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Marco D’Annunzio: “Verso la mia America” | Intervista

Non è la prima volta che ci facciamo una chiacchierata con Marco D’Annunzio, classe 1984. Il suo primo singolo di cui abbiamo parlato è stato “Non vedi che è estate”, un brano sulla magia della bella stagione, che sembra renderci tutti più propensi ad amare. Oggi invece parliamo di “America”, un inno al benessere che, secondo l’artista, è ben rappresentato dal continente dell’American Dream.

Un benessere però – ci tiene a specificarlo – non del portafogli, ma bensì dell’anima e della mente. Tutto il contrario della condizione di “prigionia” data dal vivere stretti nella propria routine. Un desiderio di volare altrove e di trovare una personale scansione del tempo, che ci faccia sentire liberi e comodi dopo un periodo di clausura forzata a cui si rischia di rimanere legati.

INTERVISTANDO MARCO D’ANNUNZIO

Ciao! Di nuovo su questi schermi. Come è nato il singolo America? Cosa lo ha scatenato?

Il singolo America è nato in pieno lockdown in un periodo di riflessione sul mio percorso di vita professionale. Una sorta di valutazione di quello che stai facendo e di quello che in realtà potresti fare. Il tutto è contornato dalla paura di osare, il rischio di perdere le certezze che hai acquisito finora. Ma c’è voglia di volare per trovare l’America.

Qual è stata l’evoluzione artistica da “Non vedi che è estate”?

America è un brano precedente a Non vedi che è estate, che è stato scritto e prodotto a fine aprile di quest’anno, con il quale ho deciso di debuttare come cantautore. Il nuovo singolo  America può essere definito il brano di “conferma” della mia capacità di scrivere canzoni. Viene dopo alcune tracce che mi hanno dato l’opportunità di poter collaborare con professionisti del settore, dandomi delle belle soddisfazioni.

Cosa rappresenta l’America nel tuo immaginario?

Sicuramente influenzato da anni di telefilm in tv, immagino l’America come un enorme set cinematografico dove tutto è possibile! Da molti è stata associata al fare ricchezza, ad un migliore tenore di vita economico. La mia America invece è legata ad un benessere interiore, al sentirsi realizzati, soddisfatti, più liberi da una società che sempre più ci detta i tempi.

Cosa ti fa “sentire stretto”?

Ho avvertito questa sensazione da quando ho ripreso a scrivere canzoni, sentirsi dentro dei panni che forse non sono tuoi, ma sei costretto ad indossare per sopravvivere. Stretto nella routine giornaliera, stretto nel concetto di una vita fatta di sacrifici, per non sentirsi poi del tutto soddisfatti.

Cosa pensi della musica di adesso, italiana e non?

La musica è lo specchio della società, è in continua evoluzione e va di pari passo con la tecnologia. Sono cambiati i modi di comunicazione, il linguaggio, lo stile nel cantare, gli arrangiamenti. Sono venuti fuori ottimi lavori, anche se credo che venga lasciato troppo spazio al “mercato dei numeri” rispetto al sentimento vero e proprio di scrivere una canzone. Diventa sempre più difficile fare la storia.

C’è qualche artista in particolare a cui ti ispiri o a cui ti senti particolarmente legato?

Non sono legato a qualche artista in particolare, mi piace ascoltare tutti e seleziono quello preferisco di ognuno. È possibile, però, che l’ascolto di qualche brano mi faccia scattare la scintilla per una nuova canzone.

Puoi trovare Marco D’Annunzio su:

IG @marcodannunzioautore

FB https://www.facebook.com/marcodannunziosongwriter/

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