lvca: Le parole servono a dare un senso alle parole | Indie Talks
Un cantante usa le parole come fa un mago per creare le pozioni, divertendosi a mischiarle, spostarle, magari anche cambiando gli accenti per modificare e adattare il significato a seconda del contesto.
lvca fa questo genere di cose raccontando attraverso la musica storie che permettono all’ascoltatore di immaginare una nuova realtà.
Un aspetto della sua poetica infatti gli permette di raccontarsi con leggerezza e umorismo, ma allo stesso tempo l’uso della scrittura è stato un espediente che lvca ha utilizzato fin da bambino, quando sentiva di aver difficoltà nell’esprimere tutto quello che gli passava per la testa. Da strumento di difesa le parole gli hanno aperto una strada che offre infinite possibilità di esplorare, e così lvca si sente totalmente libero di perdercisi dentro.
INDIE TALKS X lvca
Usando un acronimo come potresti descrivere lvca come persona e artista.
Come artista uso lvca, come persona invece Luca. Non mi sento di descrivermi, tralascerei troppe cose, lascio che lo faccia l’alterità, la ritengo più esperta, poiché non posso guardarmi da fuori e nemmeno conoscermi esternamente. Posso descriverti quello che ho dentro se vuoi, impresa quasi impossibile ma che grazie alla musica sto cercando di fare.
Scarabeo o parole crociate?
Parole crociate, o più precisamente, La Settimana Enigmistica. Sono da sempre fan delle vignette del settimanale, e ho deciso di usare alcuni artwork per il mio Ep. Diciamo che tra tante schifezze che puoi reperire in edicola, penso che sia una rivista utile.
Poi, Scarabeo per ricordarmi del periodo storico in cui ci troviamo. Penso che rappresenti un pò quei cari e vecchi giochi da tavolo che abbiamo riscoperto nel periodo di lockdown.
Qual è la parola più strana che hai usato in una canzone?
Ne ho usate davvero molte di strane. Quella che mi viene in mente se ci penso, credo che sia “Polivalente”, ma anche “Precipitevolissimevolmente” non scherza affatto
I social hanno cambiato il nostro modo di comunicare?
Inevitabilmente si. Credo che sia un discorso estendibile a tutto l’Internet. Nel 2021 chiunque può esprimersi, e questa è certamente una bellissima cosa. Tuttavia, credo che i social abbiano un pò limitato, in alcuni casi, l’abilità comunicativa di alcune persone anche se, al tempo stesso, credo che abbiano aggiunto molta forza a quello che si comunica pubblicando in rete.
Hai un verbo preferito?
Un verbo preferito? Ho un aneddoto a riguardo. Navigavo in rete tempo fa quando mi imbattei (o imbattetti) in una particolare frase: “Oggi il sole splende come mai ha SPLENDUTO finora”. Feci una piccola ricognizione letteraria a riguardo, e scoprì che il verbo difettivo “Splendere”, al participio passato presenta un vero e proprio enigma, anche se lo stesso D’Annunzio, usò il participio “Risplenduto”. Percui si, non ho un verbo preferito, bensì una coniugazione misteriosa.
Lavorando per sottrazione si può lasciare più spazio all’immaginazione?
Eh bisogna stare attenti però alla proprietà invariantiva che la sottrazione possiede. Va bene sottrarre elementi per cercare di favorire il processo immaginifico, anche se è bene tenere presente che alcune cose che noi diamo per scontato, influiscono in larghissima parte in questo processo, anche se noi non ce ne accorgiamo.
Cosa chiederesti ad un pensiero prima di assumerlo per lavorare nella tua testa?
Se è in grado di farmi conoscere altri pensieri, se si, posso assumerlo, se no, può comunque restare tanto nella mia testa non serve avere esperienza per poter restare, troveremo una mansione anche per lui.
Perché spesso va di moda indossare vestiti con frasi scritte in inglese di cui magari neanche sappiamo il significato?
Penso che sia il prezzo da pagare in una società dove regna l’etica del consumismo. Leggevo di una donna che ha voluto farsi tatuare in Giappone una frase da lei scelta ma che il tatuatore ha cambiato di sua spontanea volontà con una parolaccia. Penso sia la stessa cosa.
Le parolacce sono tipiche degli italiani?
Esistono in ogni parte del mondo, e sono le parole che i turisti imparano prima (così si dice). Però penso che gli italiani siano uno dei pochi popoli al mondo che le utilizzano nella comicità, e inoltre ce ne sono tantissime.
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