Marco D’Annunzio: “Chitarra e penna per celebrare l’Estate” | Intervista
Galeotta fu una chitarra e poi una penna. Marco D’Annunzio, classe ’84, è prima di tutto un poeta. Come a molti accade, artisti e non, anche a Marco è successo di perdere fiducia in se steso e nel mondo, mettendo da parte l’ambizione nel campo musicale, sebbene non abbia mai davvero abbandonato carta, penna e chitarra.
Oggi ci crede davvero e scrive il brano “Non vedi che è estate”, che è un inno all’incertezza e un addio alla ricerca dell’inutile perfezione che di solito contraddistingue tutti noi nella prima parte della nostra vita. “Non vedi che è estate” è parte di un progetto a cui il cantautore ciociaro lavora da anni, ed uscirà un pezzetto alla volta.
INTERVISTANDO MARCO D’ANNUNZIO
Ciao! “Non vedi che è estate” è il tuo primo singolo, ma non il tuo primo approccio alla musica. Ci racconti in breve il tuo percorso fino ad oggi?
Il mio percorso inizia molto presto. A soli 6 anni mi fu regalata la prima chitarra, iniziai a suonarla sin da subito ma sempre da autodidatta. All’età di 17 anni ho iniziato a partecipare a qualche concorso letterario di poesie e provini musicali ed infine lo stage di Sanremo giovani. Ed eccoci qui a 37 anni, che pubblico il mio primo singolo che è parte di un progetto inedito. Qui è sintetizzata la mia piccola storia musicale, sono un ragazzo molto semplice e la chitarra e la penna sono state sempre le mie compagne di vita.
“Non vedi che è estate” può sembrare una canzone descrittiva della stagione più allegra, ma nasconde una certa malinconia. È così?
Non vedi che è estate è un insieme di emozioni ispirato alla voglia di ritrovare un contatto tra le persone e con la natura. Il sentirsi più liberi nel guardare il sole, la luna, il mare e tornare ad interagire con essi, il tutto contornato da un sottile velo di paure e insicurezze che abbiamo, o meglio stiamo vivendo in questo periodo.
“Ma a che serve sapere la verità, sia sogno o sia realtà”. Cosa vuoi dire?
Voglio dire che capita di rincorrere certezze e voler raggiungere la perfezione e questo ci porta a non vivere a pieno il nostro tempo, vivendo solo se si è sicuri del risultato. Credo sia il caso di prendere la vita con più leggerezza, senza troppe aspettative. Vivere ogni attimo, reale o illusione che sia.
Come hai vissuto l’esperienza a Sanremo Giovani?
L’esperienza allo stage di Sanremo giovani è stata magnifica. Ero giovanissimo, con molte aspettative, ho vissuto contemporaneamente la gioia e la delusione e ho avuto l’opportunità di conoscere molti artisti con diversi talenti. Ho terminato lo stage portandomi a casa una ragione e una consapevolezza in più, il piacere di scrivere e il saper condividere, anche dopo aver ricevuto un “no”.
C’è qualche artista contemporaneo che ascolti con piacere?
Sono molti gli artisti contemporanei che mi piace ascoltare, Calcutta, Coez, Coma-Cose. Non seguo specificatamente e in modo assiduo un artista, più che altro mi appassiono ad un loro brano.
Hai progetti per il prossimo futuro?
Ho un progetto inedito che ho iniziato da due anni e probabilmente tra qualche mese uscirà il secondo singolo. Non riesco a programmare o avere aspettative, ho solamente fame di musica. Come avete visto, il mio percorso non è molto ricco, ma spero che da questo brano possa iniziare a scrivere un nuovo capitolo della mia vita.
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