New Indie Italia Music Week #59

L’aria leggera e profumata di questa maledetta primavera sta già rilasciando le endorfine utili per continuare a sperare.

Facciamoci cullare dai suoi colori vivaci, dai suoi dolci suoni, dalla sua spensieratezza e, soprattutto, dalle nuove uscite musicali attentamente selezionate dai nostri editor!

Alessandra, Nicolò, Salvatore, Ilaria, Vernante, Sara, Benedetta ed Elena vi augurano di guardare il mondo dalle vostre finestre e tuffarvi lì dentro, come Luca Carboni nella sua “Primavera”, accompagnati da buona musica!

 

Exuvia

La metamorfosi, tanto affascinante quanto complessa, ha da sempre intrigato scrittori, poeti e biologi: la pelle muta, un nuovo io prende forma innaugurando una nuova fase della vita. Dopo un silenzio durato quasi 4 anni, ritorna, con una nuova luce negli occhi, Caparezza, protagonista di un’ evoluzione che gli ha permesso di rinascere una seconda volta.

“La mia Exuvia è dunque un rito di passaggio in 14 brani, il percorso di un fuggiasco che evade dalla prigionia dei tempi andati per lasciarsi inghiottire dalla selva e far perdere le proprie tracce”.

Un brano che arriva dritto, senza peli sulla lingua, che appare come una ventata d’aria fresca in un periodo storico nebuloso come quello che stiamo vivendo e che, allo stesso tempo, risulta essere tremendamente profetico. Il cantautore pugliese non è l’unico ad aver scavato dentro di sé, nell’ultimo periodo, noi tutti abbiamo dovuto mettere in discussione la nostra routine, interrompendo bruscamente i contatti sociali e battezzando un nuovo stile di vita.

Sto scavando dentro di me così tanto che schizzo petrolio, è il mio rito iniziatico ma non ho aculei nel corpo.

Anticonvenzionale, profondo, catartico si rivela uno dei cantautori più brillanti e originali della scena italiana, anzi, sembra quasi provenire dalla Luna.

Bentornato Caparezza, ci sei mancato.

(Elena Caggia)

Caparezza: 9

 

Canzoni che durano solo un momento (Album)

Quanto durano le canzoni? Teoricamente qualche minuto, ma restano impresse nel nostro cuore per anni, decenni, alcune per sempre. Bianco, nonostante il titolo fuorviante, nel suo nuovo album ribadisce l’essenzialità di quel momento in cui incontriamo la musica, che può diventare eterno. L’uscita è stata preannunciata dai singoli “Morsa” con Dente e “Saremo Giovani”.

Il pezzo “Come se” è ispirato all’incredibile serie tv “The last man on earth”. “Proiettile” , invece, è come quel colpo doloroso in grado di farci dimenticare persino il nostro nome e “Gazze Ladre” racconta la vita di una donna succube della perfezione che cerca così insistentemente da aver dimenticato che essere sé stessi è la più grande delle conquiste. “Mattanza” con Colapesce è forse il pezzo più suggestivo, cosa vuoi di più da un uomo che non ha fatto la guerra, che non ha mai fallito veramente?

Nonostante il tono ironico, è possibile scorgere una certa drammaticità nelle parole dell’autore: si sente come un tonno intrappolato insieme a tutti coloro che appartengono alla sua generazione.

(Elena Caggia)

Bianco: 8

 

Chitarra Nera

Vasco Brondi con questo pezzo e con l’album che arriverà i primi di maggio (ottimo regalo per il mio compleanno) è uscito dal suo autoesilio, proprio durante questo tempo  così difficile e pericoloso.

“Chitarra nera” forse non sarà una canzone molto radiofonica, ma chissene frega perché è un grido sofferente dedicato a tutti quelli che devono trovare la forza per rinascere dalle proprie ceneri. Sono parole che scavano nel cuore, lasciando ferite sulla pelle che asciughiamo con lacrime sincere e spontanee.

Questo brano è qualcosa che forse esula dalle logiche commerciali  della musica esplodendo così in un rituale personale ma allo stesso tempo collettivo, che arriva nell’anima di chi ha bisogno sempre di più di assaporare la libertà, senza dover dimenticar che è impossibile non sbagliare mai, per noi, animali senza istinto.

(Nicolò Granone)

Vasco Brondi: 9,5

 

Il Sole non aspetta

Pensate a “La persistenza della memoria”, quel quadro di Dalì in cui colano gli orologi. Ultimamente sembra di vivere in quella landa desolata dove secondi, minuti e ore sono parole senza senso. Il nuovo singolo di Colombre, dalle sonorità sognanti come l’atmosfera delle opere surrealiste, ci conferma come nei periodi storici complicati uno dei primi concetti a finire a gambe all’aria sia il Tempo.

Qui non esistono i giorni, è un lungo momento. Sono puntuale, ma sono comunque in ritardo. A volte credo di aver perso il contatto con la realtà. Quando mi sembra che sia solo un inganno la verità. Nel Novecento la crisi di certezze era più che motivata da eventi storici devastanti e dallo zampino di Einstein che si era giocato la carta della Relatività, ma anche oggi abbiamo a che fare con una svolta epocale che resterà nei libri di storia.

“Il sole non aspetta” arriva a dare senso ad almeno 2 minuti e 49 secondi del nostro Tempo. Un brano leggero e pieno di Speranza (simboleggiata nel testo dal Sole o dall’America da raggiungere) che rivela controluce la profondità dell’artista. Come Dalì con il suo pennello, Colombre non fa altro che rispondere con la voce al momento di smarrimento del mondo, che poi è forse il più importante compito dell’Arte.

(Vernante Pallotti)

Colombre: 9

 

Pubblicità (Album)

Vi rendete conto che sono già passati 3 anni da “La Legge di Murphy”? Quanto era diversa la vita quando la cantavamo a squarciagola nelle sere estive con gli amici? Oggi una canzone così ha il potere di trasportarci indietro nel tempo, ma non possiamo crogiolarci nei ricordi: nel presente CIMINI ci risveglia con un nuovo album.

8 tracce riunite sotto un titolo capace di farci ragionare sul periodo assurdo che stiamo vivendo: “Pubblicità”. Se quest’anno passato fosse solo un lungo intermezzo pubblicitario? Quel tempo fastidioso che dobbiamo attendere tra un tempo e l’altro del film del mondo. Tu pensi di vivere una gran bella vita, ma godi solo a metà se non ti lecchi le dita.

Cimini dimostra ancora una volta la sua empatia, senza raccontare pianeti lontani o antiche gesta, ma semplicemente…noi. E lo fa con la sua penna intima e un po’ malinconica, ma sempre colorata. Colorata per la marea di immagini che sprigiona. Colorata come la copertina allegra del disco, che sembra una promessa: la pubblicità finirà e torneremo a vivere.

(Vernante Pallotti)

Cimini: 8,5

 

MARGHERITA V11

Gli ISIDE sono davvero di geni perché mettono le mani avanti: si sono già spezzati il cuore per l’estate 2K21!

Un pessimismo cosmico da far invidia a Leopardi, ma motivato da foto in costume (magari sfoggiate già su Instagram per sfruttare la noia da lockdown) e un forte profumo di pesca, ci manda in fissa con il romanticismo, quello bello che finisce male come nella realtà delle cose.

Parafrasando una mia citazione/Playlist Spotify: Tanto ci lasceremo tutti

(Nicolò Granone)

ISIDE: 8,5

 

Millennium Bug X (Album)

Mi hanno detto che le persone come me rendono il mondo peggiore, non resta che guardare questo mondo che cade ma noi abbiamo l’amore e loro hanno le pistole.

Millennium Bug X è il manifesto della Generazione Z, l’inquietudine di quei ragazzi che agli occhi degli adulti appaiono come la rovina del pianeta. Un album che fonde rap, alternative, emo trap, lo-fi, elettronica, indie, con testi straordinari in grado di esprimere al meglio il disagio dei giovani.

La voce di Peter Griffin apre la versione deluxe del disco, tra le tracce inedite: “SOLO”, dove la malinconia regna sovrana, si cerca di affogare il dolore, con scarsi risultati, e ci si sente tremendamente soli. “JAILBREAK” tra una Napoli piangente e una Roma distratta, tra respiri che sanno di gin tonic, i ragazzi si rifugiano nelle sostanze stupefacenti, attanagliati da ansie e paure, mentre in “Estate 80” ci si chiede chissà mio papà, com’era alla mia età.

Dulcis in fundo, “MILLE SPINE” un viaggio sentimentale, nostalgico, tra i cocci di una relazione ormai finita.

Il duo ha avuto il coraggio di criticare una società basata su stereotipi e cliché e in attesa del loro prossimo progetto, ci godiamo questa versione 2.0 del loro album d’esordio.

(Elena Caggia)

Psicologi: 8,5

 

Ricordi

I nostri occhi nascondono delle storie che possiamo solo immaginare: sarebbe bellissimo immergersi in quelle, languide o ridenti, pupille. Forse i desideri di quel (ndr) bambino si son realizzati? Scoprire il nostro passato o quello di ci sta accanto è un mezzo per conoscere e comprendere meglio noi stessi e l’atro.

Siamo un milione di ricordi, che vanno giù in pochi secondi!

Il tempo è talmente fugace che scivola via come un soffio lasciandoci ancora lì ad aspettare gli squilletti delle 6 per vedere se ci sei!

Going go back to …?

(Alessandra Ferrara)

Andrea Orsini: 8

 

No one in the room

Una stanza ed i suoi oggetti possono trasformarsi in rifugio e in prigione. Un nido d’amore quando watching you sometimes mentre si combatte con la routine: incrociare lo sguardo di chi si ama è una surprise che illumina quei metri quadrati.

Quando però there is no one in the room la malinconia prende il sopravvento: la stanza è a soqquadro anche se ogni cosa è ferma immobile al suo posto.

(Alessandra Ferrara)

Manu: 8

 

Giugno

Guardo il mare, mi riporta indietro a giugno quando tra di noi è tutto finito. Vorrei non smettere di pensarti, ma ciò mi è impossibile. Il telefono non basta, fumo solo sulla spiaggia.

C’è distanza tra di noi, perché non vuoi aspettarmi? Forse non ti ho amata abbastanza! Rimango qua con lo sguardo insorto.

Torna da me: di bellezza non so farne a meno come quella che c’è tra di noi. 

(Alessandra Ferrara)

Santo Blue: 7

 

ASIANBOY

Mike quando era piccolo “sognava di volale”, “ora che è grande pensa solo lavolale” e si nota. Duc Loc Michael Vuong ha tirato fuori una produzione sfavillante per il suo nuovo singolo dal titolo “Asianboy” che suona come uno statement, un messaggio in bold per la scena trap italiana. Mike Lennon si prende gioco di sè e allo stesso tempo prende di mira gli stigmi e i clichè della rap attidude dei giorni nostri.

“Un flow che leva i capelli, Claudio Bisio. Sei finito come Luca Dirisio. ASIANBOY puoi chiamarmi Silvio!”

Ma poi che fine ha fatto Luca Dirisio? Starà sorseggiando pinot insieme a Paolo Meneguzzi? Questo forse non lo sapremo mai. Non ci resta che ondeggiare per tutto il weekend sul bit malato del guerriero solitario asiatico.

(Salvatore Giannavola)

Mike Lennon: 7

 

Poema vocale

Ma come puoi pensare che io voglia ascoltare il tuo poema vocale? Un messaggio vocale da 14 minuti è davvero illegale! Gli strumenti di comunicazione, messi a disposizione dal mondo tech, hanno rubato e soppresso la bellezza di parlare con le persone, nel senso lato del termine.

Basterebbe anche solo una cara vecchia telefonata. Se si avesse la possibilità di potersi confrontare di persona sarebbe idilliaco, anche in tempi di pandemia!

Forse stiamo davvero esagerando, un vocale da 1 minuto è già troppo, torniamo alle abitudini ante 2000?

(Alessandra Ferrara)

Angelo Iannelli: 7,5

 

Skypea

Chissà se gli psicologi fanno le sedute in smart working?

Ascoltato questo ep di Diiego mi è sorta questa domanda come se nella  macchie di Rorschach di queste canzoni abbia visto questa immagine.

Sono tre pezzi di ricerca dello stare bene attraverso le parole che generano promesse e dell’amore che ci può salvare o distruggere in un solo secondo.

Ma tu che ne sai, di tutto quello che ho dentro, le cose che non ti ho detto, la vita che non ho scelto.

(Nicolò Granone)

Diiego: 7,5

 

Beatrice

E più che un sorriso era un segno divino.

Senza Beatrice sarebbe esistita la Divina Commedia? Probabilmente no e questo testimonia come per far scattare la scintilla dell’arte molte volte ci sia bisogno del battere del cuore.

Musica, Cinema, Poesia, Letteratura sono sfoghi che la mente trova per scappare dalla realtà e perdersi in un paradiso metafisico di cultura.

In questa epoca di pandemia, le istituzioni in primis, dovrebbero non dimenticarsi che l’arte è vita, e senza difficilmente si potrà tornare a riveder le stelle.

(Nicolò Granone)

Murubutu, Claver Gold, ft TMHH: 8

 

Come un film di Wes

Anche voi volete vivere la vostra vita come se fosse un film (di Wes Anderson)? Di sicuro sembra essere questo il sogno esteta di Nube, che guarda il mondo con gli occhi di una cinepresa, e che prova a colorare la propria vita con le gradazioni tenui come in una pellicola di Anderson.

In “come un film di wes” ci sono proprio tutti: dai giovani innamorati di Moonrise Kingdom fino ai personaggi grotteschi di Grand Budapest Hotel. Ma non solo, nella canzone di Nube sembrerebbe, infatti, che tali visioni risalgono proprio alla vita vera. E del resto cosa c’è di più cinematografico se non la vita stessa?

(Ilaria Rapa)

Nube: 8

 

Italia in miniatura

Quella che racconta Kaput Blue sembra la storia di un giovane imprenditore americano che eredita i soldi dei genitori e si compra una tenuta agricola in Italia. Produce vino, ama vestirsi elegante, ed è un gran seduttore.

Sente di camminare sulle nuvole, non ha paura di niente e di nessuno, fino a che un giorno va in un piccolo bar di provincia e ordina un semplice toast. Oltre a profumo del formaggio fuso e del prosciutto, sente l’odore dell’amore guardando negli occhi la cameriera.

Lui sa che basterebbe fargli vedere la Ferrari posteggiata fuori per farla innamorare, ma in realtà sta sottovalutando un particolare..i sentimenti non hanno un prezzo.

(Nicolò Granone)

Kaput Blue: 7,5

 

Martedì

Continua la scrittura di Bluem sulla falsa riga di una via Crucis che attribuisce a ogni brano il nome di un giorno della settimana. Un po’ come la croce portata in spalla con finalità salvifica, allo stesso modo anche la cantautrice sarda sembra portarsi addosso tutto il peso del suo passato, trasformato però in musica per le nostre orecchie.

“Martedì” è la canzone della consapevolezza che vede fiorire le proprie energie e la propria devozione non dove si è seminato. Ma sono sicura che Bluem avrà saputo ben interpretare le sue carte, e sono certa che i tarocchi le avranno suggerito che non importa dove nascono i propri fiori, l’importante è che sboccino.

(Ilaria Rapa)

Bluem: 8

 

Mamma scusa

Complessi di Edipo? Niente di tragico o di deleterio stavolta però per gIANMARIA che con il suo ultimo singolo “Mamma scusa” sembra, quantomeno, aver raggiunto la consapevolezza del rispetto verso chi lo ha generato.

La frase mamma tranquilla che non sono il tuo ex sembra quasi una trasposizione in chiave moderna dell’Amleto, o forse sono io che mi faccio prendere dagli svarioni letterari, sarà… ma se c’è una cosa vera è che l’arte la musica e il teatro diventano immortali solo quando parlano dell’uomo e delle sue paure senza temere le critiche.

(Ilaria Rapa)

gIANMARIA: 8

 

Luna Park

A un anno dall’esordio, Peripezie cambia sound e ci regala un brano all’apparenza più spensierato. Il testo però colpisce ancora come una doccia fredda di consapevolezza.

Ogni relazione ha i suoi alti e bassi e, come sulle montagne russe, un secondo prima ci troviamo all’apice per poi precipitare all’improvviso. Questo ci racconta Peripezie nella sua Luna Park: in ogni storia si deve sempre trovare un certo equilibrio, e non significa essere immobili, ma muoversi in sincrono.

Luna Park ci ricorda che sono sempre meglio dei vaffanculo che volano piuttosto che silenzi scomodi che servono soltanto a mascherare la realtà dei fatti o a nasconderci come mostri sotto al letto. Non dobbiamo mai avere paura perché, nonostante tutto, se finirà restart. Ma adesso bruciamo.

(Sara Pederzoli)

Peripezie: 8,5

 

COSA FAI DI BELLO

La primavera è arrivata da un po’ e l’estate è sempre più vicina. Il brano di Digame urla freschezza e ti coinvolge come l’ultima canzone di una serata estiva nella tua discoteca preferita.

Una canzone da cantare in macchina con la propria metà, nel modo più spontaneo possibile, come spontanee sono le parole di Digame. Una dedica semplice, riassunta al meglio, a mio parere, nel verso amo prendere il volo ma io non ti abbandonerò.

(Sara Pederzoli)

Digame: 7,5

 

Brodo

Mi ripetono che l’amore è chiedersi cosa mangiare finché il cuore si muove

Maledetta nostalgia che ci farà impazzire

Una storia vissuta almeno una volta da tutti noi quella che ci raccontano i Canarie, accompagnati da dolci synth retrò e da un cantato leggero, quasi sussurrato. Sussurrato, sì, perché Brodo ha tutta l’aria di un discorso privato, bisbigliato tra sé e sé, o di una difficile presa di coscienza riferita al proprio partner.

È la storia di un amore ormai arrivato al termine che non riusciamo a far finire. È svanita la magia e quello che rimane: è solamente la nostalgia dei bei tempi passati. Due corpi che mangiano tutti i giorni allo stesso tavolo, persi dentro una ciotola di brodo, e che non hanno più niente da dirsi.

Ma lasciare la presa è molto più dura di quello che sembri, quindi spesso si rimane insieme perché il contrario ci sembra troppo spaventoso: meglio stare insieme, fermi, a fissare le ragnatele, spolverare gli universi e non specchiarsi per scoprirci diversi.

Solo che, talvolta, guardarsi allo specchio, accettarsi diversi e andare via, per quanto doloroso, è l’unica cosa che ci fa tornare a vedere il sole del suo colore.

(Benedetta Fedel)

Canarie: 9

 

Ora che non ho

Eleonora Elettra abbandona le sonorità da chitarra acustica e ci propone una soluzione più soul che le calza a pennello.

È il momento in cui tutte le ferite si stanno rimarginando e tutto ci sembra nuovo. Ci guardiamo intorno e ci accorgiamo che il vuoto delle cose mancanti non pesa più. Guardo il tavolo e vedo che il bicchiere di vino non è più per te. Guardo attorno e vedo che il telefono non squilla più. Guardo fuori e vedo che la tua macchina bianca non mi aspetta più.

E quando abbiamo esaurito le lacrime da versare, quando apriamo gli occhi e il mondo ricomincia a girare, ora che non ci sentiamo più fragili, pretendiamo solo ed esclusivamente il meglio per noi stessi, tanto che a volte non basta nemmeno la realtà.

(Benedetta Fedel)

Eleonora Elettra: 8,5

 

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