Angelo Iannelli: “Il mio fortuito incontro con Malbene” | Intervista
Angelo Iannelli ha da poco pubblicato il suo nuovo singolo, “Malbene”, scritto dal Iannelli stesso(testo e musica) e prodotto da Alessandro Cosentino e Francesco Cosentino (Ariete, Franco126) su etichetta Paflaggero dischi.
Il titolo del brano è un arcaismo da tempo scomparso dal vocabolario italiano e vuole indicare, secondo l’accezione che ne dà Iannelli, uno stato d’animo che non sia superficialmente catalogabile in termini positivi o negativi, in quelle notti in cui c’è bisogno che qualcuno ti stringa la mano nonostante tutto…
Di largo utilizzo letterario dal 1500 al 1700 (Stefano Guazzo, Tommaso Garzoni, Hilarion Monachus Genuensis e tanti altri autori), la parola, usata con vari significati, compare anche nelle “Rime” di Francesco Berni, esattamente nella Rima 53 (Capitolo secondo della peste), come dimostrano questi splendidi versi:
In fin, questo amor proprio ha del bestiale
e l’ignoranza, che va sempre seco,
fa che ’l mal bene e ’l ben si chiama male.
Con questa canzone la parola “Malbene”, resa contemporanea dalla grafia unita, si fa strada per riprendere vita.
Intervistando Angelo Iannelli
Raccontaci “Malbene”: com’è nata?
Un lampo, un lampo e nulla più… “come un occhio, che, largo, esterrefatto/s’aprì si chiuse, nella notte nera”.
L’utilizzo del termine arcaico “Malbene” viene da una ricerca oppure da un fortuito incontro?
Un fortuito incontro che si è trasformato in seguito in una ricerca filologica.
E’ davvero uguale poi, stare bene o stare male?
Sono un nichilista (cit. da “Il grande Lebowski”).
Angelo Iannelli è un cantautore molto prolifico: hai mai pensato (o provato) a scrivere anche per altri artisti?
Non ho ancora provato a farlo, chissà, forse un giorno. Per ora non mi va così tanto.
Nella scena italiana ed internazionale, quali sono gli artisti che ti stimolano, con cui magari vorresti produrre qualcosa?
De Gregori, senza dubbio. Sono antico.
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