Foto di Sonia Raineri

Claudia Is On The Sofa: “Per capire la vita mi basta la mia chitarra” | Intervista

Claudia Is On The Sofa è una cantautrice dal cuore americano che insieme alla sua adorata chitarra respira il senso della vita, mostrando con una certa dolcezza anche i lati più duri.

Il nuovo singolo, “The Match” racconta una lotta, magari invisibile, che ogni giorno avviene dentro ognuno di noi.

Come spiega Claudia: “The Match è un incontro e uno scontro tra me e me, tra me e te, tra ciò che voglio e ciò che posso, tra ciò che desidero e ciò che accade. È il momento in cui mi chiedo: sei sicura di voler fare sul serio? Non sono una dea nemmeno una diva, perché so colpirmi e so baciarmi”.

Questa canzone diventa una confessione intima pronta ad emozionare ad ogni ascolto.

INTERVISTANDO CLAUDIA IS ON THE SOFA

Che sensazioni provi quando sei sul sofà con la tua fedele chitarra?

La mia chitarra Emmylou Ribs è l’amica più fidata del mondo. Il suo profumo di fiori bianchi e cannella mi avvolgono mentre io l’abbraccio. È erede di una Stratocaster del ’79 che comprai in seguito a un incidente stradale in cui mi fratturai tre costole. Da brava adolescente investii i soldi dell’assicurazione nella Strato, che prese il nome Ribs.

Quando il mio sound divenne più acustico giunse il momento, quel preciso momento che i musicisti conoscono, in cui devi a tutti i costi trovare un nuovo strumento. È un bisogno e una necessità da cui non puoi esimerti, pena l’incursione di una nuova chitarra in tutti i tuoi pensieri quotidiani.

Così trovai Emmylou (da Emmylou Harrys), piccola (adatta a me), profumata e bellissima…ovviamente Sunburst. Vendetti a malincuore la Strato e cedetti il suo cognome Ribs alla mia nuova Gibson acustica. Da allora non ci lasciamo mai. Non la abbandono un momento, nemmeno ai festival e temo i camerini!

Il mio sofà è il mondo e lei è sempre con me. Anche a Liverpool Sound City 2022 ci siamo fatte compagnia in aereo e per le strade del festival e della città dei Fab Four. Quando sono con lei sono al sicuro e sono felice. Non mi ritengo una vera chitarrista, io mi accompagno e lei è la mia dolce compagna di viaggio nel mio mondo sognato e vissuto.

Come descriveresti il tuo mondo interiore?

Il mio mondo interiore è vorticoso, ruggente, variopinto, in ascolto e narrato. Molto spesso vivo allo stesso modo anche il mondo esteriore, cosa che crea un po’ di spaesamento, perché oggettivamente la realtà non può coincidere con il mio essere e sentire.

Foto di Sonia Raineri

Quando si può vincere nella vita?

Non si vince e non si perde. Incontro dopo incontro da qualche parte si andrà. O forse no, si resta esattamente lì dove si è. E a volte è meglio così.

Nel pugilato, ad esempio, la durata degli incontri per i novizi e i dilettanti è di tre riprese. Solo per i professionisti ne sono previste quattro e più. Allora mi chiedo: voglio svolgere più riprese e diventare vero agonista o fermarti ai tre round e vivere tra i novizi? A questa domanda non c’è una risposta giusta e una sbagliata. Vincere non coincide necessariamente con l’avanzare di categoria. A volte ci si può muovere anche di lato.

È più facile capire gli altri che sé stessi?

È complesso capire gli altri e capire sé. Quando credi di conoscere una persona, improvvisamente accade qualcosa, e scopri uno sconosciuto (o una sconosciuta) davanti a te. Per questo prediligo gli esseri complessi a quelli complicati, perché possono nascondere sorprese gradevoli. Importante è farsi capire dagli altri.

Cantando ci si mette a nudo davanti a tutti. E questo non mi spaventa, anzi, mi da un’opportunità in più per trasmettere il mio pensiero e il mio essere.

Perché rimaniamo imprigionati dai pensieri?

È la domanda che mi pongo da sempre. Quindi ho deciso di sentire, anziché “pensare riguardo il pensiero”. Sentire ciò che vivo, ascoltare che emozioni mi offre, se mi piace e mi fa stare bene, oppure no. E la risposta è sì oppure no. Nel sentire il “forse” scompare.

La società di oggi non ci allena all’arte della sconfitta, anzi il fallimento viene demonizzato. Come si può ribaltare questo principio?

La sconfitta è un punto di vista. Se spostiamo e adattiamo gli obiettivi al nostro essere non potremo mai essere sconfitti. Relativismo? Forse. La mia canzone “The Match” parla anche di questo. Questo incontro e scontro tra ciò che sono, ciò che sento di essere, ciò che vorrei essere e ciò che gli altri ritengono o desiderano che io sia. Un inno a riconoscersi anche in ciò che non ci piace o non piace agli altri.

Io non sono una dea, potrei anche essere migliore, ma questo non fa di me una persona sconfitta. Non deve essere tutto magnifico e spettacolare. Può essere semplicemente il meglio possibile. A volte questo “meglio possibile” è comunque terribile, ma è tutto ciò che ci si poteva giocare e lo abbiamo giocato.

Foto di Sonia Raineri

Provare paura serve a crescere?

Da bambina, la mia insegnante di nuoto mi ha spinto in acqua senza che io volessi. Prima di quel momento nuotavo. Da allora non ho più avuto un rapporto completamente sereno con l’acqua. Provare paura non serve necessariamente per crescere. La paura mi piace quando è un bel divertimento, quando è adrenalina che si tramuta in un modo per spingersi oltre. È l’eccitazione di realizzare qualcosa a cui hai lavorato da tempo con amore. Colpirsi e baciarsi, baciarsi e colpirsi.

A volte dovremmo trovare il coraggio di abbandonare le nostre vite frenetiche, uscire dalla città e chiedere consigli alla natura?

Io ho la necessità di prendere i mei momenti in contatto con la natura, gli attimi di ascolto e di silenzio. Me li regalo andando a raccogliere i suoni del paesaggio con i miei registratori nei luoghi più disparati. Cammino, passeggio, sto’ ferma immobile per minuti e ore con le mie attrezzature, ascoltando e lasciandomi stupire da ciò che accade. Questa è la grandezza stupefacente: il silenzio, la solitudine, l’ascolto.