Manfredi: Con “Kintsugi” impariamo a ricostruire | Indie Talks
A cura di Redazione Futura 1993
Quante volte abbiamo rotto qualcosa che ci sembrava irreparabile? La disperazione può essere sostituita dalla voglia di ricostruire.
È questo l’argomento a cui si è ispirato Manfredi per il suo disco d’esordio, uscito su tutte le piattaforme digitali il 16 aprile con il titolo di “Kintsugi“, ovvero la nobile arte giapponese di riparare le crepe di un oggetto tramite l’oro, impreziosendolo e donandogli una nuova vita, più speciale ed importante.
Come un vaso restaurato che ha una nuova storia da raccontare, anche il giovane cantautore si presta nella pubblicazione di dieci brani, prodotti dal famoso Matteo Cantaluppi, in cui possiamo ascoltare una scrittura fresca, ricca di fragilità ed emotività, soprattutto nei temi dell’amore e dell’amicizia. Non nascondere le crepe equivale a non coprire le proprie cicatrici, che nonostante il dolore segnano la vita delle persone formandole in un percorso di crescita.
Traspare, infatti, la vita vissuta da Manfredi, l’adolescenza che matura anche grazie al trasferimento a Milano per intraprendere gli studi universitari. Anche per lui è dunque arrivato il momento di scoprirsi e incollare i pezzi, e noi di Futura 1993 l’abbiamo incontrato virtualmente per farci raccontare qualcosa di più sul suo nuovo disco.
INTERVISTANDO MANFREDI
Ciao Antonio! Il tuo nuovo album ha il titolo “Kintsugi”. Come mai hai pensato a questa pratica giapponese?
Ho conosciuto il Kintsugi perché una mia amica ha fatto un corso a Milano, mi ha incuriosito e mi sono fatto spiegare un po’ di cosa si trattava. La cosa che mi è piaciuta sin da subito è che il Kintsugi, pur essendo una tecnica per riparare gli oggetti, non cerca di nascondere le crepe ma anzi le mette in evidenza arricchendole con l’oro, creando degli oggetti meravigliosi che raccontano una storia. Ho deciso di chiamare così il mio disco perché vedo una certa affinità tra queste ceramiche riparate e le persone: alla fine ciò che rende unica e preziosa una persona sono proprio quelle cicatrici che si porta dentro, causate da momenti difficili che ha dovuto affrontare ma che l’hanno fatta crescere e l’hanno fatta diventare la persona che è oggi.
Vivi Milano da studente del politecnico. Com’è stato l’impatto con la città spostandosi dall’hinterland?
Nell’hinterland non c’è molto da fare, ci si annoia un po’, quando ho iniziato a vivere Milano, invece, ho scoperto una città che ha tanto da offrire: molti stimoli, luoghi, persone, è una perfetta fonte di ispirazione. Nell’ultimo anno non sono riuscito ad andarci molto spesso se non per chiudermi in studio di registrazione o qualche volta in università e devo dire che mi è mancata molto.
Come un vaso fatto a pezzi, anche i sentimenti demoliti da una relazione finita hanno bisogno di essere ricomposti. Come affronteresti un nuovo amore post delusione?
Il primo amore è qualcosa di unico e speciale, con l’amaro in bocca devo dirti che ad oggi mi esce molto più difficile affezionarmi ed innamorarmi, forse perché cerco qualcosa di davvero speciale, che sappia davvero prendermi, o forse perché sono molto concentrato su altro. Un errore che ho commesso è confrontare una relazione che era agli inizi con la relazione del mio primo amore. È sbagliato fare questo paragone, si finisce col confrontare una relazione appena nata con una relazione che per te ha significato tanto è che è stata ricca di esperienze. Per questo motivo riesco a farmi piacere sempre meno le nuove storie, ma spero che la cosa cambierà.
A volte ci fa star bene abbattere piuttosto che aggiustare. Hai mai sentito questa necessità?
Capita delle volte di intraprendere dei percorsi che non portano da nessuna parte,sia in ambito affettivo che non. Delle volte aggiustare significa anche riprendere in mano la propria vita e cambiare totalmente rotta, accettare che quella cosa non faceva per noi e avere il coraggio di ripartire da zero, si spera lungo un percorso più adatto a noi stessi.
Ti piacerebbe ricostruire la scena di un tipico film di Hollywood? Se si, quale?
La scena di Notting Hill in cui Julia Robert entra nella libreria di Hugh Grant e con le lacrime agli occhi gli dice “Sono solo una ragazza che sta di fronte ad un ragazzo e gli sta chiedendo di amarla“. Quella scena è un vero capolavoro.
In “Amico Immaginario” parli d’integrazione sociale che a volte venendo a mancare ci fa chiudere in solitudine. Quali sono per te le basi per costruire e condividere una bella amicizia?
Nel mio caso è stato fondamentale trovare persone che condividessero il mio stesso interesse, cioè la musica. Tutti i miei amici sono o musicisti o grandi appassionati di musica, andiamo spesso ai concerti insieme e ci piace parlare degli artisti che ascoltiamo,degli strumenti e quant’altro. Secondo me è fondamentale che un’amicizia si fondi su qualcosa che appassioni molto entrambi, così che ci sia sempre qualcosa di cui parlare facendosi prendere da sincero interesse.
“Ti va di scappare insieme?”, c’è un posto dove ti piacerebbe fuggire e ricostruire la tua vita?
La mia vita non mi dispiace attualmente, devo però ammettere che ogni tanto sento il peso degli impegni, mi sembra di non saperli gestire, e in quei momenti mi piacerebbe qualcuno con cui scappare dalle responsabilità. Non importa il luogo, è più uno stato d’animo quello che vorrei raggiungere.
In amore quanto è dura ricominciare quando un “fantasma rimane”?
Ho capito a mie spese che i fantasmi rimangono per sempre, bisogna solo imparare a farci i conti. Tutte le persone hanno un passato, non bisogna lasciarsi schiacciare né dal proprio né da quello degli altri. Io ho un pessimo rapporto coi ricordi, sto provando a farci pace, sto iniziando a capire che ci servono per crescere e per imparare qualcosa in più su di noi. Più che una persona che ricomincia sono una persona che ci ricasca, ma sto provando a smettere.
Di Giada Consiglio
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