Nella società di oggi c’è l’esigenza di dare un voto a tutto, di provare a misurare le cose e analizzarle attraverso parametri predeterminati o freddi algoritmi, con la razionalità e i numeri che tendono a prevalere su emozioni e sentimenti. Talvolta anche la musica è vittima di questo meccanismo con successi preparati a tavolino con l’obiettivo, non dichiarato ma palese, che il successo e fare risultati ha la precedenza sul valore artistico.
I Banana Joe, da Genova, anzi da Sampi come ci tengono a sottolineare, vogliono fare musica per il gusto di raccontare le proprie disavventure e l’amore per una città con mille difetti, ma facile d’amare. Davanti al facile successo preferiscono vedere i loro amici che bevono birra e cantano a squarciagola anche sotto un piccolo palco ad un festival improvvisato.
Il loro nuovo disco, “60 90 60” è una critica alla perfezione posticcia che spesso diventa obiettivo di vita, preferiscono rimanere sinceri e fare la musica che vogliono, senza svendersi in favore di un mercato globalizzato ma troppo conformista e standardizzato.
I Banana Joe ogliono divertirsi, fare casino raccontando il loro mondo con sincerità e disamore poi se diventeranno sempre più famosi sarà solo una conseguenza e non una scelta causa di qualche marchetta o svendita dei propri ideali in favore del dio denaro.
Esattamente a metà strada tra le due!
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