See Maw è il re dello spleen clubbing | Indie Talks

Di Valentina Bellini (Futura 1993)

La parola “spleen”, resa famosa durante il decadentismo dal poeta francese Charles Baudelaire, indica uno stato d’animo malinconico, di insoddisfazione, noia e fastidio, senza una ragione precisa che lo provochi. Il giovane See Maw conosce la sensazione e la trasforma nella cassa dritta che potrebbe farci ballare tutta la notte anche controvoglia.

Perché lo “spleen clubbing” è stata la tendenza del periodo pre-Covid: significava divertirsi in giro per locali desiderando di essere rimasti a casa, con un sogno in testa che non faceva dormire la notte. Quando ventiquattro ore non bastavano, eppure trovavi il tempo per le paranoie, ma anche per le feste. Lo ricordo qualche giorno dopo l’uscita del singolo più allegro che l’artista abbia mai prodotto, perché Circo in testa è solo la conferma che Simone Sacchi – questo è il suo vero nome – sta uscendo dal buio per arrivare nelle orecchie di tutti.

In effetti, See Maw non è uno dei tanti: classe ‘96, scrive e produce in piena autonomia i propri pezzi. Il suo progetto musicale nasce una volta trasferitosi in casa con l’amico Dado Freed che lo sprona a recuperare le produzioni iniziate all’età di 15\16 anni: comincia a unire elettronica e cantautorato per un risultato rarefatto, Lo-Fi da discoteca. Dopo i primi due EP Ghiaccio e Depre mood, nel 2020 pubblica per Undamento – la stessa etichetta di Frah Quintale e IRBIS 37 – il disco A Luci Spente e il singolo Fuoco in corpo.

Circo in testa, uscito lo scorso 24 giugno, ha un sapore di rivalsa sull’incertezza del futuro. La notte comincia a schiarirsi e già ci ripariamo dal sole.

Da un lato, avremmo potuto incentrare l’intervista sulla notte che conosciamo bene e che stiamo ricominciando a vivere, perché persino in quest’ultimo brano qualche ombra rimane. Dall’altro, nel circo che See Maw ha in testa si balla benissimo. Quindi parliamo di questo “spleen clubbing” che ci regala. In fondo, l’ha voluto lui.

SEE MAW X INDIE TALKS

Il primo brano che hai rilasciato nel 2019 è Il morto, titolo con cui mi arrogo il diritto di metterti tra i decadenti, pur sapendo di mentire. Sei sempre stato così introspettivo?

Si, sono sempre stato così. Posso cambiare il sound, da cupo a brillante, da cassa dritta a sonorità più RnB. Ma si sente e penso che si sentirà sempre questa caratteristica.

È inutile che canti Basta feste, perché so che la vita notturna ti manca. I club cosa rappresentano per te?

Beh l’ho scritta quando si poteva ancora far festa, con il senno di poi non l’avrei mai fatta. Andare a ballare e ascoltare musica fino alle 5 del mattino, senza essere esattamente sobri, ti permette di vivere un’esperienza che non trovi altrove, e soprattutto d’ispirazione.

La città ti ispira molto a livello artistico. Come vedi Milano? Se potessi vivere ovunque, ti trasferiresti? Dove?

Io mi trovo bene a Milano. Tenendo conto che vengo dalla provincia, ho sempre vissuto Milano senza viverci, ma da 3 anni a questa parte mi sono trasferito in città, ovviamente in affitto. Essendo un amante del progresso e dell’innovazione non può non piacermi questa città, è un perfetto mix tra futuro e cultura passata. Si nota anche nelle persone che la frequentano. Mi è capitato di andare in altre regioni e devo dire che nonostante ogni posto ti lasci qualcosa, prima o poi mi veniva a mancare Milano.

Dopo questi lockdown ti chiedo: qual è la cosa che preferisci delle serate fuori casa?

Dipende da cosa si fa fuori casa. In linea generale, godersi un po’ di tempo con amici, essere ubriachi e lasciarsi andare. Se poi ci fosse anche una bella cassa enorme dove ficcare la testa e far partire il trip sarebbe anche meglio.

Ti annoi mai? Se sì, in quali occasioni?

In questo periodo no, perché bene o male ho un bel po’ di robe da fare, tra produzioni mie, per altri, provini, il videoclip di Circo in testa, gli arrangiamenti e le prove per il tour (Tour per pagare l’affitto, n.d.r.), non ho tempo per annoiarmi. Ora che ci penso non mi annoio da un bel po’, perché quando non faccio altro riempio le mie giornate su Ableton a produrre e la cosa mi piace.

Quali sono le cose che ti fanno stare male e che hai voluto tu?

A partire dal lavoro, sottopagato e per me umiliante (perché fondamentalmente che tu ci sia o non ci sia non cambia niente) fino ad una camera doppia dove non avevo i miei spazi (ora mi sono trasferito in una singola finalmente). Tutto questo l’ho voluto io: ho scelto io il lavoro (anche se per disperazione) ed io la stanza (anche se per necessità). Ovviamente tra le altre cose che mi fanno star male e che ho voluto io ci sono quelle sentimentali che forse è meglio tralasciare.

Quando hai cominciato a volere questo “circo in testa”?

Quando smetterò di volerlo è questa la vera domanda eheh. Comunque penso che sia una mia prerogativa e che l’abbia sempre avuta, quindi non so bene quando ho cominciato a volerlo.

Perché il tuo futuro “sembra una truffa”?

Bisogna tenere conto che l’ho scritta mentre ero al lavoro in un momento di totale sconforto: sto lottando per il mio futuro, come tutti credo. Sono convinto di quello che sto facendo, ma ogni tanto mi passa per la testa “e se non riuscissi”? Nel corso della canzone però un po’ mi consolo con “e poi fallire è una bugia”, perché finché non smetti di provarci non hai fallito.

Cosa aspetti quando non fai passare il tempo?

Un po’ di cose: il lavoro che voglio, la ragazza che mi faccia perdere la testa, un po’ di soddisfazione, un po’ di cose insomma.

I prossimi brani avranno più un Depre Mood come cantavi nel secondo EP o la serena accettazione dell’ultimo singolo?

Chi lo sa, a me piace cambiare, ma soprattutto ormai non dipende da me. Per un periodo sono in fissa con un sound e faccio quello, il testo viene da sé, in un altro periodo ritorno cupo in cassa dritta, non lo posso sapere. Non so se faccio bene o se sbaglio a cambiare stile ogni volta, ma non ci posso fare niente, mi piace fare sempre robe nuove con la musica.

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