CONIUGI è un duo musicale indipendente bresciano nato nel 2020 dal matrimonio tra Michela (voce) e Fabio (compositore polistrumentista). Il duo scrive brani inediti che, per sonorità e caratteristiche, riprendono la più recente ondata di it-pop.

CONIUGI compongono, arrangiano ed incidono i loro brani nel proprio studio, dove nasce anche l’EP “Sopravviveremo“, una raccolta di 5 canzoni pubblicata a fine novembre 2021. Dall’Ep CONIUGI hanno tirato fuori il loro primo singolo, “Forse Dovremmo”. Ecco la nostra intervista al duo lombardo…

INTERVISTANDO CONIUGI

Pensate ci si prenda davvero troppo sul serio nella vita quotidiana? E nel panorama musicale italiano?

Nella vita quotidiana spesso ci si prende troppo sul serio, soprattutto in situazioni che richiederebbero più leggerezza. Così facendo, si rischia di complicare il pane e di affrontare ogni questione come una lotta per la sopravvivenza. Questo succede anche nel panorama musicale, soprattutto se si vive la musica come una competizione.

Diteci una cosa che dovreste fare, ma ancora non trovate il coraggio (o la voglia) per farla!

Il bungee jumping, in senso sia letterale che metaforico. Il salto nel vuoto fa paura, eppure a volte la vita sta lì, alla portata del salto che non facciamo, come disse Julio Cortàzar nel romanzo Il Gioco del mondo.

Se doveste spiegare I Coniugi, come vi raccontereste ad un pubblico che vi ascolta per la prima volta

Siamo Michela e Fabio, un duo a cui piace fare esperimenti musicali, creare canzoni. Il progetto Coniugi, essenzialmente, è questo.

Come è nato “Sopravviveremo”? Come è arrivata l’urgenza di comporre un EP?

Sopravviveremo è nato tra l’inverno e la primavera del 2021, nel nostro home studio. Dopo aver scritto e registrato diverse canzoni, abbiamo sentito la necessità di unirne alcune, trovando un filo conduttore sia in termini tematici/lessicali che dal punto di vista sonoro. Lo abbiamo trovato nei cinque brani scelti, tutti accomunati da un po’ di malinconia, rumore di fondo e suoni di tastiera decisamente vintage. In altre parole, quel mondo musicale che oggi chiamano indie triste.

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