Yoniro non è solamente stata chiamata a rappresentare la copertina dell’ultimo libro di Michele Monina, “Cantami Godiva“, ma sarà anche ospite dell’autore e giornalista durante l’ultima giornata di questo Sanremo 2023.
Per la sua audience, Yoniro è uno dei simboli del femminismo e della lotta al patriarcato.
Nel 2020 esce la sua canzone-manifesto, “Bambina Bambolina”, di cui ci aveva parlato a suo tempo, dicendo che “L’Italia è come una bellissima donna donna maltrattata”.
Il percorso di Yoniro non si arresta e la sua musica diviene portatrice di un messaggio di consapevolezza e di denuncia di un sistema musicale in cui il gender gap non solo esiste ancora, ma è fortemente radicato.
Durante l’attesissima finale del Festival la gipsy artist avrà modo di parlarci di com’è essere donne nell’Industria musicale e, nel frattempo, abbiamo voluto farle qualche domanda.
Che il Patriarcato è una cosa reale e la parità di genere è ancora lontana, specialmente nell’industria musicale, soprattutto in quella italiana. Che di tutto ciò bisogna continuare a parlare, senza mezzi termini e senza troppo buonismo.
Quando ho lavorato a “Bambina Bambolina” il messaggio era molto chiaro, il testo era chiaro e anche l’estetica: ero letteralmente tutta nuda, con le mie imperfezioni e senza censura. Nel singolo successivo, Lento Violento, mi sono concentrata sulla sfera sessuale. Non ho trascinato il discorso sul corpo e sul sesso in oltranza, la mia produzione musicale ed estetica evolve e io sono sempre io. Ma il mio manifesto è lo stesso: non faccio mai quello che il mercato o gli altri vogliono da me, pretty singer on the stage.
Vado avanti seguendo la mia visione e come molte altre colleghe con la mia forma mentis, mi incammino in un percorso poco facile.
Beyoncé, Lady Gaga, Eartheater, Doja Cat, Rosalía, Lizzo.
Blanco, Mahmood, Marco Mengoni, Achille Lauro, Marracash.
L’ascoltatore da credito alle donne che cantano in lingua inglese/spagnola perché il mercato internazionale è stato in grado di comprendere la forza delle donne e di investirci. La donna italiana è limitata, dal substrato culturale dell’ascoltatore medio – manovrato ovviamente dai media – dal mercato italiano stesso che, come un cane che si morde la coda, non trova ragione nell’investire sulle donne e non lo fa.
Io che sono divisa tra Italia e Australia, ho potuto toccare nel quotidiano, questa cosa. Sinceramente dopo anni a sentirmi dire che dovevo essere più sexy / dovevo scrivere per uomini / dovevo, dovevo, dovevo, ho mollato e ho iniziato ad esprimermi in un modo comprensibile a menti più allenate. Tristi a dirsi, ma è così.
OOPART Records è nata senza tener conto che il cantautorato femminile sia un genere, non è nel nostro manifesto. Curiamo la music direction e l’art direction di artist* che vogliono opporsi al mercato e perseguire la visione. Lo facciamo cercando di pensare al mercato internazionale, anche su progetti in lingua italiana. Diamo credito agli artist*, alla loro produzione. Cerchiamo in coordinazione di sublimare l’opera.
Guarda caso la maggior parte dei nostri progetti sono progetti di Donne. Donne a cui non è stato dato credito, in quanto tali.
Di spegnere la tv, andare a riguardare i Grammy Awards, prepararsi il live e seguire il proprio sogno senza porsi limiti e senza farseli.
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