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Una Palude | Indie Tales

Di Filippo Micalizzi

Ho sempre creduto che guardandolo da terra, dalla normale prospettiva, il mondo non sembri poi  così tremendo. Che guardandolo da terra, dalla normale prospettiva, la distanza che ci separa sembra illudermi che di te, non ne sentirò mai più parlare.

Ci ho sempre creduto, o almeno, ci credevo fino a poco tempo fa. Adesso tutte le mie convinzioni sono andate in frantumi, come un muro di mattoni colpito da un martello. Che rilascia nell’aria una sottile polvere che mi annebbia la vista. Tutto per colpa di uno stupido aereo. Che poi a me, nemmeno piace volare.

Odio volare perché è tutta una questione di attese. File interminabili per i bagagli e ore ad aspettare che l’imbarco finalmente apra. Lo trovo davvero snervante. Prima di allora, prima che fosse finita, quelle attese erano giustificate dal fatto che finalmente sarei tornato da te. Ogni minuto, ogni secondo mi avvicinava di più alla meta. A quella che molti chiamano felicità.

Guardando fuori da quell’oblò riuscivo a perdermi tra i pensieri, tra i ricordi. Ignorando totalmente tutto ciò che era all’esterno. Adesso però, sembra tutto diverso. Mi sono accorto che senza di te, il mondo, che fino a quel momento visto dal basso, sembrava essere un posto più che accettabile, ad un tratto appariva ai miei occhi come una gigantesca palude.

Volando sopra le nostre case, mi sono accorto, che quella distanza che nella mia testa sembrava essere infinita, dall’alto era infinitesimale. Come se con un solo passo, potessi raggiungerti.

Da quel momento in poi, chiamiamolo punto di non ritorno, ho iniziato ad incolparti per tutto quel che di storto sarebbe andato nella mia vita. mi sembra di essere diventato più cinico, più cattivo. Proprio come un bambino dispettoso a cui levi il giocattolo preferito. Mi aggrappavo all’idea che il problema non fossi io, che guardando i precedenti niente si sarebbe potuto aggiustare. Ma so in cuor mio che i modi per evitare quel dannato punto di non ritorno c’erano, ma quando è stato il momento, ho smesso di parlare.

Adesso mi trovo qui, fermo, senza certezze ma con la consapevolezza che se non mi muovo, tutte le cose che voglio cambiare, lo faranno da sole. Probabilmente lo farò. Muovermi intendo. Ma di sicuro non prenderò mai più il posto in aereo lato finestrino.

Ho sempre creduto che guardandolo da terra, dalla normale prospettiva, il mondo non sembri nemmeno così tremendo. Ma adesso guardandolo, riesco solo a vedere una gigantesca palude, senza di te.

 

Racconto liberamente ispirato al brano “Una Palude” de I Ministri

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