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Amore, vecchi televisori e ricordi | Intervista ai registi del videoclip di “Mastroianni” dei Sottotono (Videoclip Review)

di Vernante Amarilla Pallotti

Non sai mentire come Mastroianni canta Tormento nel ritornello della nuova hit dei Sottotono, scoraggiandoci a dire bugie. Forse è per questo che i Trilathera, registi del videoclip del pezzo, hanno deciso di essere sinceri con noi e raccontarci un po’ di retroscena del loro lavoro super figo e super cinematografico. Quindi premete play e ondeggiate un po’ sulle note di “Mastroianni” godendovi l’intervista ai registi Yuri e Daniele.

Il videoclip ha un sapore cinematografico (e con il titolo “Mastroianni” direi che ci sta!). Non racconta in modo didascalico una storia damore, ma la trasmette per suggestioni…Ci raccontate i personaggi? Qual è la loro storia?

Ciao! In realtà non abbiamo scritto una vera sceneggiatura del video. Ci siamo immaginati il trailerdi una relazione, mostrata in quadretti, per raccontare universalmente e simbolicamente il concetto del rivivere ossessivamente il ricordo, rimuginare.
Un loop di flashback, dislocati cronologicamente, simboleggiato da un effetto Droste (quando un’immagine contiene una piccola copia di se stessa, che contiene un’immagine di se stessa così all’infinito, ndr). I personaggi li abbiamo immaginati come qualcosa di lontano dai nostri tempi, un amore intenso e tormentato come nei vecchi film in bianco e nero.
La bellezza e delicatezza di Jaele Fo e Francesco Zambon ha fatto il resto.

Un video matrioska in cui ogni scena contiene laltra. Ci raccontate come avete affrontato tecnicamente il piano sequenza e le difficoltà?

L’effetto loop visivo, in questo caso quello del Droste, ci ha sempre affascinato ed è un concetto su cui abbiamo giocato anche in passato. In questo caso l’idea ci è venuta per simboleggiare il pensiero dentro pensiero, che alla fine torna indietro per interrompere definitivamente il loop del rimuginare.
Tecnicamente è stato un progetto ambizioso e particolare, che ha richiesto molti test e prove tecniche prima del set. Cura e attenzione in shooting ed una post piuttosto complessa.

Non abbiamo potuto lasciare davvero nessun dettaglio chirurgico al caso nella composizione delle immagini e della struttura. Solitamente lavoriamo e giriamo più “di pancia”, ma siamo contenti del risultato.

L’elemento protagonista è la televisione, ci raccontate un po’ i cosa significa per voi nel video?

Il televisore a tubo catodico è un elemento fondamentale nell’immaginario Trilathera. L’abbiamo inserito spesso e anche se è un oggetto di scena visto e rivisto, quasi un clichè, noi ci siamo legati.
La nostra prima finestra sul cinema, sui videoclip musicali e sul mondo in cui lavoriamo è stata proprio la televisione di casa negli anni ’90. Inconsciamente ci viene naturale pensare a una televisione Mivar (una vecchia marca di televisori, ndr) per immaginare un portale verso qualcos’altro.

Quali sono le reference del video?

Indubbiamente 8½ di Fellini, da cui ci siamo permessi di prendere il look di Mastroianni nei panni di Guido Anselmi e una locandina. Il nostro spirito è stato di assoluto rispetto e sottomissione rispetto a questo grande maestro, ma abbiamo anche colto il testo della canzone come un’occasione per fargli la nostra piccola dichiarazione d’amore.
Anche il fotografo Gregory Crewdson è stato uno spunto nella composizione delle immagini.

Voi siete un duo come i Sottotono, come è andata la collaborazione tra 4 teste” diverse?

Davvero alla grande! Avevamo già lavorato anni fa con Fish e in quell’occasione abbiamo avuto il piacere di conoscere Tormento: sono due fighi davvero.
Ci hanno messo nella condizione di lavorare al video con grande passione e coinvolgimento, dandoci fiducia a scatola chiusaper un’idea particolare e complessa anche da spiegare.

Con loro nelle pause puoi chiacchierare di come saturavano e campionavano i beat negli anni ’90, sono artisti veri e puri, con il fuoco negli occhi, una grande umanità e gentilezza d’animo.

Avete mai fatto unuscita a 4 con Fish e Tormento? Se sì raccontate…

Una delle varie frustrazioni collaterali di quest’emergenza è anche quello di non potersi godere le occasioni fighe legate ai vari progetti video. Ancora nessuna uscita a quattro, ma ce lo siamo promessi per quando si potrà: ci vogliamo già bene!

Come avete gestito la co-regia? Chi si è occupato di cosa? Avete litigato su qualche aspetto?

Non litighiamo mai, assurdo a dirsi ma è così, costruendo tutti i video insieme spalla a spalla.
In scrittura si concentra più Yuri, in post più Daniele, ma è una divisione più pratica che decisionale. Le decisioni le prendiamo insieme. Dopo tutti questi anni spesso non c’è nemmeno bisogno di spiegarci a vicenda le cose!

Raccontate la storia del vostro duo, come avete cominciato, aneddoti…

Quello che rispondiamo sempre è che siamo due rockstar fallite!
Tutto è iniziato nella più totale inconsapevolezza e ignoranza, per necessità che la nostra band avesse dei videoclip musicali che non avremmo potuto permetterci.
Ci abbiamo provato noi e ci è piaciuto, in un attimo era già un ossessione e immediatamente dopo un lavoro.
Fino a un attimo prima della pandemia (e appena finirà!) abbiamo sempre condotto una sorta di doppia vita, quella dei compagni di band e di duo registico. Dare la fine lavorazione sul set per scappare a fare i bagagli per partire per i tour europei in furgone, oppure preparare le shooting list nei backstage delle venue prima di un live.
In questo modo abbiamo sicuramente portato un po’ l’attitudine punk da band anche nel lavoro di registi.

Cosa vorreste portare con i vostri lavori nella scena dei videoclip italiani?

Non abbiamo la velleità di portarenulla e non siamo interessati di per sé nemmeno al concetto di scena, siamo degli outsider di natura.
Abbiamo sempre tentato di fare quello che ci piace, nei limiti delle volontà di commissione, vedendo il videoclip musicale come la forma poetica di una palestra per maturare e crescere artisticamente.

Ci consigliate un videoclip?

Active Child Color Me, diretto da Martin de Thurah.