“Fino a ieri”, la sbronza emotiva di Mole | Intervista

“Fino a ieri”, la sbronza emotiva di Mole | Intervista

Da un momento all’altro ci sono situazioni che cambiano completamente, portando effetti collateralli all’interno della nostra vita. Fino a ieri tutto sembrava andare alla perfezione, poi è successo un qualcosa che segna un punto di rottura.

Lì per li sul momento forse non ce ne accorgiamo nemmeno, ma poi ragionandoci il giorno dopo con la mente più lucida ecco venire a galla persino quei pensieri che per comodità abbiamo preferito tenere nascosti. Una sbronza emotiva che ci manda il cuore in hangover è la storia raccontata da Mole, nel suo nuovo singolo,  può essere comunque una liberazione, utile a metterci a contatto con la realtà, in modo da vedere le cose per quello che sono davvero.

INTERVISTANDO MOLE

Chi è Mole?

Mole è l’altra faccia della luna di Giuseppe, è la parte irrazionale che sfoga quello che non riesce a dire normalmente usando la musica.

Tutti noi abbiamo cose che teniamo dentro, che non riusciamo a buttare fuori, per svariati motivi.

Mole dice quello che Giuseppe pensa, ma che allo stesso tempo molte volte non riesce nemmeno a metabolizzare, direi che è quasi lo “psicologo” di Giuseppe, nel senso che scrivendoci su riesco a realizzare tantissime cose che probabilmente senza di questo non riuscirei nemmeno a capire. Tutto quello che sentite da Mole è di fatto una foto estemporanea del momento, direi, anzi ne sono certo, che non è nemmeno ragionato. Metà del lavoro viene dalla melodia, mi permette di entrare nel mood, come un treno che segue le rotaie, l’altra metà dal subconscio, che una volta messo sulle rotaie comincia a percorrere la strada in modalità automatica.

Di fatto, Mole è tutto tranne che qualcosa di creato ad hoc, pur volendo non riuscirei a farlo. Mole esiste perché Giuseppe sente il bisogno di esprimersi, non esistono altri motivi, e penso e spero che si possa percepire anche dai brani. Non ho mai inseguito il suono del momento e mai lo farò, a conferma che ragionare sulla musica, fare musica “calcolata”, personalmente, penso sia inutile e privo di senso, non penso che lasci realmente qualcosa, possono uscire fuori solo canzonette. Credo sia anche il bello di essere artisti indipendenti, puoi fare quello che ti pare, lasciando comunque al pubblico una parte di te, fregandotene del “questo suona vecchio, questo non va di moda”, ed altre frasi fatte del genere che per me non hanno senso.

La bella musica non ha tempo, e per me la bella musica è quella che comunica, che trasmette qualcosa, che ti lascia a fine ascolto un sentimento, una domanda, una sensazione, ed in un periodo dove la musica è diventata “di plastica”, dove tutti la fanno e nessuno la fa, dove un disco dura un mese perché ogni giorno escono centinaia di artisti nuovi, dove si pensa più al marketing, al suono che può andare virale su tik tok e cento altre cose del genere, penso che agire cosi, permettimi il termine, credo sia già qualcosa di rivoluzionario. Viviamo un periodo dove tutti vogliono essere qualcosa che non sono, solo per apparire, per i 15 minuti di gloria, per dire “ehi, ci sono anch’io”, beh Mole è tutto tranne questo. Mole continuerà ad esistere anche se un giorno dovessero sparire i social, perché sotto questo punto di vista è Anti-Social e non è interessato al piacere a tutti, se già 10 persone sentendo un brano si sono fatte il loro viaggio personale, allora Mole ha fatto il suo ed ha ancora senso di esistere.

Ci sono cose che hai pensato, ma non hai mai avuto il coraggio di dire?

Ci sono e sono il motivo per cui esiste Mole. Non credo esista realmente qualcuno che dica tutto ciò che pensa.

Io personalmente sono una persona molto schietta, a cui piace il dialogo e che prova sempre a non nascondersi dietro una maschera, anche se a volte non ci riesco al 100%, per svariati motivi, ma ogni essere umano ha i suoi segreti e penso che saremmo meno interessanti se non li avessimo, oltre che meno umani. Ci sono pensieri nascosti che restano tali, e se restano tali sicuramente hanno un motivo di base.

Nessuno dice mai il 100% di quello che pensa, però si può provare sicuramente ad essere meno timorosi nell’esprimersi, o comunque provare a farlo, per sé stessi.

Poi, è ovvio che di base la paura delle conseguenze faccia il suo ruolo, però è sicuramente un bell’esercizio che dovremmo e potremmo fare tutti, io ci provo con la musica, ma ovviamente come tutto non è sempre efficace.

“Fino a ieri” ha un po’ quelle promesse del “Domani Smetto” reso celebre dagli Articolo 31?

Più che di “Domani Smetto”, se penso ad un brano degli Articolo e lo metto in correlazione con “Fino a Ieri”, su due piedi la prima cosa che mi viene in mente credo sia un altro capitolo di “Gigugin”, quello che succede dopo la parte fantastica dell’innamoramento. Se ci pensi e provi a riascoltare il brano degli Articolo, lì Ax ti parla di una “botta enorme” che prendi quando ti capita il colpo di fulmine, quando dopo 3 secondi hai incontrato una persona che ti prende come ha fatto nessun’altra prima e che rende la tua vita un mix di colori su di un’opera che fino a quel momento era un disegno in bianco e nero. “Fino a ieri” è un sentimento forte che resta ma che, come tutte le storie normali e che non sono un semplice romanzo di fantasia, ha il suo lato oscuro, ha il dubbio.

“Domani smetto” è un inno alla ribellione di uno status, a regole imposte da una società che molte volte non le rispetta ma che ha bisogno di dirti di farlo, “Fino a ieri” è la ribellione del subconscio e del sentimento, è l’attanagliarsi per qualcosa che ami, ma che porta a chiederti se abbia ancora senso mantenere acceso quel fuoco, ma è personale e non imposto da nessuno se non da te.

Esistono sbronze peggiori che non sono causate dall’alcool?

Certo che esistono, la realtà può essere molto peggio di una sbronza, la vita può essere peggio di una sbronza e dei suoi postumi. Che so, porsi aspettative troppo grandi e ritrovarsi con la faccia per terra, tornare ad una realtà che è più cruda e molto differente dal volo pindarico che ti eri fatto, realizzare che molte delle cose in cui credevi, di fatto, non sono quello che sembrano. Vedersi crollare un mito, rendersi conto che la realtà in cui ti sei immerso non è la realtà che percepisce chi ti sta intorno, ritrovarsi a capire che quelle persone che pensavi amiche magari di fatto non lo sono, c’è sicuramente molto di peggio di una sbronza, e penso che sia figo correlare le due cosa ad un risveglio della ragione, dell’essere.

Se ci pensi, la sbronza ti disinibisce, porta fuori cose che normalmente copriamo, ci fa fare cose che normalmente non faremmo, ed i postumi possono essere visti come il realizzarsi di cose che non faresti, ma che magari per l’alcol hai fatto, e portare a galla qualcosa con cui magari non volevi minimamente avere a che fare, per paura, per rabbia, per difesa personale. Tutti dovremmo avere bisogno di una sbronza ogni tanto, perché tutti copriamo qualcosa e tutti prima o poi abbiamo bisogno di liberarci e ribellarci alle nostre paure, i nostri timori.

Il tuo gin preferito?

Hendricks come unica religione.

L’amore è una tentazione di cui tutti prima o poi cadono vittime?

Più che una tentazione credo sia qualcosa di naturalmente fisiologico che prima o poi colpisce tutti, non credo si scelga di innamorarsi, capita. Per quanto si possa “scappare” prima o poi arriva, in un certo senso credo sia “equo”, nel senso che colpisce tutti irrimediabilmente almeno una volta nella vita. Credo ci sia differenza tra avere una relazione e “cadere vittime dell’amore”. Puoi scegliere come no di avere una relazione, quello sicuramente, ma non puoi scegliere se svegliarti o meno la mattina con una determinata persona nella testa, molte volte ci si innamora della persona più improbabile, nei momenti meno idonei, a conferma che non sei tu a scegliere l’amore ma è l’amore che sceglie te.

Marracash come ha cambiato il rap italiano?

Credo che Marra, come Fibra ed i Dogo ai tempi, abbiano avuto la forza di rendere il Rap popolare ed alla portata di tutti. Io sono classe 90 e ricordo benissimo il momento in cui il rap in Italia è riuscito a passare, o comunque fare il primo step, da genere di “nicchia”, roba per pochi appassionati del genere come potevo essere io ai tempi, a coinvolgere tutti, indifferentemente dalla “classe sociale”.

Quando uscì l’album “Marracash” io ero al secondo anno di liceo e la cosa che mi colpì fu vedere tutti, ma proprio tutti, dal tamarro che ascoltava house, all’alternativo che ascoltava Metal fino al figlio di papà che ascoltava quello che passava la radio, essere tutti gasati fuori da scuola pompandosi “Badaboom Cha Cha”. Non era più una cosa per pochi, stava diventando trasversale, ed ai tempi sembrava realmente essere una cosa impensabile. Quei figli di papà che si pompavano Marra erano la conferma che qualcosa stava andando a cambiare, era la più grande conferma a portata di mano che potessi avere per dire: “Ok, fino a qualche mese fa dicevate tutti che era merda, adesso ve la pompate, Vaffanculo.” Credo sia lo stesso effetto che ha avuto Sfera con la Trap nel biennio 2016/2018, alla base c’era non solo talento, flow, rime, musicalità e novità ma la capacità e la forza di rendere un prodotto di nicchia più “pop” possibile, e quando un movimento riesce a fare questo step difficilissimo, passando da una nicchia ad un’intera nazione, lo fa perché gli artisti che lo hanno permesso hanno avuto la capacità di semplificare il concetto per tutti.

Marra, Fibra ed i Dogo hanno capito che l’italiano medio era ignorante, era disinteressato alla cultura hip hop, ma sapevano la potenza che aveva quel sound, e lo hanno semplificato per inserirlo a poco a poco nella cultura popolare. Alla fine ci sono voluti più di 20 anni per farlo, ma se adesso il Rap è in vetta alle classifiche è sicuramente perché quelli che adesso sono i massimi esponenti hanno cominciato a poco a poco un processo di semplificazione che, senza questo, avrebbe gettato il rap nel dimenticatoio dopo qualche anno. Era già successo con i Sangue Misto, era successo con gli Articolo, non è successo grazie a loro, e meno male.

Per un artista è importante uscire dalla propria zona di comfort?

Secondo il mio punto di vista si, credo sia l’unico modo che possa portarti ad avere una crescita concreta, un’evoluzione. Non conosco Artista che sia rimasto tale senza evolversi, senza mettersi in discussione, ma è una cosa che fai se vuoi farlo. A me piace tanto provare a fare sempre cose nuove, vorrei nel tempo provare ad essere più versatile possibile, lavoro ogni giorno per questo, per 3 motivi più che altro: perché amo la musica, perché mi annoio molto facilmente e perché vorrei col tempo arrivare a più gente possibile. Se vai bene in un campo ma non cerchi di uscire da lì resti per forza bloccato ed aggrappato a quella nicchia che ti sei creato con quel genere. Se mai un giorno dovessi arrivare ad avere una fetta di pubblico più ampia ed importante sarà perché avrò sperimentato il più possibile e sarò andato a toccare le corde di più gente possibile. Credo sia l’obiettivo principale di chiunque provi a fare dell’arte.

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