foto di Francesco Marchini

Il Solito Dandy: “Se la vita fosse un sogno tu come agiresti?” | Indie Talks

Di Filippo Micalizzi

Poeti, pittori, cantanti, o più in generale gli artisti, da sempre si interrogano su ciò che il sogno possa rappresentare per l’essere umano. Per qualcuno un modo per evadere, mentre per altri il motore che alimenta la propria vita.

Il Solito Dandy facendo tesoro di ogni forma d’arte assimilata nel tempo, ha creato una propria realtà neosurrealista, fatta di cose pratiche che si mischiano alla meraviglia che ogni giorno riesce a vedere con gli occhi della mente. Questo è il motore che lo ha spinto ad iniziare una nuova fase musicale, e che gli ha permesso di dare vita ad un particolare progetto visivo in collaborazione con Domenico Russo. Un carosello cinematografico di più o meno 60 secondi che proietta lo spettatore in un universo neosurrealista, che attraversa pensieri, sogni, paure e meraviglie. 

In questo Indie Talk, in cui il dualismo tra sogno e realtà fa da protagonista, ci siamo interrogati, parlandone direttamente con lui, su quale possa essere il reale confine tra i due.

 

Il Solito Dandy X Indie Talks

Guardando il titolo del nuovo singolo automaticamente mi viene da pensare al film “travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, in cui comunque è presente il tema del “sogno ad occhi aperti”. Ti ha effettivamente ispirato o è solo un caso?

È stato un evento sincrono o comunque nello stesso periodo più o meno. Praticamente ho visto il film, era un periodo in cui mi facevo tante domande e subito dopo ho avuto questo sogno un po’ rivelatorio che mi ha fatto capire che c’era qualcosa di oltre rispetto a quello che poi era il mondo in cui viviamo o comunque quella che è la normalità. È stato uno spunto per dire “wow cosa può capitare oltre”.

La canzone è un invito a chiudere gli occhi e viaggiare con la fantasia. Per te la realtà è sopravvalutata?

La realtà è meravigliosa, la questione sta nel modo in cui la guardi. Tra l’altro questo era il tema del disco “Turismo Sentimentale”, il fatto di saper cogliere la realtà con gli stessi occhi che hanno i turisti, ovvero quelli della meraviglia quando scoprono qualcosa di nuovo. Quindi per me non è sopravvalutata, la realtà è incredibile e anzi sta solo a noi vedere cosa c’è nel mondo di tutti i giorni e saperci sorprendere costantemente.

Ascoltando le tue canzoni è come se si stesse raccontando un vero e proprio film attraverso le immagini mentali. Da dove nasce questo tuo tipo di scrittura?

Diciamo che tutto è partito da bambino, in cui il mio primo rapporto con l’arte è stato il dipingere. Avevo mio nonno che era un po’ un mentore, una figura che mi ha insegnato ad evadere in qualche maniera dalla realtà. Questa cosa di mischiare colori, assemblare, creare poi piano piano si è spostata sulla musica. Essendo laureato al cinema c’è anche tutto quel filtro lì perché ho visto tanti film da quando sono bambino. Fai un mischione di tutto questo e c’è un racconto forse più visivo. C’è un po’ di tragedia ma anche sdrammatizzazione con robe comiche o ironiche. È un po’ il mio modo di vedere la realtà che ho cercato di trasportare in tutto quel che faccio.

Quale era il tuo sogno da bambino?

Diventare nonno. Quando dovevamo fare il classico tema in classe in cui c’era chi voleva fare il pompiere, l’astronauta o qualsiasi altra cosa, io volevo diventare mio nonno. Avevo questo mito di mio nonno che per me era una cosa incredibile, poi tra l’altro nati anche ad un giorno di distanza quindi per me una figura forte.

Un sogno che invece vorresti si avverasse?

Penso realizzare un film d’animazione. Si, vorrei realizzare un film.

Il tuo precedente disco “Turismo sentimentale” rappresentava un po’ il cambiamento e la tua nuova vita a Roma. Adesso che Roma è una certezza cosa dobbiamo aspettarci in futuro da te?

La vera domanda che ha dato inizio a questo percorso è “se la vita fosse solo un sogno tu come agiresti?”. L’idea di agire, di essere creatore della tua meraviglia e non subirla. In turismo sentimentale eri spettatore di una meraviglia, adesso sei tu stesso il creatore, e in questo caso il punto di partenza per quanto mi riguarda è proprio casa mia. Non si parla più di Roma ma di più della realtà in cui vivo, del mio quartiere San Lorenzo o ancora di più Casablanca che è dove vivo, che mi fa da casa, studio, laboratorio.. quindi un punto di partenza.

Quanto conta credere nei propri sogni e quanto invece conta aggrapparsi alla realtà?

Penso entrambe.. Io sono davvero uno che sogna tantissimo e ogni tanto ho bisogno di persone che mi tengano un po’ più legato al terreno. Quindi per me è importantissimo avere un giusto mix e forse ancora di più circondarsi di persone con cui alimentarsi a vicenda. 

Un po’ condividere tutto di sé con qualcun altro e aiutarsi a vicenda..

Più che aiutarsi, creare qualcosa insieme. Cioè in questo percorso non c’è qualcosa di solo tuo. Tu lanci l’idea, e parlando sempre di cinema, sei il regista di questa cosa, ma ci dimentichiamo che un film non lo realizza solo il regista. Ci sono gli addetti alla fotografia, gli attori e così via..  Il sistema stilistico di rappresentare i singoli mentre invece chi c’è dietro non si vede mai secondo me è un po’ sciocco al giorno d’oggi.