
PH: Ilenia Tramentozzi
Amalia: “La mia musica accetta la fragilità ” | Intervista
INTERVISTANDO AMALIA
Qual è l’urgenza artistica di Amalia?
L’urgenza artistica di Amalia risiede nel comunicare quello che ha dentro, quello che a parole non riesce a dire e quasi non si sente pronta a provare. Così lo scrive e lo canta quasi come a provare a togliergli quella serietà e quel peso che sente.
La musica è un modo per esplorare la fragilità?
La musica è quasi una protezione che ti permette di essere fragile e di spogliarti con i tuoi tempi e con i tuoi modi, attraverso le parole che scegli tu appositamente.
Emotivamente parlando quando è stato difficile la realizzazione di “Resta”?
La realizzazione di “Resta” è stata una delle realizzazioni più spontanee e semplici dei brani che sto scrivendo. È partita dall’esigenza di parlare e di raccontare un dolore che provavo a nascondere, questo in particolare per la perdita di una sorella, il non parlarne e non dire ad alta voce che non c’era più, quasi la teneva ancora in vita nella mia testa. Penso sia questo il motivo per cui ci ho messo tanto a fare uscire questo brano. Vederlo esistere ed essere al di fuori della mia camera lo rende vero e rende quindi anche quello che racconto vero, successo.

Cosa sono le emozioni?
Vedo le emozioni come una sorta di arcobaleno, al cui interno ci sono colori lampanti che risaltano subito all’occhio e altri, più di mille, nascosti, che si possono magari percepire o intravedere ma non sono sempre visibili a tutt*
Dentro di noi abbiamo quell’arcobaleno, non decidiamo noi cosa provare e quanto intensamente provarlo e spesso non abbiamo neanche il potere di nasconderlo o viceversa
Esistono diversi tipi di addio?
Sì, esistono diversi tipi di addio. Tutti importanti e significativi per chi li vive. L’addio di “Resta” è stato difficile e quasi strappato. È stato un addio forzato dagli eventi.

È più difficile aiutare o chiedere aiuto?
Penso sia più difficile chiedere aiuto; aiutare, al contrario, è sempre stato qualcosa che ha portato in me serenità: vedere l’altro felice e vedere che hai fatto qualcosa per renderlo tale ha sempre reso più serena anche me. Chiedere aiuto invece resta tuttora difficile perché implica ammettere che non stai bene e c’è qualcosa che non va.
Ci sono pensieri che ti spaventano?
Più di uno. Ma questi per ora proviamo a tenerli in cassaforte dentro alla testa e a farli uscire pian pianino e affrontarli uno alla volta
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