BlueswoodS: Siamo tutti delle piccole “Gocce nel mondo” | Intervista

BlueswoodS è una band attiva dal 2014, che si esibisce nei vari locali per la musica live di Firenze, provincia e oltre. Il loro repertorio di strada tende sui classici del blues e dello ska-reggae, ma oggi ci presentano “Gocce nel mondo”, qualcosa di originale che hanno avuto la necessità di creare, per richiamare il più possibile l’attenzione delle persone verso la natura e quindi verso se stessi e gli altri.

“Ora più che mai, dopo il difficile, per vari aspetti, periodo che tutti conosciamo, c’è bisogno di unione, coscienza e rispetto. Apparteniamo alla natura e non potrà mai essere il contrario.”

Il brano è un richiamo alle cose semplici, quelle che rendono più leggibile il nostro cammino, il nostro percorso di vita e il sound ricalca questo flow di connessione con la natura, anche attraverso la presenza dell’armonica che ci trasporta in un mondo etereo.

INTERVISTANDO I BLUESWOODS

Come sono nati i BlueswoodS? Qual è il filo rosso che lega i componenti della band, a parte quello innegabile dell’amore per la musica?

I BlueswoodS nascono nel 2014 da un mio impulso, Francesco Pinzani, voce, e del chitarrista, Maurizio Piccioli. Ci conosciamo e suoniamo insieme fin dal 1999. Avevamo già suonato in varie formazioni con Ugo Nativi, batterista e Leonardo Baggiani, bassista. Con Enrico Baldini, armonica, ci conosciamo da molti anni. Suonammo al suo matrimonio e lui partecipò con l’armonica. Fu una bellissima jam, Enrico dava un ulteriore tocco blues. Entrò nella band da quel momento. Il filo rosso che ci lega, oltre a quello dell’amore per la musica, è l’amore per la natura, la curiosità verso ciò che non conosciamo, il rispetto per il prossimo e il piacere del confronto.

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Come si sviluppa il vostro processo creativo, siete tutti attivamente coinvolti nella scrittura dei testi e della musica?

Per quanto riguarda la fase creativa nel caso di “Gocce nel mondo” si è trattato di una mia  ispirazione, dell’ispirazione di una notte, frutto liberatorio di riflessioni e discussioni avute tra i membri del gruppo, durante la quale, in pochi minuti ho scritto il testo mentre già mi suonava la melodia in testa, e immaginavo le scene del video. E’ stata la prima volta che capitava così, tutto insieme. Ho registrato subito la bozza e, due giorni dopo, l’ho sottoposta alla band. In altri casi io e Maurizio lavoriamo insieme sulle melodie. Solitamente i testi li scrivo io. L’Arrangiamento invece è a cura dei musicisti, ognuno per il suo strumento, ma siamo aperti a consigli reciproci.

Avete scelto la connessione con la natura come tema per il vostro progetto “Gocce nel mondo”: quali sono le vostre best practice per aumentare questa connessione?

Da sempre scrivo sui rapporti fra esseri umani e sulla perdita del contatto con la natura. Odio le prevaricazioni e l’eccessivo arrivismo. Credo che ciò porti a vedere solo in prossimità di se stessi. Che posto assume la contemplazione della natura in tutto questo? Aumentare la connessione con la natura è quanto mai fondamentale, ristabilire la connessione con il normale scorrere del tempo. La frenesia del lavoro, le distrazioni futili della modernità, il “sempre connessi”, ci tolgono la possibilità di rilassarci e di guardarci dentro. Ci possono aiutare piccole e grandi cose: piccole cose come fare un orto, vivere il bosco o grandi cose come crescere un figlio, qualunque cosa ci faccia vivere lo scorrere naturale del tempo e le cure necessarie alla crescita, non ultime le pratiche meditative, la concentrazione sul respiro, fondamentali in certi casi, in tutti direi. La lentezza della natura ci spiega che il “tutto e subito” è illusorio.

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Anche il video di “Gocce nel mondo” ha come protagonista la natura, come è stato fare musica ascoltando i suoni puri senza un briciolo di artificialità?

Abbiamo allestito uno studio di registrazione nella cantina di Maurizio, in prossimità dei luoghi del video ed il bravissimo Marco Puli Pulidori, tecnico del suono, ha fatto il resto. Registrato in presa diretta, voce compresa, tutti in una stanza. In quel momento i suoni della natura erano fuori dalla porta, per così dire. Registrare il video in mezzo alla natura è stato emozionante: l’eco naturale della caverna e noi intorno al fuoco con il suo crepitio, il suono della cascata, suonare sul prato con il sole davanti a noi, al tramonto. Devo dire che in qualche momento la sensazione era quella di essere andati ad invadere un territorio, alterarne i suoni naturali e i silenzi. La speranza è invece quella di aver miscelato i nostri suoni con i suoi e di averne tratto ispirazione.

Se doveste associare ad ognuno di voi un elemento della natura, quale sarebbe e per quale motivo?

Il videoclip rappresenta in effetti i 4 elementi: acqua, aria, fuoco terra con l’aggiunta di un quinto elemento, lo spirito. Questo in riferimento al pentacolo, la stella a 5 punte, al suo antico significato.

Mi lancio in un’associazione per ognuno di noi: associo l’acqua a Maurizio, il chitarrista. Ama l’acqua ed è stato naturale fargli eseguire il solo ai piedi della cascata nel video, Maurizio è un esperto canoista di fiume ed un’esperta guida rafting. A livello personale, ha una grande capacità di adattamento, proprio come l’acqua. Da un punto di vista musicale, la sua capacità di adattarsi ai vari stili è proverbiale. Associo l’aria ad Enrico, perché l’armonica a bocca è uno strumento a fiato ed emette suoni sia soffiando che aspirando, evoca il respiro. A livello personale Enrico ha sempre un buon consiglio per tutti, tende a rendere le cose leggere come l’aria. Associo il fuoco a Leonardo per il suono caldo del suo basso, ottenuto lavorando sia sul tocco che sulla strumentazione, con sensibilità. Ha inoltre una grande passione, un fuoco, per la musica ed ha anche un temperamento che lo porta a “scaldarsi” se qualcosa non gli torna, ma sempre ai fini di un chiarimento. Associo la terra ad Ugo, sia per il fatto che la batteria rappresenta la stabilità nella band o comunque nella musica, sia perché Ugo ha i piedi saldi a terra, persona precisa e affidabile. A me resta lo spirito, o se si vuole l’etere. Scrivendo, vivo momenti di pura ricerca interiore ed esteriore, la ricerca della spiritualità mi accompagna da sempre. Mi pongo continue domande “guardando in alto”. Se si vuol considerare invece l’etere come quinto elemento, direi che mi sento trasparente e cerco di non influire sul normale corso degli eventi, se non per portarli verso la “normalità”, cercando sempre il lato oggettivo delle cose, per quanto possibile.

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