Sanremo 2022: Le Pagelle della Redazione

Ci siamo. Questa sera conosceremo il vincitore della 72esima edizione del Festival di Sanremo: la terza edizione dei record per Amadeus che ha convinto ancora una volta sia la critica che il pubblico.

Dei 25 brani in gara solo alcuni, pochissimi rimarranno nella memoria degli ascoltatori. Non abbiamo ascoltato 25 capolavori di musica italiana ma abbiamo per lo meno respirato 5 giorni di puro spettacolo, una celebrazione alla musica e alla cultura del nostro paese.

Un’edizione in cui il passato, il presente e il futuro della scena musicale italiana hanno suonato all’unisono in maniera spontanea.

Chi vincerà Sanremo? Tra poche ore avremo la risposta a questa domanda, nel frattempo scopriamo le pagelle della redazione!

SALUTIAMO ZIA MARA!

 

Brividi 

Ai bad guys più amati della scena italiana è bastato aprire il cuore mostrandosi sensibili sul palco dell’Ariston per macinare record pazzeschi su Spotify. Un duetto atipico rispetto allo stereotipo che ci portiamo dietro da Mina e Celentano, Albano e Romina: una ballad d’amore a Sanremo può non essere cantata da uomo e donna. 

“Brividi” è una preghiera, una supplica di chi è stanco degli ostacoli e vorrebbe soltanto amare. La digievoluzione di Blanco in Anna Tatangelo nella seconda strofa ci ha fatto sussultare, ma per fortuna nel bridge si riprende e torna a fare Blanco che urla e spacca tutto, riequilibrando il pezzo. 

Il Mahmood di Karma e il Blanco di Blu Celeste si incontrano per un feat che rispecchia entrambe le identità artistiche. Sembra un film della Marvel con protagonisti i due artisti del momento e sulla carta hanno già vinto, ma il festival può ancora sorprenderci. Ps: per rimanere in tema con la canzone gli outfit dei nostri eroi sono proprio da «Brividi». 

(Vernante Pallotti)

Mahmood, BLANCO: 9

 

Inverno dei fiori

Michele Bravi torna a Sanremo con una poesia che guarda agli anni difficili che ha dovuto superare per la sua storia personale, rifiorendo come un bocciolo dopo l’inverno.

Il festival è la sua rinascita dopo anni di silenzio e ce lo fa capire con gli occhi lucidi e la voce fragile come un sussurro fin dal primo verso del testo: “A volte il silenzio brucia come una ferita. Il cuore perde un colpo, non respira sotto il peso della vita”. 

Emoziona Bravi, comunica. L’ha sempre fatto dai tempi di Xfactor 2013, ma quel ragazzino ora è più consapevole. “L’inverno dei fiori” parla di dolore, ma ne suggerisce anche la cura: il supporto reciproco e l’amore permettono di uscire anche dai momenti più bui. Un pezzo troppo triste da ascoltare con parsimonia per non finire KO.  

(Vernante Pallotti)

Michele Bravi: 7

 

O  Forse Sei Tu

Elisa arriva sul palco dell’Ariston vestita di bianco, come una vera e propria dea scesa dall’Olimpo e si riconferma tale dalla prima all’ultima nota. Canta d’amore. Un amore che funziona, un amore che emoziona. In questa canzone, nata dalla splendida penna di Davide Petrella, il sentimento ha un effetto quasi rivelatore, magico. Tutto ciò che è bello è bello perché forse sei tu che lo rendi tale.

Ed è un amore che non ci lascia mai, nemmeno quando è lontano, ma si nasconde nelle più piccole cose.

“Sarò tra le luci di mille città, tra la solita pubblicità

Quella scusa per farti un po’ ridere

E io sarò quell’istante che ti porterà una piccola felicità

Quella stupida voglia di vivere”

Elisa ha la capacità di mettersi a nudo, cantando con la stessa naturalezza con cui respira, e lo fa con violenta dolcezza. Perché ci tocca nell’intimità e ce la ritroviamo vicino al cuore, quasi senza accorgercene. E lì si prende tutto.

(Benedetta Fedel)

Elisa: 8.5

 

Domenica

Non poteva esserci apertura del Festival di Sanremo più controversa e provocatoria: Achille Lauro prende il giorno più sacro della settimana e lo canta con la sua tipica promiscuità, scalzo e a petto nudo, con l’Harlem Gospel Choir a corredo e ci ricorda quasi Hercules con le sue muse in versione dark. “Le voglio bene ma mi do per morto” tra versi intrisi di passionalità, spunta questa frase che ci fa veramente capire quello che vuole trasmetterci Lauro: tutto bellissimo, ma di sicuro non voglio impegnarmi con te. Musicalmente e stilisticamente simile a “Rolls Royce”, “Domenica” non si distacca dall’Achille Lauro che abbiamo imparato a conoscere, molto buona la performance in sé che ci ha fatto apprezzare subito il brano e possiamo tranquillamente affermare che l’auto battesimo alla fine sia stata l’unica nota stonata.

(Margherita Ciandrini)

Achille Lauro: 8

 

Ogni volta è così

“E non vuoi restare qui, e neanche scappare”

Tutta la potenza di Emma ci arriva e ci travolge in questo brano intriso di speranza ed aspettative, con un sound pulito che non sovrasta la voce ma la accompagna lungo i vari crescendo del brano, mentre l’orchestra di Sanremo viene sapientemente diretta da Francesca Michielin. Emma si mette a nudo ed espone tutte le sue fragilità, ne esce una donna forte e consapevole che sa quali siano le sue priorità e vorrebbe ritrovare le stesse sicurezze anche nel partner. Spogliarsi di ogni corazza è forse la cosa più difficile da fare nella vita, farsi attraversare da un paio di occhi che riescono a raggiungere la nostra anima e ci fanno sentire “sospesi e fragili”. Un’esplosione di bravura artistica indiscutibile quella di Emma, e riusciamo ad apprezzare il brano sempre di più ad ogni ascolto, ma dopotutto: “Ogni volta è così”.

(Margherita Ciandrini)

Emma: 8,5

 

Farfalle

 

Dopo aver conquistato la vetta di ogni classifica nel 2021, nel 2022 Sangiovanni conquista anche il palco dell’Ariston. Un brano catchy, in linea con gli altri dell’artista che sicuramente ci rimarrà in testa nei prossimi mesi e la ascolteremo ovunque, ma che non stupisce più di tanto. 

Sangio sul palco si diverte e sembra non sentire l’ansia di essere sul palco più importante d’Italia, dimostrando comunque grande maturità nonostante la sua giovane età. 

Fa divertire anche il pubblico ma il testo di Farfalle non convince fino in fondo. Promosso, ma poteva fare di più.

(Sara Pederzoli)

sangiovanni: 6,5

 

Ovunque sarai

 Ammesso e concesso che non sono una super fan dell’artista, ho sempre associato Irama a canzoni più ritmate, più leggere e più briose. Canzoni oggettivamente belle, canzoni dove l’artista riusciva a portare spunti innovativi e molto interessanti. Partendo da ciò, il caro Irama non ce lo vedo proprio in questa veste più seriosa. Sarà che la canzone non mi ha preso, sarà che il testo è un po’ sempliciotto, sarà che mi aspettavo di sculettare ma alla fine mi sono ritrovata una classica canzone da Sanremo. Un progetto non troppo originale soprattutto se paragonato alla canzone portata l’anno scorso (e purtroppo mai cantata sul palco dell’Ariston) “La Genesi del tuo colore”.

La semplicità musicale lascia spazio al timbro vocale e all’interpretazione dell’artista. Forse, sono proprio questi due elementi ad aver fatto volare Irama nella parte alta della classifica. Tutto sommato bene così, visto che è il mio capitano del Fantasanremo.

(Ilaria Cantoni)

Irama: 6,5

 

Tuo padre, mia madre, Lucia

Giovanni Truppi esordisce sul palco del Teatro Ariston portando un pezzo molto teatrale, nel quale prova a raccontare la sua visione dell’amore. In maniera molto intima e razionale, si sofferma sul fatto che questo sentimento può avere mille sfaccettature, ma l’importante è non dimenticarsi che possiamo accorgerci di stare con la persona giusta, solo nei momenti difficili. È facile infatti  esserci quando tutto va bene e i problemi non esistono, però non c’è niente di più dolce di dire: ” Amarti è credere che, che quello che sarò sarà con te”

I protagonisti della canzone, tua madre, mio padre e Lucia, rappresentano tutte quelle persone esterne ad una dinamica della coppia, che non vivendo direttamente un certo tipo di rapporto non potranno mai capire quando è importante stringere i denti.

Questa canzone ha bisogno di essere ascoltata e riascoltata più volte per scoprire tutti i messaggi nascosti all’interno, un po’ come due persone che hanno bisogno di conoscersi per capire se varrà la pena sacrificarsi l’uno per l’altro.

(Nicolò Granone)

Giovanni Truppi: 8

 

Dove si balla 

Comunque andrà, sarà un successo. Dargen D’amico con la sua irriverenza e la sua spontaneità ha portato sul palco dell’Ariston un approccio artistico unico rispetto a tutti gli artisti presenti in gara.

Con il suo fare scanzonato e i suoi look perfettamente scombinati, ha proposto un brano che in realtà risulta essere la canzone perfetta per il momento che stiamo vivendo.

Spensieratezza, gioia, voglia di dimenticare, rinascita.

Dargen con la sua musica e con le sue esibizioni ci ha portato in tutti i luoghi della nostra mente in cui si balla ancora nonostante tutto.

(Salvatore Giannavola)

Dargen D’amico: 8,5

 

Miele 

Giusy Ferreri, hit-maker e ormai veterana del Festival, si presenta alla kermesse con “Miele”: un brano tutt’altro che pop caratterizzato da un ritmo latino che non aggiunge nulla di nuovo alla produzione musicale dell’artista così come alla lista delle canzoni in gara in quanto à originalità.

Un brano sufficiente che non dispiace all’ascolto ma che non coinvolge.

Compitino.

Tra le esibizioni di Giusy Ferreri rimane solo il ricordo del megafono della prima serata di questa edizione.

(Salvatore Giannavola)

Giusy Ferreri: 6

 

Ciao Ciao

“E con le gambe, con il culo, coi miei occhi, ciao.”

La Rappresentate di Lista, una delle coppie più consolidate della scena indie italiana, torna a Sanremo per il secondo anno consecutivo con un brano che racconta, in uno scenario apocalittico, la vicinanza della fine come “una dolce disdetta”, una rivalsa sentimentale, ma anche di una tormentata rinascita.

“Ciao ciao” si presenta con un ritmo che unisce più stili, dal funk alla dancehall anni ’70, con un pizzico di atmosfere urban, con un testo che contrappone vertigine sociale e voglia di far festa.

LRDL ci fa ha fatto conoscere il loro lato giocoso, fuori dagli schemi, problematico ma allo stesso tempo poetico.

(Nunzio Savino)

La Rappresentate di Lista: 8,5

 

Voglio amarti

Iva nazionale torna al festival dopo 13 anni con un brano che accompagna la sua voce con assoli di chitarra e archi.

La canzone è un inno all’amore, un sentimento che si può provare ad ogni età, nell’inspiegabile percorso della vita.

“Voglio amarti” è stata tenuta nel cassetto per anni, ed è venuta fuori per caso, confezionata per il festival di Sanremo.

(Nunzio Savino)

Iva Zanicchi: 6

 

Insuperabile

Rkomi porta sul palco quel che sembra essere un brano scartato dall’album “Taxi Driver”. Nell’insieme la canzone non è brutta ma da lui forse ci si aspettava un po’ di più. Il testo non è banale e in sé funziona bene, quel che risulta debole è invece la componente musicale, che anche qui non si distacca poi così tanto da “Taxi Driver” e quindi somiglia a qualcosa di già sentito. 

Nell’insieme un brano che va bene, ma non va oltre. Non arriva a quell’effetto “wow” che ti porta a dire “questo brano è migliore degli altri in gara”.

(Fillippo Micalizzi)

Rkomi: 6

 

Ti amo non lo so dire

Alla sua settima partecipazione al Festival, Noemi si presenta con un brano firmato Mahmood e Dardust, e si percepisce subito. “Ti amo non lo so dire” funziona bene sia all’Ariston che in radio e Noemi è impeccabile nell’interpretazione, come al solito, anche in un pezzo che sembra tutt’altro che facile. La sua grinta quasi contrasta con la delicatezza dell’abito principesco e rosato della prima serata, ma anche il look è super azzeccato.. 

Quella di Noemi è una performance semplice, che esalta al massimo la sua vocalità, regalandoci un crescendo di energia che nel ritornello esplode, mostrando tutta la potenza vocale di quest’artista completa.

(Sara Pederzoli)

Noemi: 7,5

 

Apri tutte le porte

Gianni Morandi apre la sua porta dopo 22 anni di assenza al teatro Ariston, come cantante in gara, con un pezzo scritto e arrangiato da Lorenzo Jovanotti dal titolo “Apri tutte le porte”. 

L’arrangiamento evoca un sound anni 60’ tipico della canzone italiana d’autore contaminato da uno stile moderno, fresco. “Apri tutte le porte” è una canzone divertente che sposa perfettamente il gusto di un pubblico cresciuto negli anni 80’ quasi ad allontanarsi da quello della  generazione Z che forse però ci balla su!

La metafora della rinascita è racchiusa nel  ritornello dove il “fai entrare del sole” è sinonimo del darsi una seconda possibilità, di non arrendersi, di aprire il proprio io agli altri senza paure, mettendo da parte ogni forma di abitudine. 

Il tentativo di svecchiare una struttura musicale che vede in Morandi una pietra miliare della musica italiana non convince, tuttavia, del tutto. 

(Alessandra Ferrara) 

Gianni Morandi: 6-

 

Sei tu

Sottotono la performance di Fabrizio Moro, che canta “Sei tu” nella seconda serata del Festival, un brano denso di sentimenti di gratitudine verso chi con lui non si è mai arreso, anche quando neanche lo stesso Moro ci credeva più. L’interpretazione che poteva essere molto più potente non è stata all’altezza della canzone profondamente emozionante che ascoltata il giorno dopo ha tutto un’altro sapore. “Ma la forza che sento dentro ad ogni sospiro imperfetto, sei tu” soffermandoci sul testo del brano riusciamo a sentire dentro di noi quello che Moro vuole comunicarci, quella potenza che hanno le persone attorno a noi, capaci anche di salvarci nei nostri momenti più bui, se glielo permettiamo. Non è la solita canzone d’amore, è proprio un ringraziamento senza filtri, un legame profondo ed eterno che, lo sappiamo, non si spezzerà mai e speriamo che il cantante riesca ad esprimerlo meglio nelle prossime serate.

(Margherita Ciandrini)

Fabrizio Moro: 7

 

Chimica

Come avete detto? Non si esce vivi dagli anni Ottanta? Vero. Ancora di più se pensiamo alla hit di Ditonellapiaga e Rettore. “Chimica, chi-chi-chi-chimica”! Un singolo grintoso e coinvolgente tanto quanto la performance all’Ariston. Un grido di libertà quello di Ditonellapiaga: libertà di essere sé stessi e di voler scindere il piacere dal sentimento, perché sì, le due cose possono esistere anche separatamente. Vivace e irriverente anche la mise della coppia, che col bianco e nero rimarca un po’ lo stile eccentrico della Crudelia Demon della Disney, ma nel complesso ci sta!

(Ilaria Rapa)

Ditonellapiaga, Rettore: 8

 

Lettera al di là del mare 

Stare su un barca in mezzo al mare provoca sensazioni contrastanti: se da una parte si respira l’aria fresca della libertà, bisogna non dimenticarsi che a volte può essere anche scomodo stare chiusi in una cabina, così stretta da diventare addirittura claustrofobica.

Massimo Ranieri scrive una lettera dedicata a tutte quelle persone che hanno scelto di preparare una piccola valigia, riempendola soprattutto di sogni e speranze, prima di mettersi in viaggio alla scoperta del proprio futuro.

I giovani d’oggi probabilmente non sanno che molti italiani sono partiti per l’America, attraversando l’Oceano, per difendere i sogni di una generazione che adesso vuole tutto troppo facilmente. Ecco i miei nonni non ci sono più da parecchi anni, ma penso che avrebbero amato una canzone come questa.

(Nicolò Granone)

Massimo Ranieri: 7,5

 

Sesso Occasionale

Mi sento di dover spezzare una lancia in favore di Tananai. Ho letto tanti commenti, tanti pensieri…e alla fine secondo me “Sesso Occasionale” non è poi così male. E adesso vi spiego il perché.

Tananai si presenta sul palco di Sanremo in maniera confusa, sicuramente molto agitato, con una canzone carina e simpatica. Con una presenza scenica pari a zero porta avanti la sua performance steccando qualche nota (per me è stata l’emozione) e fregandosene di qualsiasi cosa. Ma alla fine di tutto è proprio questa la chiave: non gliene frega proprio nulla. Canticchia la sua canzone sorridendo, stonando ma soprattutto divertendosi. Va bene, forse è un’esibizione che ricorda un karaoke casalingo ma alla fine chi siamo noi per giudicare? La canzone è orecchiabile e originale. Ingiustamente ultimo soprattutto se paragonato ad altre canzoni in gara.

(Ilaria Cantoni)

Tananai: 7,5 

 

Perfetta Così

Ognuno di noi avrà conosciuto una di quelle belle ragazze, che non hanno nessun motivo per lamentarsi, e nonostante tutto si piangono un po’ addosso. Quelle che quando ricevono un complimento fanno finta di niente, anzi ti fanno quasi sentire in colpa dicendo che non è vero.

Da ragazzino erano le peggiori, si mi facevano perdere la testa anche se sapevo che non avrei mai avuto nessuna possibilità di uscire con loro, perché amavano tirarsela e fare le preziose, preferendo mettere davanti a tutti, non solo a me, il proprio ego.

Poi crescendo ti accorgi che per instaurare una relazione bisogna considerare molti fattori, con quello estetico che spesso passa in secondo, terzo piano.

“Perfetta così” sembra essere una canzone fatta apposta per ragazzini, ovviamente dal punto di vista del mercato funzionerà e girerà in radio, ma citando Borghese per me è No. Tranquillo Aka ci saranno un sacco di tiktoker che non saranno d’accordo con queste mie parole.

(Nicolò Granone)

Aka7even: 5

 

Tantissimo

Descritti come la “quota rock” del festival di Sanremo 2022, ma di rock in realtà c’è ben poco. Quello che sembrano più rappresentare Le Vibrazioni su quel palco, è una cover band parodia di loro stessi. Certo se annullassimo anni di carriera e canzoni come “Dedicato a te” potrebbero anche risultare interessanti, ma quel che invece si nota fin da subito è la ridondanza con cui si approcciano alla scrittura dei brani. Come se fosse più facile eseguire un compitino, dando ciò che il pubblico si aspetta, invece di stupire cambiando direzione.

Nella sua forma radiofonica “Tantissimo” suona anche bene, ma sul palco somiglia a qualcosa di troppo artificioso.

(Filippo Micalizzi)

Le Vibrazioni: 5-

 

Ora e qui

Siamo davvero sicuri che per Yuman sia la prima volta a Sanremo? La perfezione canora e la naturalezza a cavalcare il palco ci fa pensare che, come direbbe la sua “Ora e qui”, si trova proprio nel posto giusto al momento giusto. Soul di respiro internazionale quello di Yuman, ma con cuore e radici italiane, ed è infatti proprio l’italiano una grande novità per l’artista romano che fino a questo momento ha invece prediletto l’inglese nelle sue canzoni. Insomma, una performance impeccabile e in pieno stile sanremese!

(Ilaria Rapa)

Yuman: 8

 

Virale

Il giovanissimo Matteo Romano direttamente dal mondo di Tik Tok approda sul palcoscenico più ambito d’Italia portando in scena un pezzo che rappresenta la sua generazione. 

Un mondo fatto di click, di post, di hastag, di condivisioni e follower dove anche un sentimento come l’amore può andare in “tendenza” diventando appunto “virale”. 

Lasciarsi andare all’amore è qualcosa di naturale quando si vuol bene davvero a qualcuno con cui vorremmo condividere tutto non mostrandolo al mondo intero. 

(Alessandra Ferrara) 

Matteo Romano: 6

 

Duecentomila ore

Sul fatto che Ana Mena sia splendida in ogni contesto, non ci sono dubbi. Più dubbi ci sono invece sulla sua canzone, che sembra non convincere né la giuria, né il pubblico al televoto, né noi. 

Un sound latineggiante armato di fisarmonica e la voce della cantante spagnola raccontano una storia d’amore tormentata, “che si consuma velocemente”, dice l’artista. Il tempo di un m’ama non mama, consapevole che sarà più lunga l’attesa “disperata” dell’incontro stesso. 

E in quei brevi attimi che però valgono “Duecentomila ore”, ci si ama nel buio della notte con la stessa rapidità e foga con cui ci si lascia andare alle prime luci del mattino. 

Non soffermandoci sulle polemiche di plagio, ma dando un giudizio oggettivo sulla canzone e semi-citando un altro concorrente in gara: si poteva fare (molto) di più. 

(Benedetta Fedel) 

Ana Mena: 4,5

 

Abbi cura di te

Highsnob e Hu sono il duo inedito di Sanremo2022: lei rivelazione di Sanremo Giovani dello scorso anno, lui rapper affermatissimo sulla scena. Abbi cura di te è allo stesso tempo urban, pop ed elettronica, un sound delicato che accompagna un testo altrettanto delicato, che affronta le conseguenze di una rottura. Cantano guardandosi dritto negli occhi, facendo percepire tutta la carica emotiva del brano che arriva al pubblico senza difficoltà. Alla fine si abbracciano, chiudendo una performance interpretata con l’anima che dimostrava un’alchimia perfetta. 

Sui social sono stati paragonati ad una versione più dark dei Coma_Cose, ma per me sono stati invece una piacevole scoperta. 

(Sara Pederzoli)

Highsnob e Hu: 8

 

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