Riccardo Morandini: “Eva ci ha spalancato le porte del Mondo” | Intervista

Eden” è il disco con cui fa il suo esordio Riccardo Morandini, cantautore friulano trapiantato a Bologna.

Composto da 4 tracce: “Gettato” che serve per immergerci in atmosfere oniriche e barocche, “La sindrome di Erasmo” che descrive quando sia difficile prendere delle decisioni perché abbiamo davanti troppi punti di domanda.

“Il mondo non finisce” è  sicuramente il brano più attuale perché parla di pandemia e di voglia di fare aperitivo, con in sottofondo l’idea di un capitalismo pronto a collassare su se stesso. L’ultima traccia,“Raccolto”, è dedicata alla gioventù e alla sua fragilità.

Riccardo Morandini, dopo varie esperienze musicali, che spaziano tra vari orizzonti come metal, jazz e  indie rock, sceglie questo percorso cantautorale per immergersi con coraggio e spirito critico dentro una dimensione individuale e collettiva, che guarda con ammirazione l’Eden di Adamo ed Eva.

La scelta diventa così il mezzo per entrare a contatto con la realtà, cercando di arrivare non solo a comprendere quello che ci succede intorno, ma provando a raggiungere quasi un orgasmo esistenziale che renderà immortale la nostra anima.

INTERVISTANDO RICCARDO MORANDINI

Se fossi stato nei panni di Adamo cosa avresti detto a Eva dopo che ha preso la mela?

Non sarei stato nei suoi panni perché nell’Eden si era nudi! Poi la foglia di fico non ho mai capito dove si infilasse. Comunque l’avrei lasciata fare, la condizione edenica è stasi, immobilità, assenza della temporalità.

Eva è stata odiata perché ci ha strappato all’Eden, ma dovrebbe essere amata perché ci ha portato al Mondo! Il senso delle cose si trova nel percorso, nel divenire. La caduta è necessaria per conoscersi. È il bambino che si impossessa del linguaggio e dell’intelletto ed esce dalla sua condizione animale confrontandosi coi suoi simili. In questo confronto cercherà e a volte troverà sé stesso, per poi regredire lentamente alla condizione infantile, nella senilità.

Ritornerà infine all’Eden: che sia il Nulla o il Tutto, non è dato sapere.

Come si può raggiungere l’orgasmo esistenziale?

Ci vogliono anni di stimolazione.

Scegliere è difficile perché tutto segue il principio di causa-effetto?

Se tutto segue il principio di causa-effetto tutte le nostre scelte sono già predeterminate, quindi non dovrebbero preoccuparci troppo. Se invece qualche astrusa legge quantistica dovesse confermare l’esistenza del libero arbitrio, direi che siamo a un tempo maledetti e benedetti. Maledetti dal peso della responsabilità delle nostre scelte, e dall’angoscia dell’aut-aut, ma benedetti perché liberi.

Mi viene da tornare al tema dell’Eden. Cogliere il pomo dall’albero del bene e del male vuol dire scegliere il libero arbitrio e uscire dalla condizione animale-infantile che è proprio ciò l’Eden allegoricamente rappresenta. L’animale segue l’istinto e non sceglie e chi non sceglie non conosce bene e male. In conclusione, nonostante i suoi aspetti dolorosi, la scelta è anche una benedizione perché in essa si sperimenta la libertà che è premio a sé stessa. 

Ascolti di più la testa o il cuore?

Credo nella ragione e nella razionalità, soprattutto in quest’epoca di deboli verità e oscurantismi rampanti. Tuttavia non la venero e riconosco che pur avendo preso il sopravvento su tutti gli altri istinti, è anch’essa un istinto, una pulsione figlia della biologia, che ha permesso all’uomo di sopravvivere nel mondo naturale. Idolatrarla e non vedere gli innumerevoli fattori che la condizionano è una fede cieca e superstiziosa quanto quelle che la ragione ha scardinato.

La razionalità è come una lama che ci permette di sezionare i problemi, scomporli e analizzarli criticamente per poterli affrontare meglio. Ma ci sono momenti in cui va deposta in favore dell’intuizione, del cuore. Come suggeriscono i baci Perugina, oracoli del nostro tempo.

“Raccolto” vuole celebrare l’innocenza della gioventù?

Più che celebrazione, direi che c’è il rimpianto per la vita più “comunitaria” e per la leggerezza e l’assenza di responsabilità che caratterizzano la gioventù. Allo stesso tempo, pur nel tono disilluso del pezzo e nel timore di non “realizzarsi”, si decide che appunto “è tempo di raccolto, è tempo di attraccare in porto” e l’addio alle illusioni e possibilità è anche un addio al vagheggiare dispersivo, in favore di un atteggiamento più concreto e pragmatico nei confronti del proprio tempo, che come sappiamo non è infinito. 

Come descriveresti il mondo in cui viviamo?

Posso parlare di una mia sensazione generale che si riferisce soprattutto al mondo occidentale. Mi sembra di vivere in una palude. Sento molto “la fine della storia” (d’altronde sono ormai trent’anni che è finita). Il “there is no alternative” della Thatcher risuona più cupo che mai e mi sembra che in ogni ambito ci sia solo un’eterna ripetizione dell’identico: nella politica, nell’economia, nelle arti, senza scampo.

In questo senso la pandemia nella sua tragicità, mi aveva dato allo stesso tempo la speranza di un rinnovamento. Vedremo a cosa porterà!

L’egoismo è il difetto più grande dell’uomo?

 Dipende da come viene inteso. Avere molto chiaro quello che si vuole e perseguirlo anche quando ciò comporta dei conflitti, dall’esterno può essere visto come egoismo, ma lo definirei più che altro un sano contatto con sé stessi e con i propri desideri.

Trovo invece un grosso limite nell’egocentrismo, nel vedere ogni cosa solo da una prospettiva individuale, senza rendersi conto che siamo tutti interconnessi. Se capiamo di essere tutti parte di un corpo più grande, in cerchi concentrici (dalla famiglia e gli amici, alla nazione, al mondo, all’universo), le differenze tra altruismo ed egoismo perdono quasi senso. Se tutto è interconnesso e interdipendente, amando il prossimo amo me stesso.

Ascoltando le tue canzoni scommetto che sei un fan dei Baustelle, ho ragione?

Hai ragione!

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