PH: Antonio Petrosino

Antonio Petrosino: “Così Non Vale!” | Intervista

“Abbiamo condiviso alcuni momenti insieme e adesso, come se niente fosse, stai provando nuove emozioni, dove siamo stati bene ma vicino a te non ci sono più io,  mi hai sostituito con un altra persona.”

Potrebbe essere questo l’incipit nascosto di “Non Vale” il nuovo singolo di Antonio Petrosino, nel quale il cantautore ci mostra una nuova versione del suo unconcept  pop. Questo brano riassume l’amarezza che lascia la fine di una relazione, sensazione che diventa rabbia e tristezza quando ci accorgiamo che quello che per noi significa fine, in realtà per il nostro partner è già pronto un nuovo inizio.

Iniziamo quindi a prendercela con il mondo in un mix di preghiere e bestemmie, dando la colpa alla gelosia e al romanticismo, idea che ci ha fatto credere di essere la metà perfetta dell’insieme.

Come si fa quindi a sistemare le cose o meglio far finta di niente accettando questo destino? Bisogna essere bravi ad aspettare lo scorrere nel tempo, imparando a comprendere le regole di quel gioco così complesso che qualcuno chiama amore.

INTERVISTANDO ANTONIO PETROSINO

La parola fine può avere diversi significati?

Se partiamo dall’ etimologia latina ,fine sta per limite, ed effettivamente la fine segna un limite, un punto di non ritorno. Può avere diversi significati la parola fine se applicata a determinate situazioni, ma nell’ambito di una storia d’amore la parola fine è quella.

Certo un po’ come un film la puoi rivivere, ricominciare, correggere qualche “scena” ma probabilmente ci sarà lo stesso finale.

Tutto inizia e tutto finisce diceva qualcuno, ma talvolta la fine di qualcosa determina un nuovo inizio, nuove consapevolezze, errori che cercherai di non ricommettere, per essere pronto ad amare di nuovo.

La parola fine forse è come se avesse un orbita, e in base a chi, come e dove la si osserva assume forma e significato diverso.

In “Non Vale” affronti il tema della gelosia. Quanto tempo ci vuole per non pensare a cosa fa chi non è più nella nostra vita, magari per sua scelta?

Eh, questa domanda è un po’ come quella della genesi dell’uovo o della gallina…

Forse…dico forse, quando non fa più male, quando finiamo di pensare che ciò che ha fatto con noi quella persona è unico, quando ci rendiamo conto che quella storia è il passato e che noi dobbiamo vivere il presente in ottica del futuro.

Più che gelosia in “Non Vale” è rassegnazione, delusione perché quella persona sta guardando un altro come guardava me, e sta guardando me in modo diverso, in sostanza è la rabbia di esser stato sostituito.

E mi aggrappo alla convinzione che con me sicuramente era diverso.

PH: Antonio Petrosino

Che emozioni potrebbe provare una stella cadente?

Man a mano che una stella cade, si consuma, aumenta la sua luminosità, infiammandosi, disegna nel cielo, quello che noi possiamo vedere, una luminosa fino a che di lei non rimangono minuscole particelle disperse nel cosmo…

Ecco a me viene in mente l’ultima corsa di Senna, l’ultimo concerto di Freddie, di Amy, l’ultima partita di Del Piero, Totti, Baggio, l’ultimo balletto della Fracci, l ’ultima volta in cui Ezio bosso ci ha deliziato con la sua saggezza, con la sua musica.

Non so che emozione può provare la stella, metaforica o non, ma so che lo spettatore proverà gratitudine, commozione per quell’ultimo grande bagliore.

I ricordi contaminano i luoghi dove viviamo certe emozioni?

Assolutamente, almeno per me è così e sicuramente il posto che è stato “speciale” con una persona non potrà esserlo con un’altra.

Un tramonto sarà sempre un tramonto ma cambierà il posto in funzione della persona, perché se porti più di una persona nel solito posto, sei un paraculo.

Così come la tua oasi di solitudine la condividerai solo con chi per te conta davvero.

Perché i ricordi contaminano i luoghi tanto quanto contaminano noi.

E quindi abbiamo bisogno sempre di nuovi luoghi a cui legare nuovi ricordi.

A volte preferiamo avere ragione piuttosto che sentirci felici, come mai?

La ragione, il raziocinio rappresentano la sicurezza ,la verità incontrovertibile che nessuno può cambiare.

La felicità invece rappresenta l’incertezza, l’ignoto, la possibilità di fallire e questo spesso ci spaventa e ci frena.

Fare musica cosa ti ha insegnato?

Essendo fondamentalmente un ignorante, nel senso che solo da poco ho cominciato ad apprendere i fondamentali della musica, scale, teoria, armonia…e che comunque tutt’ora va ancora molto ad orecchio, a gusto la musica mi ha insegnato tanto e continua a farlo.

Mi insegnato a dire la mia, mettermi in gioco e che essere criticato fa parte del suddetto.

Mi ha insegnato la pazienza, perché a volte devi aspettare che la canzone sia “matura”, prima di essere pubblicata.

Mi ha insegnato la costanza, di andare sempre avanti nonostante tutto e se arriva una piccola soddisfazione non adagiarsi ma anzi azzerare e ripartire.

Mi ha insegnato la contaminazione, io da sempre lupo solitario tendenzialmente egoista, ho stretto legami con altri cantautori, gioisco per i loro traguardi come se fossero miei.

Ma soprattutto mi ha insegnato ad essere me stesso a raccontarmi per quello che sono, con tutti i miei limiti e paranoie.

Mi ha insegnato ad ascoltare, canzoni e persone, perché quella che all’inizio può sembrare una frase errata se ascoltata con mente aperta può essere talvolta illuminante.

PH: Antonio Petrosino

Quali sono i tuoi desideri da realizzare “un giorno…l’altro”?

Complimenti per la citazione.

Mi piacerebbe aprirmi a delle collaborazioni, feat con artisti lontani dal mio mondo, sempre nell’ottica del mio unconcept pop, insomma contaminarmi.

Mi piacerebbe iniziare a fare live in maniera stabile, ma quello dipende da me e dal mio sentirmi pronto.

Mi piacerebbe trovare un etichetta che mi aiuti nel diminuire le spese del progetto che attualmente sono tutte a mio carico.

Mi piacerebbe svegliarmi un giorno e vedere che un mio brano è diventato virale e quindi che finalmente la gente inizi ad interessarsi alla mia musica.

Mi piacerebbe non spaventarmi se succedesse questo, di non lasciarmi travolgere dall’onda ma rimanere fiero, in piedi come uno Sparrow de ‘noartri.

Insomma desidererei nel mio piccolo rimescolare le carte sul tavolo della musica, dettare il mio gioco e non essere vittima del gioco degli altri.

Chissà forse qualcosa capiterà “Un giorno o l’altro…”

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