matteo alieno

Matteo Alieno: “Meglio essere una lepre o una tartaruga?”| Indie Talks

Di Vernante Amarilla Pallotti

“Ho visto il marciapiede per la prima volta

Il traffico in silenzio per la prima volta

Questo tempo dilatato per la prima volta

Nessuno va di fretta per la prima volta

Da quando sono piccolo mi dicono

Che fare niente a casa è ridicolo, è ridicolo

Questo tempo maledetto va inseguito

Più scappa, più ti piace, è una guerra senza pace”

Matteo Alieno, Rallentare

Durante la prima quarantena Matteo Alieno ha trovato l’ispirazione per, in sole 24 ore, scrivere e pubblicare sul canale Youtube di Honiro Ent il brano “Rallentare“.

Una riflessione su velocità e lentezza, manifesto dell’improvviso cambio di passo che ha subito il mondo. Abbiamo voluto sentirlo per approfondire questi temi e chiacchierare un po’ di futuro.

Matteo si è collegato dallo studio, perché in questi giorni sta registrando i suoi nuovi pezzi, e in mezzo all’intervista si è fermato per ordinare il pranzo. Voleva una carbonara, ma alla fine ha optato per la gricia. Mi ha insegnato che l’uovo della carbonara deve creare una crema insieme al pecorino e se è troppo cotto non va beneper le lezioni culinarie di Matteo Alieno dovrete aspettare il nostro podcast se mai ne creeremo uno, ma intanto potete godervi quest’intervista sul tema: velocità vs lentezza.

INTERVISTANDO MATTEO ALIENO X INDIE TALKS

A che velocità vanno le tue giornate ultimamente? Se dovessi esprimerle in km/h

Sono sregolate, più o meno come quelle di tutti in questo periodo in cui la vita è online. Sto lavorando alle canzoni del nuovo album: quando vado in studio a registrare o a rifinire i brani con Marta Venturini (la produttrice del disco, ndr) comincio al mattino e finisco la sera, mentre quando sto nel mio studio casalingo ho orari completamente sballati perché ci vado di notte. Questo è l’andazzo. Sono giornate più lente del pre-covid. Prima vedevo persone, andavo a feste, mentre ora è tutto lento. Grazie a questo mi dedico anche meglio alla musica. In km/h direi…50, da centro abitato, sto nel limite di velocità.

A proposito di questo periodo in studio. Ci racconti qualcosa del nuovo album che sta nascendo?

“Astronave” era più nudo, embrionale, questo album sarà più “vestito” e avrà anche più vestiti. Se il mio primo lavoro aveva il sapore naturale di una demo, ora stiamo sperimentando di più. Sto crescendo anche perché ascolto nuova musica, oltre al cantautorato italiano di Battisti e Dalla che ha influenzato il primo disco. Mi sono buttato a capofitto sul rock anni ’70 e ho riscoperto Battiato che mi piace per la sua aura metafisica. Mi sto sforzando di superare la quotidianità, che ormai non esiste più nei miei testi. Tutto sta diventando fantasioso: non più pasta al sugo, ma personaggi che possono anche avere sembianze non umane…anche se non voglio spoilerare. Mi sto prendendo i miei tempi, luscita dell’album dipende da quando si tornerà a fare concerti. Sto aspettando il momento giusto per fare previsioni su quello che accadrà. Non mi va di rischiare che il disco esca in inverno e non possa portarlo in giro.

Vuoi fare le cose con calma, insomma…

Viviamo in un momento in cui la velocità va d’accordo con il viaggiare in superficie, un po’ come in mare: se nuoti veloce stai a galla, altrimenti vai a fondo. Però allo stesso tempo è rischioso, perché se non ti fermi rischi di non scendere dentro di te, non analizzare le cose. In questo momento sto cercando di essere più introspettivo, potremmo descrivere tutto questo citando la mia stella polare: com’è profondo il mare. Insomma mi sto preoccupando di scendere in profondità piuttosto che conoscere altri nuotatori della superficie.

Vivi in una delle città più folli (e belle). Com’è crescere e vivere a Roma? Dal punto di vista anche artistico.

Roma una città tosta, difficile. È la capitale, ma è come se fosse la fusione di tante città di provincia. Roma è anarchica, non è che se prendi l’autobus puoi pretendere di arrivare, non c’è ordine. Devi prendere la macchina? Non sai se arriverai nel momento giusto. Lavorare in un campo creativo non è facile dal punto di vista organizzativo, devi essere veloce e prendere le decisioni in fretta, allultimo secondo. Se ti dovessi dire una parola per Roma sarebbe “elastica” e “punk“, un posporca, un poincasinata.

Qual è il mezzo di trasporto che sviluppa di più la tua creatività? Veloce o lento?

Dipende dalle giornate, se c’è il sole la bicicletta, ma anche la macchina e il motorino sono ottimi per vivere la musica. Se ascolto una mia canzone mentre sto in macchina e vedo una scena tra i passanti, le mie parole acquistano un significato nuovo. Quest’anno è stato difficile far girare la musica perché le persone non associavano le nuove canzoni a nuove esperienze e si affezionavano di meno. Le canzoni sono come dei profumi a cui si legano i ricordi, fanno tornare indietro nel tempo più delle immagini. Quando guardi sei passivo, ma l’ascolto ti forza a immaginare. Le canzoni non sono oggetti materiali, necessitano di un supporto per esistere dentro di noi. Se ascolti la tua canzone preferita su Spotify perché l’hai scelta o la ascolti in macchina con una tua amica perché è comparsa alla radio l’emozione è tutta diversa.

Rifletti molto sulla società? Per te la musica è un’esperienza sociale o individuale?

Mi piace laspetto sociale perché i concerti ne fanno parte, in più sento il bisogno di espormi anche su questioni sociali e filosofiche, sullessere umano, più che su esperienze che ho vissuto solo io. Ma sono così nella vita, attacco i pipponi sullesistenza a tutti. Sono un filosofo mancato, non una persona mondana, come ammetto in “Non mi ricordo”: non mi ricordo se ho chiuso la macchina ma mi ricordo quando ero bambino. Non credo che tutti debbano essere come me, la musica deve andare in tutte le direzioni possibili.

Da soli si va più veloci, insieme si va più lontanosei daccordo con questo proverbio? Chi sono le persone che porti con te nel percorso musicale?

Frase verissima. Nella musica ho bisogno di qualcuno che mi metta dei paletti o mi segua, per farmi capire che sto andando nella direzione giusta. Varie persone hanno questo ruolo, musicisti e amici. Nel mio percorso è fondamentale quella persona che non lavora nella musica perché voglio arrivare anche a chi non parla il mio linguaggio. Non voglio restare nella bolla in cui tutti hanno i miei gusti, voglio uscirne e arrivare a tutti. Non è una questione di fare successo, forse sogno di sentirmi compreso perché ho ancora dentro quel ragazzino che alle medie si sentiva alieno. È il mio trauma (in senso positivo).

C’è un legame stretto tra lentezza e memoria, velocità e oblio” ha detto Milan Kundera. I social sono il regno della velocità in cui tutti hanno i loro 5 minuti di celebrità e poi vengono dimenticati. Come fa un artista a trovare il suo punto fermo?

Il mio “centro di gravità permanente” è la creatività. Quando scrivo ho bisogno di stare calmo, lo sforzo creativo mi cattura e non mi fa pensare più a niente. Per quanto riguarda il mondo dei social…è complicato. La gente viaggia a velocità supersonica e tende a dimenticare tutto, anche perché oggi i nuovi artisti sono quasi delle esperienze “virtuali”. Mi spiego: quando giochi ai videogiochi ti dimentichi i percorsi che hai esplorato, ma ti ricordi le strade che hai viaggiato nella realtà, perché hanno toccato i tuoi 5 sensi. Sono i concerti che ti lasciano impressa la musica nella memoria. In questo momento è difficile distinguere i successi dagli insuccessi musicali perché il metro di valutazione dei social è troppo labile. Un secondo ascolti un tizio, il secondo dopo stai già guardando unaltra cosa: è la velocità la vera protagonista del web.

Uno dei temi che emerge dalle tue canzoni è l’amore. Come lo vivi? Qual è la velocità dellamore?

Nel nuovo disco lAmore ci sarà, ma a piccole dosi. Per me l’Amore è una cosa lenta, un’avventura vissuta con calma. Per questo non vedo come un obbligo scrivere una canzone damore per fare successo. Non puoi obbligare qualcuno a dire “ti amo”, è una frase che non dovrebbe mai essere unabitudine. La canzone d’amore va scritta nel momento in cui sei innamorato perché devi sentirlo veramente, non puoi farlo a tavolino altrimenti è brutto e noioso. Nel mio primo disco solo 2 canzoni su 10 ne parlavano.

Ci consigli un artista da gustare con calma?

Lucio Dalla assolutamente, perché anche se mette groove e shuffle bisogna prendersi un attimo per ascoltarne bene i testi.

Invece un artista da ascoltare andando ai 100 allora?

Lenny Kravitz, lo ascoltavo da piccolo con mio padre sfrecciando in macchina e mi sentivo libero.

Cosa c’è nel futuro di un alieno come te?

Non so cosa aspettarmi dal prossimo periodo. Il mondo va dove gli pare, ma ricordiamoci che se noi esseri umani sentiamo un bisogno collettivo possiamo portare il mondo in una precisa direzione. Il bisogno di adesso è ripartire, rinascere, e se è una necessità condivisa troveremo un modo di farlo. Se invece ci abitueremo a questa situazione sarà un altro conto. Spero che per la musica sarà un capitolo positivo, perché senza la condivisione della realtà non esiste la musica. Sempre rimanendo sul tema velocità non dobbiamo però ripartire per forza il prima possibile rincorrendo qualcosa. Forzare i tempi non serve mai a nulla.

Quindi ti senti più una tartaruga che una lepre?

Sì, una tartaruga un popelosa, aliena. Vivo di una lentezza che può accelerare ogni tanto. È la costanza che ti ammazza, devi essere capace di accelerare e rallentare nel momento giusto.

“E sarà che la vita è una

E questa velocità

Non mi è mai piaciuta”

Matteo Alieno, Rallentare