Tutti invitati alla festa di Combat Pop! Intervista a Albi de Lo Stato Sociale e al regista Marco Santi

Di Vernante Amarilla Pallotti

Abbiamo incontrato Albi, voce e basso de Lo Stato Sociale, e Marco Santi, regista bresciano, per parlare del videoclip di Combat Pop. Ne è nata una chiacchierata piacevolmente surreale, mentre tra latte di mandorla e sfasi onirici Albi rimbalzava sulla palla da pilates e Marco armeggiava con un mazzo di tarocchi. Buona lettura.

Albi la prima domanda è per te. Con Lo Stato Sociale avete destrutturato lidea di band con il super mega leader, valorizzando tutti i membri. I 5 EP che compongono “Attentato alla musica italiana” fanno parte di un progetto collettivo, ma sono anche individuali. Mi dici un aggettivo che ti descriva per ogni pezzo di “ALBI”?

“Per Sesso, droga e lavorare” ti direi “antinostalgico“: sono uno che guarda al futuro perché è l’unico posto dove posso guardare.

“Fucking Primavera” invece è “intimo“, non perché la primavera mi stimoli qualcosa di intimo eh. Riguarda il mio rapporto intimo con i fallimenti. Ci sono tante cose che iniziano, ma crollano le aspettative da bravo ragazzo che ti eri posto durante linverno.

“Belli così” invece è “relazioni”, inteso anche come vita di coppia. Le relazioni sono un bel casino, ma in fondo sono importanti da mantenere.

Per “Equazione – Una canzone per AIL” ti direi semplicemente “necessaria”. Lo è per me e per tutti noi dello Stato, perché è legata al ricordo di un nostro caro amico, un tentativo di tenere in vita una persona che non c’è più attraverso con pratica di utilità sociale.

Piccolo excursus importante:

Con la campagna «Canzoni per la Ricerca» lo Stato Sociale con AIL ha organizzato un crowdfunding e un concerto acustico in streaming per venerdì 30 aprile 2021 dalle 18:00 su Twitch e in Emilia Romagna su Lepida TV (canale 118 del digitale terrestre e 5118 di Sky). Liniziativa è nata per ricordare Mario, amico del gruppo scomparso per una leucemia al quale la band ha dedicato il brano «Equazione». I fondi raccolti sono destinati alla Ricerca Scientifica.

Per finire mi dici qualcosa di “Combat Pop“? È il primo brano del tuo ep, ma ha rappresentato tutti voi a Sanremo…

L’ho scritta io ed era naturale che fosse nel mio EP, ma è stata lavorata in modo collettivo in pieno stile Lo Stato Sociale. In più c’è anche la voce di Checcopossiamo dire che sia diventato un poil ponte tra le anime del gruppo.

Una parola che io associo a voi è #FESTA. Limmagine della festa è presente nel videoclip e sul palco di Sanremo siete riusciti a portarla, in un periodo in cui le feste non si potevano fare. Durante il lockdown com’è andata?

Non ci siamo visti molto, se non attraverso la tecnologia. Abbiamo potuto lavoratre individualmente sulle cose e il disco è un pofiglio di questa dimensione. Almeno siamo riusciti a creare qualcosa da una situazione non piacevolissima. L’abbiamo vissuta con difficoltà perché mancava la prospettiva del live e noi facciamo musica con quel punto d’arrivo. Abbiamo dovuto ricalcolare il nostro rapporto con la musica e il nostro rapporto di lavoro interno per la mancanza di quella possibilità.

lo stato sociale

Marco a te chiedo se i palloncini con le facce disegnate nella scenografia del videoclip erano un riferimento a quelli in platea all’Ariston…e se sì, avevate anche voi il vostro a forma di *****?

Certo! Abbiamo suggerito noi di mettere i palloncini a Sanremo per sponsorizzare il video (ironico, ndr). In realtà è stata una casualità, ma evidentemente abbiamo percepito delle onde che ci hanno fatto venire la stessa idea.

Domanda per Marco. I personaggi del video di Combat Pop sono 5 come i membri dello Stato Sociale e infatti alla fine si rivelano essere dei mutaforma che li celano in sé. C’è un’associazione con il carattere dei membri del gruppo. Chi è chi?

Siamo partiti con lidea di enfatizzare ogni personalità, rispecchiando luscita degli EP quindi abbiamo cercato 5 individui più diversi possibile che potessero essere caratteristici. Lassociazione tra attore e membro dello Stato devo dire che è stata rivolta principalmente a “chi sapesse suonare cosa”. E poi ovviamente a livello di estetica! Albi era una goccia dacqua con il suo alter ego (ironico, ndr).

Albi: C’è da dire che i nostri alter ego erano più bravi di noi a muoversi e ballare. Sono stati una scoperta.

Albi chi è il tuo personaggio preferito del video?

Io ero interpretato magistralmente dal grande Dino Porzio, che con il suo ballo davanti allo specchio è riuscito a rappresentare la mia attitudine di “cane con la fotta”. È un modo di dire che a Bologna indica uno con molta voglia di giocare, un iperattivo, tipo quei cani che continuano a scodinzolare come a dire “cosa facciamo adesso? Cosa facciamo adesso?”.

Nel video di Combat Pop c’è un mood surreale, grottesco, quasi da circo. Lho trovato in linea con i precedenti lavori di Marco, ma anche con la follia de Lo Stato Sociale. Come è nata lidea del video?

Albi: con Marco avevamo già lavorato su dei video che erano andati online per promuovere i 5 ep e in quell’occasione l’ho portato a mangiare i passatelli. Da lì la nostra amicizia era stata suggellata: i passatelli sono tutto. Io sono quello della band che segue la parte videoclip, quindi l’ho sentito per Combat Pop e tutto ha preso forma. È stato semplice sul set perché Marco ha messo su una squadra veramente professionale (con la casa di produzione romana 10D Film, ndr), anche se è stato tutto molto festoso.

Marco: Per l’idea sono partito dalla voglia de Lo Stato Sociale di suonare e fare festa e subito ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda. Sono stati collaborativi sia sulla creatività che sul set, hanno partecipato con serietà e allegria.

Albi: Che grandi professionisti che siamo.

Aneddoti dal set?

Marco: io ho perso la voce per riuscire a dirigere i bambini della scena finale. Erano tutti sul set per la prima volta e quando lavori con i bambini li devi intrattenere altrimenti si annoiano e iniziano a fare casino. In realtà poi è stato divertente, per la prima volta ho visto dei bambini pogare.

Albi: Bebo e Checco erano vestiti con abiti femminili e si sono trovati molto bene, tanto che in futuro vogliono ripetere l’esperienza. All’inizio ci sono rimasti un po’ male perché avevano seguito a distanza la pre-produzione del video ed erano del tutto ignari di doversi vestire così. L’hanno scoperto direttamente sul set.

Marco. Un elemento che torna spesso nei tuoi video è la presenza di attori che si sostituiscono ai cantanti e grazie al lip sync è come se diventassero loro, penso all’esempio del video de «La Vecchia Guardia». È legato alla tua passione per il cinema?

, assolutamente. Mi piace trattare i videoclip in modo anti convenzionale, inquinandoli con il cinema, se è possibile e si sposa con il progetto artistico dei cantanti, che è sempre in primo piano quando progetti un videoclip. In questo campo l’importante è trovare un equilibrio tra il tuo stile tra regista e le esigenze dell’artista musicale.

Un altro tassello che non può mancare in un video di Marco Santi è il balletto liberatorio. I balletti di Combat Pop venivano dagli attori? Come li hai diretti?

Dipende da attore a attore. Solitamente dò delle indicazioni, ma sono scarsissimo a ballare. Cerco di far vedere quello che vorrei e poi lavoriamo insieme per trovare i movimenti giusti. Dino Porzio era talmente forte che non gli ho dovuto dire niente, ha fatto tutto lui, interpretando la canzone in modo così energico che il take di lui che balla per 4 minuti avrebbe potuto reggere tutto il videoclip. Sarebbe stato uno spreco buttare via 2 giorni di set per tenere solo Dino, però sono stato tentato.

Nel video ci sono vari effetti visivi. Anticipano il fatto che i personaggi hanno qualcosa da nascondere: occhi che colano, nasi che si gonfiano, pelle in putrefazione, fino alla trasformazione finale. Come lavori su quest’aspetto?

Ho coinvolto Mattia Geraci, un 3D artist di Milano con cui avevo già lavorato per Gregorio Sanchez. Gli ho proposto l’idea senza sapere bene come realizzare la trasformazione finale da attori a membri dello Stato. Abbiamo fatto una ricerca insieme per renderla credibile, c’erano varie proposte, perfino di fare esplodere i corpi un po’ alla Alien. Alla fine abbiamo usato una transizione a tendina trackando il braccio. Segreto: per realizzare l’effetto sul set abbiamo usato le uniche maschere che avevamo, ovvero quelle di Renzi e di Mao Tse Tung, davanti al green screen.

Marco direi che il video di Combat Pop ha riconfermato il tuo stile “alternativo” e “riconoscibile”. Cosa ti piacerebbe portare nella scena dei videoclip italiani?

Cerco sempre di inserire una linea narrativa nei videoclip, rispetto ai semplici playback molto estetici in varie location. Preferisco sviluppare una trama e lavorare in diverse direzioni.

Albi: ci tenevamo ad aggiungere un messaggio, una nuova lettura alla canzone. Rendere il video interessante culturalmente e non fare semplicemente qualcosa di sfondo alla canzone. Apparteniamo tutti alla generazione cresciuta con i videoclip che servono per promuovere la musica a livello commerciale, ma non deve mancare una lettura artistica.

Albi lasciaci con una perla di saggezza.

No dai, non voglio questa responsabilità…ok, ci sono. “Le responsabilità sono belle, non devono fare paura”. Altrimenti posso darti dei consigli per gli acquisti, ho trovato un latte di mandorla senza zucchero buonissimo, lunico buono del mondo.

Marco: Ah quello della Alpro? Buono.

10D Film

Alla luce delle meraviglie scoperte sul video di “Combat Pop” abbiamo voluto fare qualche domanda a Francesca Andriani e Guglielmo D’Avanzo, i fondatori della casa di produzione 10D Film che ha seguito la produzione.

Ciao ragazzi, ci raccontate qualche aneddoto legato all’avventura del video di “Combat Pop”?

Guglielmo: Anche io ho un aneddoto legato ai bambini del finale. Partiamo dal presupposto che i bambini sul set sono sempre un casino e Marco doveva urlare per sovrastare le loro voci. Lui è un tipo gentile, ma a un certo punto si è un po’ spazientito per il comportamento di una bambina e l’ha rimproverata (seppur in modo lieve). Poi si è sentito in colpa e quando gli ho chiesto di sistemare la cosa ho assistito a una scena stupenda: lui, un bresciano di 1 metro e 95, che si avvicina alla bambina e con una pacca sulla spalla le dice “Boss, tutto ok?”. Marco chiama tutti “boss” sul set, è stato comico.

Francesca: Io invece dopo “Combat Pop” mi sono dovuta portare a casa due pesci rossi che servivano per una scena che in realtà è stata tagliata. Mi ci sono affezionata, li ho chiamati Marco (come il regista) e Sammy (come Paravan, il direttore della fotografia, ndr).

Un punto dincontro tra la vostra casa di produzione e la poetica di Marco Santi è la forte passione per il cinema e la narrazione, che emerge anche da prodotti come questo videoclip…

I nostri intenti produttivi sono principalmente cinematografici. Con Marco abbiamo fatto 2 barra 3 videoclip, dico così perché abbiamo accorpato la produzione di due videoclip realizzandoli in una volta sola. Abbiamo conosciuto Marco perché ci aveva contattato per lavorare a un videoclip, ma con lui abbiamo sempre ragionato in termini cinematografici. È un regista con cui ci piacerebbe fare cinema. Noi ci divertiamo a fare videoclip, sono una bella occasione di sperimentare, ma scegliamo solo progetti che ci possono interessare e in cui possiamo tutelare le esigenze creative del regista, che abbiamo molto a cuore.

Come è nata la vostra casa di produzione?

Guglielmo: io e Francesca abbiamo frequentato insieme il Centro Sperimentale di Cinematografia, studiando produzione. Siamo usciti nel 2017, ma già negli anni degli studi avevamo deciso di fondare insieme la nostra società.

Francesca: “10D infatti è il nome dellaula dove frequentavamo le lezioni al CSC. Il centro sperimentale è un luogo che può essere di grande unione e formazione. Labbiamo vissuto in maniera attiva e con dedizione e ci ha portato fino a qui.

Siete pazzeschi. Cosa prevedete per il futuro?

In questo periodo stiamo organizzando un lungometraggio a Firenze, le riprese saranno tra Giugno e Luglio. È l’opera prima del regista del cortometraggio con cui abbiamo vinto il David di Donatello. Siamo in una fase di intenso sviluppo, abbiamo lultimo corto da sviluppare, ma il nostro sogno è quello di proseguire nella direzione dei lungometraggi, anche se come sempre ci lasceremo guidare dalle idee. Sempre alla ricerca di buone idee e di chi ha qualcosa da dire.