso, quando viene buio, ci buttiamo a letto e proviamo a dormire anche se non sempre riusciamo a chiudere gli occhi a comando e lasciare fuori dalla nostra mente tutte le preoccupazioni e lo stress accumulato alla luce del sole.
The Andre sfrutta queste paranoie nel suo nuovo disco ” Mentre non riesco a dormire” pieno di domande sul mondo contemporaneo, al quale, forse è meglio non trovare la giusta risposta. L’uomo si sente in competizione con il tempo, non vuole ammettere che sarà sconfitto prima o poi dallo scorrere degli anni.
Gli artisti poi sono obbligati in alcune situazioni a far musica a comando in modo da soddisfare esigenze produttive, peccato che l’ispirazione non si può avere a comando, anzi molto meglio quando arriva prima di addormentarsi, togliendo anche il sonno, così com’è successo a The Andre.
Fino all’anno scorso vivevo in un palazzone a picco su un viale di Milano molto trafficato. I vicini erano particolarmente rumorosi e la mia sveglia particolarmente di buon’ora. Ho cominciato ad immaginare i versi di “Mentre non riesco a dormire” in una notte in cui stavano riasfaltando il viale. Il rumore di detriti che si sente a metà della traccia viene da lì.
Abituarsi alle paranoie è fin troppo facile, il difficile è riuscire a liberarsene. La cosa che con me funziona meglio in questo caso è pensare che la maggior parte delle persone non ha idea di in cosa stia facendo, esattamente come me. Le domande senza risposta invece sono le uniche domande che vale la pena di porsi.
Vorrei rispondere 1942, ma forse è una battuta un po’ vecchia. Credo che prima andrei a vedere com’erano gli anni ‘60 e magari mi guarderei il concerto sul tetto dei Beatles e Poi mi piacerebbe dare una sbirciata veloce al 2050 giusto per vedere se ci siamo ancora e come stiamo andando.
Di sicuro aiuta, a patto che una volta a letto non comincino a fare lavori sotto casa. Per questa cosa adesso vivo in campagna.
Come la maggior parte delle canzoni che ho scritto finora, prende spunto da una cosa che mi è capitata e la trucca un po’. I protagonisti di Sale sono due persone che hanno condiviso moltissimo insieme ma che si sono allontanati. Solo la malattia di uno dei due sembra riavvicinarlo, ma si tratta di un’illusione: il tempo riesce a consumare anche i sentimenti più profondi e, come dice il ritornello, non siamo fatti per restare.
Le illusioni sono i sogni della realtà, l’incubo è quando si rivelano illusioni. Illudersi però è anche un modo per immaginarsiuna realtà diversa ed è il primo passo per cercare di capire come realizzarla. Il cinismo di chi non si fa nessuna illusione è un gesto di resa fatalista verso una realtà che non si crede possibile cambiare.
Il sonno, diceva qualcuno, è solo la morte che fa la timida. Ma per me è più interessante pensare il contrario: Walter von der Vogelweoide in una poesia dice che è la vita a essere un sogno, perché quando uno si volta indietro a guardarla, tutto gli appare distante e confuso come in un sogno e tanti anni sembrano passati in un attimo.
Probabilmente le stesse di quando era vivo e pensante, dato che molte delle sue lotte non sono state ancora vinte.
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