PH: Signor D

Signor D: “Il passato vive nel futuro” | Intervista

Chi non ascolta molta musica o è fuori dalle dinamiche culturali potrebbe pensare che il rapper è un genere recente, dato che accedendo la radio adesso è praticamente impossibile non trovare qualche pezzo con questo tipo di sound. In realtà questo stile ha origine ben lontane,  dato che la sua nascita  avviene in America nella seconda metà degli anni 70 nella comunità afro e ispano americana di New York, mischiando il parlato con il suono della console in sottofondo.

“Back To Old School Sound” di Signor D è un omaggio a questo genere musicale da  parte di un artista che attraverso le sue canzoni comunica tutta la sua passione verso questa realtà, criticando in maniera anche diretta la direzione che  l’ambiente sta prendendo ora con nuove tendenze musicali mirate ad ostentare soldi, successo e comportamenti poco raccomandabili. Il rap dev’essere amore, fratellanza e impegno,  infatti solamente attraverso il lavoro è possibile raggiungere certi obbiettivi, altrimenti il senso di verità viene sostituito da concetti artificiosi e malsani che possono garantire stream e ascolti, senza però essere veramente meritati.

Per raccontare delle storie bisogna aver la fame e la voglia di ricercare i termini giusti, scegliendo uno stile personale e unico in modo da entrare sulla scena in prima persona e non solamente come una copia di chi ha già avuto successo, applicando, in maniera meccanica un algoritmo.

“Back To Old School Sound” di Signor D dimostra che il rap ha una sua storia ancora forte, ma soprattutto che anche il futuro ha bisogno di rimanere aggrappato al passato.

INTERVISTANDO SIGNOR D

Com’ è nata la tua passione per l’hip pop?

La passione è nata nell’età dell’adolescenza, quando si forma il carattere quindi, ascoltando i vari Nas, Wu-tang, Jay-z, così poi ricercai i vari B.I.G., Tupac, Rakim, potrei fare tantissimi nomi, e soprattutto mi dedicavo alla traduzione dei testi degli americani, capì che oltre alla ritmica che mi coinvolgeva, mi piaceva molto il modo in cui questi grandi rapper parlavano della propria vita, dei problemi degli afroamericani, della situazione che c’era in America. Io già scrivevo versi e pensieri sui miei diari di scuola, quindi poi si è incastrato il tutto.   

Le influenze del passato quanto incidono sulle scelte del futuro?

Tutto ciò che è il passato fa parte di te stesso, passato non significa per niente andato via o dimentica, anzi resta tutto nella tua intimità, impresso in testa, te lo porti sulle spalle, e ti aiuta proprio a far sì che sulle spalle qualcosa non ci salga più e così scivola. Concludendo il futuro è solo il tuo passato più maturo.  

Negli ultimi anni il rap ha visto uno scontro generazionale ?

C’è sempre uno scontro generazionale, per ogni genere musicale, lo scontro poi non lo crea il nuovo artista che sia rocker o rapper o popolare, a mio parere è sempre la discografia capace di manovrare i messaggi degli artisti. Quello che personalmente trovo sbagliato in questo “scontro” è che la discografia, quella importante, non dà voce a rapper come me, come quelli presenti nel mio disco, e come tanti altri semplicemente perché non vuole che la gente pensi attraverso la musica, la musica italiana in generale oggi mi sembra un po’ vuota di contenuti, c’è l’amore sempre e poi nulla di più, molte sciocchezze e messaggi superficiali. 

Come ti senti sopra al palco?

Il palco è la mia dimensione, lì mi sento me stesso, si fa tutto per essere lì ed emozionarsi per emozionare chi è venuto ad ascoltarti. Sinceramente non vedo l’ora di poter salire sul palco e portare il mio nuovo album, perché lì potrei far capire ancora di più ogni singola traccia.

PH: Signor D

È vero che non baratteresti mai verità e credibilità in cambio del successo?

Mai. Voglio con tutto me stesso ottenere il successo, ma lo voglio ottenere per quello che sono. Il successo è l’obiettivo di tutti quelli che fanno musica, ma se lo si ottiene cambiando radicalmente quello che si è artisticamente, non è il tuo successo, non lo puoi effettivamente definirlo tuo, ma sarà quello del discografico che sfrutta quello che tu sai fare. Quindi ripeto, assolutamente no, non sono in vendita, come dico in un mio vecchio brano dal titolo “Not For Sale”. 

Quanto è difficile frenare l’istinto e ragionare con la testa?

Nella vita è difficile farlo, si deve raggiungere un bel grado di maturità per essere sempre bravi a pensare con la testa. Nella musica invece l’istinto è tutt’altra cosa, lì si tratta di istinto creativo, mi hanno detto, anche professori del conservatorio che hanno ascoltato in passato miei vecchi brani, che ho conosciuto senza mai aver frequentato un conservatorio, che il mio istinto creativo nasce dalla mia forte emotività musicale. Quindi nella musica il mio istinto è praticamente a briglie sciolte. 

Le parole hanno un peso?

Questa domanda mi piace particolarmente. ASSOLUTAMENTE SI! Le parole sono quelle che ti segnano più di qualsiasi altra cosa, da piccolo ti segnano le parole del bullo di classe, non le dimenticherai mai, le parole dei tuoi genitori restano indelebili, le porti dentro di te come esempio nella maggior parte delle tue scelte, infine le parole dei tuoi artisti preferiti in cui ti ci rivedi ne puoi fare un percorso della tua vita, molti se le tatuano sulla pelle proprio per il significato importante che per te hanno. 

E vorrei dire, che questa cosa un artista dovrebbe saperlo, e questo è rivolto a chi ha avuto la fortuna di avere successo, loro più di tutti dovrebbero capire quanto sono importanti le parole e dovrebbero cercare di sfruttare il grande potere comunicativo e la grande influenza che hanno sulle persone per provare a dire qualcosa che faccia le ragionare, cercare di essere meno complici di un sistema che ormai ha appiattito il pensiero.   

PH: Signor D