Dasplan: “Affrontare la solitudine con la musica” | Intervista

Se ci si riflette, la solitudine è più una paura dei “grandi”. I giovani invece, quelli della cosiddetta generazione Z, spesso ne fanno un vanto, la abbracciano e non se ne vergognano. Filippo Lapiana, in arte Dasplan, è uno di questi. Nato a Trento nel 2001, ammette di passare molto tempo da solo in camera sua, ed è un tempo di qualità, visto che si dedica completamente alla musica. Se gli attori spesso sperimentano la regia e i cantanti la produzione, lui ha fatto il processo inverso. Percussionista e producer, solo dopo ha provato a cantare e, a giudicare dai suoi lavori e dall’ultimo singolo “Muro”, si può dire che abbia fatto bene.

INTERVISTANDO DASPLAN

Ciao! Incuriosisce molto il tuo percorso: da producer a cantautore. Di solito è il contrario, cosa ti ha spinto a iniziare subito a produrre?

Ho sempre vissuto in un ambiente super musicale e di conseguenza sono stato molto influenzato a spingermi verso quella direzione. Ho iniziato a suonare le percussioni da bambino e poi ho studiato al conservatorio per 6 anni. In prima liceo ho trovato sul computer di mio padre “FL Studio” e ho iniziato un po’ a smanettare. Per i primi 4 anni di liceo ho prodotto tutti i giorni fino a diventare particolarmente agile col programma. Ho iniziato a produrre, mixare e masterizzare un mio amico che fa rap e dopo un po’ ho deciso di provare a mettere la mia voce sulle mie basi. Mai fatto scelta migliore.

Qual è la più grande differenza tra produrre un brano per qualcun altro e per se stessi?

Quando produco per gli altri il processo è diverso, ci sono determinate tempistiche e talvolta si può andare oltre il gusto personale. Quando produco per me il processo è molto più lungo, mi deve piacere tutto e ho completo controllo su tutta la traccia. Mi piace molto di più fare musica per me, però è interessante andare in studio con persone che hanno idee diverse dalla mia, fa crescere molto.

“Muro” non è assolutamente il tuo primo brano, nonostante la tua giovanissima età. Quali sono i temi, secondi te, più cari alla tua generazione?

La mia generazione è particolarmente sola, pochi hanno persone con le quali essere se stessi veramente. Il rapporto con i genitori è spesso precario e questo fa soffrire molto. In più i social media aumentano questa solitudine. Nella mia canzone “Non ci interessa” dico appunto “guardiamo il cellulare anche se fuori c’è l’eclissi”, proprio per rappresentare questo stato d’animo.

Mi sento solo a volte, anche se per me gli amici darebbero la loro vita”. Che rapporto hai con la solitudine?

Spesso mi sento solo, anche se magari in realtà non lo sono. Ho sempre avuto questa tendenza a chiudermi da solo in cameretta e affrontare la solitudine con la musica.

Come vivi a Trento, la tua città? Che aria musicale si respira lì?

Trento è una città per vecchi, c’è poco movimento e la scena musicale è abbastanza satura. Fanno tutti un po’ la stessa cosa, pochi hanno il coraggio di osare. Spero che con il tempo possa migliorare questa cosa.

Hai un album o un EP in cantiere?

Ho un EP pronto. Esce tra molto poco e non vedo l’ora, anche se purtroppo non posso ancora svelarne i dettagli.

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